La Costa Concordia dovrebbe tornare in posizione verticale lunedì prossimo, 16 settembre, un anno e 8 mesi dopo il naufragio causato dall’urto contro alcuni scogli a pochi metri dalla costa dell’isola del Giglio, cioè dove la sera del 13 gennaio 2012 la trascinarono il comandante Francesco Schettino e il resto del ponte di comando. Una sciagura che provocò 30 morti e 2 dispersi, oltre ai danni ambientali e turistici che resteranno impossibili da definire con certezza e a una figura mondiale da non raccomandare a nessuno. Il capo della Protezione Civile Franco Gabrielli almeno cerca di rassicurare i cittadini perché “tutti i costi dell’intervento sono a carico della Costa e delle assicurazioni, per il contribuente italiano l’operazione è a costo zero”. L’armatore pagherà in tutto almeno 600 milioni di euro. In ogni caso raddrizzamento non significa rimozione: se ne riparlerà almeno nel 2014, come ha scritto ilfattoquotidiano.it.
Sarà “un’impresa mai tentata prima” ha spiegato Gabrielli, che ha presentato in conferenza stampa l’operazione di parbuckling del relitto, lungo 300 metri e pesante 114mila tonnellate. I modelli preparati per il raddrizzamento della gigantesca carcassa della Costa Crociere – secondo Gabrielli – indicano come remota la possibilità di rottura della nave nel corso dell’operazione. Per raggiungere la posizione verticale il relitto dovrà ruotare di circa 65 gradi dall’attuale posizione. Per la costruzione di tutte le strutture previste per il parbuckling sono state utilizzate oltre 30mila tonnellate di acciaio, equivalenti a 4 volte il peso della Tour Eiffel. Sono state allestite sei piattaforme sorrette da 21 pali conficcati nella roccia ad una profondità media di 9 metri. Nell’operazione saranno impiegati 22 mezzi navali e 8 chiatte: le imbarcazioni più grandi sono il Micoperi 30, lungo 122 metri, ed il Lone di 160 metri. In totale lavorano al progetto più di 500 persone. Un’operazione enorme e mai avvenuta prima nella storia: in una parola complicatissima.
Gabrielli: “Ci sono elementi di incertezza”. Dopo mesi di certezze
Lunedì, all’alba, dunque, spiega Gabrielli, ci sarà la “prova del nove e vedremo i riscontri del lavoro fatto in questi mesi. Come tutte le cose mai sperimentate prima, ci sono elementi di incertezza e non lo dico perché voglio mettere le mani avanti riguardo ad eventuali conseguenze, ma solo per far capire bene di cosa stiamo parlando”. Il rischio, tuttavia, non è quello di mettere le mani avanti ora. Ma per contro la prudenza di questi giorni suona inedita, dopo le molte previsioni dei mesi scorsi, puntualmente cassate con il pennarello via via che sono state superate le scadenze fissate.
Che fosse un lavoro abnorme, imprevedibile e senza precedenti è stato davanti agli occhi di tutti, soprattutto degli esperti, da subito. Eppure sono passate solo due settimane dalla tragedia del Giglio e Gabrielli dichiara: per rimuovere il relitto “ci vorranno da 7 a 10 mesi“. Il sindaco dell’isola del Giglio già comincia a capire che qualcosa non quadra e lo stesso giorno (fine gennaio) invita ad andarci piano: “Questa è una situazione che i gigliesi, nelle loro coscienze, già temevano o sapevano ma forse il Commissario doveva aspettare di avere un progetto preciso prima di dare la tempistica della rimozione”. E infatti il comandante della Capitaneria di porto di Livorno Ilarione Dell’Anna tenta di dare l’esempio su come ci si comporta in questi casi: ai cronisti che gli chiedono in quei giorni, lui si rifiuta cordialmente di dare qualsiasi riferimento temporale sulla fine della vicenda perché non li sa e non può saperli, spiega, visto che non c’è ancora un progetto. Infatti Gabrielli il 7 febbraio (tre settimane dopo la sciagura) ribadisce: 7-10 mesi per la rimozione. Questa volta aggiunge che è un’indicazione “da prendere con le molle perché la situazione è molto complessa”. La situazione è “molto complessa”, ma si continuerà a produrre profezie.
Una profezia non si nega mai. La Costa disse: “Rimozione entro primavera 2013”
Certo, tutti mettono in fila la filastrocca delle premesse del caso (peraltro tutte sacrosante): straordinarietà dell’operazione, condizioni meteo imprevedibili, rischio inquinamento da valutare, turismo da tutelare. E’ un’operazione delicata, inedita, mai vista: enorme, appunto. Eppure il 9 marzo (meno di due mesi dopo il naufragio) Costa Crociere mette nero su bianco: “I progetti prevedono una durata variabile, precauzionalmente stimata in 10-12 mesi”. Il 22 dello stesso mese il direttore generale della società Gianni Onorato conferma: “Si potrà dare il via ai lavori a partire dal mese di maggio. La durata delle operazioni di rimozione durerà dai 9 ai 12 mesi”. Gabrielli a fine marzo mette un altro timbro: “Dal mese di maggio – dichiara – avverrà la cantierizzazione e dal quel momento occorreranno dai 9 agli 11 mesi per la conclusione delle operazioni”.
Passa qualche giorno e Onorato prende l’evidenziatore e cerchia sul calendario il 21 marzo 2013: “La rimozione del relitto – afferma il 3 aprile – avverrà entro la primavera del 2013”. Il ministro del Turismo Piero Gnudi insiste due giorni dopo: “Sarà rimossa tra un anno così com’è”. Il 21 aprile la Costa ufficializza che a vincere la gara d’appalto per i lavori di rimozione è stata la americana Titan Salvage in collaborazione con l’italiana Micoperi. I lavori – confermano tutti di nuovo – dovrebbero durare 12 mesi. Il calendario finisce perfino in un comunicato della Procura di Grosseto che – dopo aver incontrato l’amministratore delegato della Costa Pierluigi Foschi e lo stesso Gabrielli – comunica che “è stata sottolineata l’assoluta necessità di dare inizio alle operazioni sfruttando la stagione estiva e quindi entro i primi di luglio” del 2012. Il 18 maggio il consorzio italo-americano Titan Salvage-Micoperi comunica che il tempo stimato per la rimozione, 12 mesi.
Il sindaco “guastafeste” che già dopo 2 mesi protestava: “Siamo preoccupati”
L’unico che sente odore di bruciato – e che tenta di dire almeno parole di prudenza – è il sindaco del Giglio, Sergio Ortelli. “Siamo passati da un momento di felicità perché i lavori sono stati fin qui svolti a regola d’arte – dice il primo giugno 2012 – ad un momento di attesa e preoccupazione prima dell’avvio dei lavori di rimozione e per questo abbiamo aperto un confronto, anche duro, con le nuove aziende arrivate sull’isola”. E finalmente anche la Costa rallenta l’entusiasmo, perché il 9 giugno Foschi inizia a ricordarsi che “la rimozione può avere imprevisti”.
Il 18 giugno iniziano i primi lavori a bordo e ormai pare tutto in discesa: si taglia l’albero della nave, dopo un po’ toccherà allo scivolo della piscina e al fumaiolo. Due giorni dopo la Costa promette: tra una settimana il cronoprogramma della rimozione della nave. Passa una settimana e il cronoprogramma non arriva. A luglio la Micoperi rassicura tutti: “A dicembre sarà rimessa in verticale. Dopo circa un mese potrà prendere il mare”. Arrivederci Concordia ciao? No. Passa un mese e Gabrielli fa sapere che il “primo obiettivo sarà stabilizzare la nave e l’operazione è prevista per fine agosto” (2013). Passano due mesi e il sindaco Ortelli spegne gli entusiasmi: “I lavori di rimozione della Costa Concordia subiranno uno slittamento nei tempi”. L’unica parola di verità arriva di nuovo da chi abita sull’isola. Tutto il resto è silenzio o previsioni nonostante, si ripete ovunque, “l’operazione sia complessa”. Il 13 agosto 2012 viene presentato il progetto definitivo: la Concordia, si legge, sparirà dalle finestre dei gigliesi a primavera 2013.
Il sindaco: “Sconcerto per i ritardi”. Gabrielli: “Ha ragione, ma siamo ottimisti”
Ortelli ci riprova a far capire che non va tutto liscio. Il 18 ottobre 2012 esprime “sconcerto” per i ritardi anche perché pochi giorni prima l’ad di Micoperi a Porta a Porta aveva ribadito il rispetto dei tempi e due giorni dopo alle agenzie di stampa e alle televisioni venivano rilasciate dichiarazioni contrastanti da parte dei tecnici: “Chiedo a nome dell’intera comunità gigliese che sia fatta al più presto chiarezza”. A questo punto il capo della Protezione Civile Gabrielli spiega: “I due mesi di ritardo sono preventivati per la complessità delle cose che si vanno a fare. Per come procedono i lavori però siamo ottimisti – afferma il 20 ottobre – Capisco le reazioni del sindaco Ortelli, che fa correttamente il suo mestiere, preoccuparsi per i suoi cittadini e per questa isola che ha dato tanto. Quando dissi 7-10 mesi per la rimozione mi accusarono di previsione catastrofista”. E invece quello era ottimismo perché nel frattempo sono diventati il doppio.
Eppure la tentazione di fissare una data sembra irresistibile. E’ un contagio. Pochi giorni prima di Natale la Regione Toscana incontra i cittadini del Giglio e comunica che la rimozione del relitto è prevista per il mese di settembre 2013 (cioè in questi giorni). Pochi mesi e ancora il povero Ortelli è costretto a portare la brutta notizia: “La rimozione della Concordia rischia di slittare al 31 dicembre – dice a TgCom24 – Ancora non ho ricevuto una comunicazione scritta, ufficiale. Mi aspetto che ci sia un documento che possa concretizzare la tempistica che cambia di mese in mese”.
Costa e Clini sicuri: “A settembre 2013 la nave non ci sarà più”
Si entra nel 2013, l’anno vecchio è finito ormai, ma qualcosa ancora qui non va: la tempistica continua a cambiare “di mese in mese”, come dice il sindaco. Il 12 gennaio il direttore generale Onorato viene intervistato dalla Stampa: “E’ stato detto che la nave verrà messa in galleggiamento a settembre per poi essere trainata via. Noi speriamo che il galleggiamento avvenga entro luglio”. Quattro giorni dopo a Oggi.it aggiunge che “entro fine settembre sarà trainata via dal Giglio”. Il ministro dell’Ambiente Corrado Clini è d’accordo: “I tempi finali per la rimozione della Concordia sono fissati per settembre di quest’anno”.
Problemi tecnici e le previsioni si allungano (ancora)
Per arrivare a qualche dichiarazione più prudente servono le difficoltà da mettere in conto in una situazione così tecnicamente complessa. Problemi durante i lavori di preparazione che all’inizio del 2013 costringono le aziende americane e italiane a fermarsi più volte. D’ora in avanti le parole di tutti i protagonisti viaggeranno a velocità finalmente ridotta. Sono passati 14 mesi dal naufragio. Nell’ordine: Costa e Titan-Micoperi ora spiegano che “sarebbe un azzardo dare indicazioni” di tempo sulla rimozione; il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando parla di un orizzonte fissato al 2014; infine Gabrielli conferma che “i lavori procedono secondo gli ultimi cronoprogrammi” riformulati dopo i problemi tecnici. E pure la Costa Crociere finalmente frena a secco. Il 12 luglio ferma le macchine: solo dopo il raddrizzamento, spiega la società armatrice, sarà possibile fare una valutazione delle condizioni del relitto e “stabilire con maggiore precisione i tempi delle fasi successive di rigalleggiamento e trasporto”.
L’ultima profezia: “Rimozione a primavera 2014”
Ma il prefetto Gabrielli non resiste. A Ferragosto dichiara che “questa vicenda non deve essere presa a titolo dell’inefficienza di questo Paese. Dopo 581 giorni la Concordia è ancora qui, ma non siamo rimasti con le mani in mano. A volte ho la sensazione che in questo Paese non si abbia contezza del luogo in cui si vive”. Gli scappa un’ultima ipotesi sui tempi: certo, dichiara l’11 settembre, anche se le operazioni di rotazione inizieranno tra pochi giorni, poi ci saranno da affrontare due “grossi problemi”. Primo, “verificare le condizioni della fiancata sommersa”. Secondo, 5 dei cassoni che saranno sulla fiancata di dritta (cioè quella sommersa) “andranno a collidere con il fondale, quindi la nave dovrà essere sollevata di 2 metri e spostata”. Insomma, la nave rimarrà al Giglio “fino a primavera“. Fino alla prossima previsione.
Cronaca
Costa Concordia, via al raddrizzamento. Dopo 20 mesi di profezie (smentite)
Al via l'operazione per rimettere il relitto in verticale. Ma la rimozione non arriverà prima del 2014 (forse). "L'operazione è complicata" hanno ripetuto tutti per mesi. Ma dal giorno del naufragio si sono ripetute previsioni puntualmente superate. A partire da quelle di Gabrielli
La Costa Concordia dovrebbe tornare in posizione verticale lunedì prossimo, 16 settembre, un anno e 8 mesi dopo il naufragio causato dall’urto contro alcuni scogli a pochi metri dalla costa dell’isola del Giglio, cioè dove la sera del 13 gennaio 2012 la trascinarono il comandante Francesco Schettino e il resto del ponte di comando. Una sciagura che provocò 30 morti e 2 dispersi, oltre ai danni ambientali e turistici che resteranno impossibili da definire con certezza e a una figura mondiale da non raccomandare a nessuno. Il capo della Protezione Civile Franco Gabrielli almeno cerca di rassicurare i cittadini perché “tutti i costi dell’intervento sono a carico della Costa e delle assicurazioni, per il contribuente italiano l’operazione è a costo zero”. L’armatore pagherà in tutto almeno 600 milioni di euro. In ogni caso raddrizzamento non significa rimozione: se ne riparlerà almeno nel 2014, come ha scritto ilfattoquotidiano.it.
Sarà “un’impresa mai tentata prima” ha spiegato Gabrielli, che ha presentato in conferenza stampa l’operazione di parbuckling del relitto, lungo 300 metri e pesante 114mila tonnellate. I modelli preparati per il raddrizzamento della gigantesca carcassa della Costa Crociere – secondo Gabrielli – indicano come remota la possibilità di rottura della nave nel corso dell’operazione. Per raggiungere la posizione verticale il relitto dovrà ruotare di circa 65 gradi dall’attuale posizione. Per la costruzione di tutte le strutture previste per il parbuckling sono state utilizzate oltre 30mila tonnellate di acciaio, equivalenti a 4 volte il peso della Tour Eiffel. Sono state allestite sei piattaforme sorrette da 21 pali conficcati nella roccia ad una profondità media di 9 metri. Nell’operazione saranno impiegati 22 mezzi navali e 8 chiatte: le imbarcazioni più grandi sono il Micoperi 30, lungo 122 metri, ed il Lone di 160 metri. In totale lavorano al progetto più di 500 persone. Un’operazione enorme e mai avvenuta prima nella storia: in una parola complicatissima.
Gabrielli: “Ci sono elementi di incertezza”. Dopo mesi di certezze
Lunedì, all’alba, dunque, spiega Gabrielli, ci sarà la “prova del nove e vedremo i riscontri del lavoro fatto in questi mesi. Come tutte le cose mai sperimentate prima, ci sono elementi di incertezza e non lo dico perché voglio mettere le mani avanti riguardo ad eventuali conseguenze, ma solo per far capire bene di cosa stiamo parlando”. Il rischio, tuttavia, non è quello di mettere le mani avanti ora. Ma per contro la prudenza di questi giorni suona inedita, dopo le molte previsioni dei mesi scorsi, puntualmente cassate con il pennarello via via che sono state superate le scadenze fissate.
Che fosse un lavoro abnorme, imprevedibile e senza precedenti è stato davanti agli occhi di tutti, soprattutto degli esperti, da subito. Eppure sono passate solo due settimane dalla tragedia del Giglio e Gabrielli dichiara: per rimuovere il relitto “ci vorranno da 7 a 10 mesi“. Il sindaco dell’isola del Giglio già comincia a capire che qualcosa non quadra e lo stesso giorno (fine gennaio) invita ad andarci piano: “Questa è una situazione che i gigliesi, nelle loro coscienze, già temevano o sapevano ma forse il Commissario doveva aspettare di avere un progetto preciso prima di dare la tempistica della rimozione”. E infatti il comandante della Capitaneria di porto di Livorno Ilarione Dell’Anna tenta di dare l’esempio su come ci si comporta in questi casi: ai cronisti che gli chiedono in quei giorni, lui si rifiuta cordialmente di dare qualsiasi riferimento temporale sulla fine della vicenda perché non li sa e non può saperli, spiega, visto che non c’è ancora un progetto. Infatti Gabrielli il 7 febbraio (tre settimane dopo la sciagura) ribadisce: 7-10 mesi per la rimozione. Questa volta aggiunge che è un’indicazione “da prendere con le molle perché la situazione è molto complessa”. La situazione è “molto complessa”, ma si continuerà a produrre profezie.
Una profezia non si nega mai. La Costa disse: “Rimozione entro primavera 2013”
Certo, tutti mettono in fila la filastrocca delle premesse del caso (peraltro tutte sacrosante): straordinarietà dell’operazione, condizioni meteo imprevedibili, rischio inquinamento da valutare, turismo da tutelare. E’ un’operazione delicata, inedita, mai vista: enorme, appunto. Eppure il 9 marzo (meno di due mesi dopo il naufragio) Costa Crociere mette nero su bianco: “I progetti prevedono una durata variabile, precauzionalmente stimata in 10-12 mesi”. Il 22 dello stesso mese il direttore generale della società Gianni Onorato conferma: “Si potrà dare il via ai lavori a partire dal mese di maggio. La durata delle operazioni di rimozione durerà dai 9 ai 12 mesi”. Gabrielli a fine marzo mette un altro timbro: “Dal mese di maggio – dichiara – avverrà la cantierizzazione e dal quel momento occorreranno dai 9 agli 11 mesi per la conclusione delle operazioni”.
Passa qualche giorno e Onorato prende l’evidenziatore e cerchia sul calendario il 21 marzo 2013: “La rimozione del relitto – afferma il 3 aprile – avverrà entro la primavera del 2013”. Il ministro del Turismo Piero Gnudi insiste due giorni dopo: “Sarà rimossa tra un anno così com’è”. Il 21 aprile la Costa ufficializza che a vincere la gara d’appalto per i lavori di rimozione è stata la americana Titan Salvage in collaborazione con l’italiana Micoperi. I lavori – confermano tutti di nuovo – dovrebbero durare 12 mesi. Il calendario finisce perfino in un comunicato della Procura di Grosseto che – dopo aver incontrato l’amministratore delegato della Costa Pierluigi Foschi e lo stesso Gabrielli – comunica che “è stata sottolineata l’assoluta necessità di dare inizio alle operazioni sfruttando la stagione estiva e quindi entro i primi di luglio” del 2012. Il 18 maggio il consorzio italo-americano Titan Salvage-Micoperi comunica che il tempo stimato per la rimozione, 12 mesi.
Il sindaco “guastafeste” che già dopo 2 mesi protestava: “Siamo preoccupati”
L’unico che sente odore di bruciato – e che tenta di dire almeno parole di prudenza – è il sindaco del Giglio, Sergio Ortelli. “Siamo passati da un momento di felicità perché i lavori sono stati fin qui svolti a regola d’arte – dice il primo giugno 2012 – ad un momento di attesa e preoccupazione prima dell’avvio dei lavori di rimozione e per questo abbiamo aperto un confronto, anche duro, con le nuove aziende arrivate sull’isola”. E finalmente anche la Costa rallenta l’entusiasmo, perché il 9 giugno Foschi inizia a ricordarsi che “la rimozione può avere imprevisti”.
Il 18 giugno iniziano i primi lavori a bordo e ormai pare tutto in discesa: si taglia l’albero della nave, dopo un po’ toccherà allo scivolo della piscina e al fumaiolo. Due giorni dopo la Costa promette: tra una settimana il cronoprogramma della rimozione della nave. Passa una settimana e il cronoprogramma non arriva. A luglio la Micoperi rassicura tutti: “A dicembre sarà rimessa in verticale. Dopo circa un mese potrà prendere il mare”. Arrivederci Concordia ciao? No. Passa un mese e Gabrielli fa sapere che il “primo obiettivo sarà stabilizzare la nave e l’operazione è prevista per fine agosto” (2013). Passano due mesi e il sindaco Ortelli spegne gli entusiasmi: “I lavori di rimozione della Costa Concordia subiranno uno slittamento nei tempi”. L’unica parola di verità arriva di nuovo da chi abita sull’isola. Tutto il resto è silenzio o previsioni nonostante, si ripete ovunque, “l’operazione sia complessa”. Il 13 agosto 2012 viene presentato il progetto definitivo: la Concordia, si legge, sparirà dalle finestre dei gigliesi a primavera 2013.
Il sindaco: “Sconcerto per i ritardi”. Gabrielli: “Ha ragione, ma siamo ottimisti”
Ortelli ci riprova a far capire che non va tutto liscio. Il 18 ottobre 2012 esprime “sconcerto” per i ritardi anche perché pochi giorni prima l’ad di Micoperi a Porta a Porta aveva ribadito il rispetto dei tempi e due giorni dopo alle agenzie di stampa e alle televisioni venivano rilasciate dichiarazioni contrastanti da parte dei tecnici: “Chiedo a nome dell’intera comunità gigliese che sia fatta al più presto chiarezza”. A questo punto il capo della Protezione Civile Gabrielli spiega: “I due mesi di ritardo sono preventivati per la complessità delle cose che si vanno a fare. Per come procedono i lavori però siamo ottimisti – afferma il 20 ottobre – Capisco le reazioni del sindaco Ortelli, che fa correttamente il suo mestiere, preoccuparsi per i suoi cittadini e per questa isola che ha dato tanto. Quando dissi 7-10 mesi per la rimozione mi accusarono di previsione catastrofista”. E invece quello era ottimismo perché nel frattempo sono diventati il doppio.
Eppure la tentazione di fissare una data sembra irresistibile. E’ un contagio. Pochi giorni prima di Natale la Regione Toscana incontra i cittadini del Giglio e comunica che la rimozione del relitto è prevista per il mese di settembre 2013 (cioè in questi giorni). Pochi mesi e ancora il povero Ortelli è costretto a portare la brutta notizia: “La rimozione della Concordia rischia di slittare al 31 dicembre – dice a TgCom24 – Ancora non ho ricevuto una comunicazione scritta, ufficiale. Mi aspetto che ci sia un documento che possa concretizzare la tempistica che cambia di mese in mese”.
Costa e Clini sicuri: “A settembre 2013 la nave non ci sarà più”
Si entra nel 2013, l’anno vecchio è finito ormai, ma qualcosa ancora qui non va: la tempistica continua a cambiare “di mese in mese”, come dice il sindaco. Il 12 gennaio il direttore generale Onorato viene intervistato dalla Stampa: “E’ stato detto che la nave verrà messa in galleggiamento a settembre per poi essere trainata via. Noi speriamo che il galleggiamento avvenga entro luglio”. Quattro giorni dopo a Oggi.it aggiunge che “entro fine settembre sarà trainata via dal Giglio”. Il ministro dell’Ambiente Corrado Clini è d’accordo: “I tempi finali per la rimozione della Concordia sono fissati per settembre di quest’anno”.
Problemi tecnici e le previsioni si allungano (ancora)
Per arrivare a qualche dichiarazione più prudente servono le difficoltà da mettere in conto in una situazione così tecnicamente complessa. Problemi durante i lavori di preparazione che all’inizio del 2013 costringono le aziende americane e italiane a fermarsi più volte. D’ora in avanti le parole di tutti i protagonisti viaggeranno a velocità finalmente ridotta. Sono passati 14 mesi dal naufragio. Nell’ordine: Costa e Titan-Micoperi ora spiegano che “sarebbe un azzardo dare indicazioni” di tempo sulla rimozione; il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando parla di un orizzonte fissato al 2014; infine Gabrielli conferma che “i lavori procedono secondo gli ultimi cronoprogrammi” riformulati dopo i problemi tecnici. E pure la Costa Crociere finalmente frena a secco. Il 12 luglio ferma le macchine: solo dopo il raddrizzamento, spiega la società armatrice, sarà possibile fare una valutazione delle condizioni del relitto e “stabilire con maggiore precisione i tempi delle fasi successive di rigalleggiamento e trasporto”.
L’ultima profezia: “Rimozione a primavera 2014”
Ma il prefetto Gabrielli non resiste. A Ferragosto dichiara che “questa vicenda non deve essere presa a titolo dell’inefficienza di questo Paese. Dopo 581 giorni la Concordia è ancora qui, ma non siamo rimasti con le mani in mano. A volte ho la sensazione che in questo Paese non si abbia contezza del luogo in cui si vive”. Gli scappa un’ultima ipotesi sui tempi: certo, dichiara l’11 settembre, anche se le operazioni di rotazione inizieranno tra pochi giorni, poi ci saranno da affrontare due “grossi problemi”. Primo, “verificare le condizioni della fiancata sommersa”. Secondo, 5 dei cassoni che saranno sulla fiancata di dritta (cioè quella sommersa) “andranno a collidere con il fondale, quindi la nave dovrà essere sollevata di 2 metri e spostata”. Insomma, la nave rimarrà al Giglio “fino a primavera“. Fino alla prossima previsione.
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Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Gli attacchi aerei non scoraggeranno i ribelli yemeniti, i quali risponderanno agli Stati Uniti. Lo ha scritto sui social Nasruddin Amer, vice capo dell'ufficio stampa degli Houthi, aggiungendo che "Sana'a rimarrà lo scudo e il sostegno di Gaza e non la abbandonerà, indipendentemente dalle sfide".
"Questa aggressione non passerà senza una risposta e le nostre forze armate yemenite sono pienamente pronte ad affrontare l'escalation con l'escalation", ha affermato l'ufficio politico dei ribelli in una dichiarazione alla televisione Al-Masirah.
In un'altra dichiarazione citata da Ynet, un funzionario Houthi si è rivolto direttamente a Trump e a Netanyahu, che "stanno scavando tombe per i sionisti. Iniziate a preoccuparvi per le vostre teste".
Damasco, 15 mar. (Adnkronos) - L'esplosione avvenuta nella città costiera siriana di Latakia ha ucciso almeno otto persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale Sana, secondo cui, tra le vittime della detonazione di un ordigno inesploso, avvenuta in un negozio all'interno di un edificio di quattro piani, ci sono tre bambini e una donna. "Quattordici civili sono rimasti feriti, tra cui quattro bambini", ha aggiunto l'agenzia.
Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Almeno nove civili sono stati uccisi e nove feriti negli attacchi statunitensi su Sanaa, nello Yemen. Lo ha dichiarato un portavoce del ministero della Salute guidato dagli Houthi su X.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Sono lieto di informarvi che il generale Keith Kellogg è stato nominato inviato speciale in Ucraina. Il generale Kellogg, un esperto militare molto stimato, tratterà direttamente con il presidente Zelensky e la leadership ucraina. Li conosce bene e hanno un ottimo rapporto di lavoro. Congratulazioni al generale Kellogg!". Lo ha annunciato su Truth il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Oggi ho ordinato all'esercito degli Stati Uniti di lanciare un'azione militare decisa e potente contro i terroristi Houthi nello Yemen. Hanno condotto una campagna implacabile di pirateria, violenza e terrorismo contro navi, aerei e droni americani e di altri paesi". Lo ha annunciato il presidente americano Donald Trump su Truth. Senza risparmiare una stoccata all'ex inquilino della Casa Bianca, il tycoon aggiunge nel suo post che "la risposta di Joe Biden è stata pateticamente debole, quindi gli Houthi sfrenati hanno continuato ad andare avanti".
"È passato più di un anno - prosegue Trump - da quando una nave commerciale battente bandiera statunitense ha navigato in sicurezza attraverso il Canale di Suez, il Mar Rosso o il Golfo di Aden. L'ultima nave da guerra americana ad attraversare il Mar Rosso, quattro mesi fa, è stata attaccata dagli Houthi più di una decina di volte. Finanziati dall'Iran, i criminali Houthi hanno lanciato missili contro gli aerei statunitensi e hanno preso di mira le nostre truppe e i nostri alleati. Questi assalti implacabili sono costati agli Stati Uniti e all'economia mondiale molti miliardi di dollari, mettendo allo stesso tempo a rischio vite innocenti".
"L'attacco degli Houthi alle navi americane non sarà tollerato - conclude Trump - Utilizzeremo una forza letale schiacciante finché non avremo raggiunto il nostro obiettivo. Gli Houthi hanno soffocato le spedizioni in una delle più importanti vie marittime del mondo, bloccando vaste fasce del commercio globale e attaccando il principio fondamentale della libertà di navigazione da cui dipendono il commercio e gli scambi internazionali. I nostri coraggiosi Warfighters stanno in questo momento portando avanti attacchi aerei contro le basi, i leader e le difese missilistiche dei terroristi per proteggere le risorse navali, aeree e di spedizione americane e per ripristinare la libertà di navigazione. Nessuna forza terroristica impedirà alle navi commerciali e navali americane di navigare liberamente sulle vie d'acqua del mondo".
Whasington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno affermato che gli attacchi aerei contro l'arsenale degli Houthi, gran parte del quale è sepolto in profondità nel sottosuolo, potrebbero durare diversi giorni, intensificandosi in portata e scala a seconda della reazione dei militanti. Lo scrive il New York Times. Le agenzie di intelligence statunitensi hanno lottato in passato per identificare e localizzare i sistemi d'arma degli Houthi, che i ribelli producono in fabbriche sotterranee e contrabbandano dall'Iran.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno detto al New York Times che il bombardamento su larga scala contro decine di obiettivi nello Yemen controllato dagli Houthi - l'azione militare più significativa del secondo mandato di Donald Trump - ha anche lo scopo di inviare un segnale di avvertimento all'Iran. Il presidente americano - scrive il quotidiano Usa- vuole mediare un accordo con Teheran per impedirgli di acquisire un'arma nucleare, ma ha lasciato aperta la possibilità di un'azione militare se gli iraniani respingono i negoziati.