Il rapporto del team di ispettori dell’Onu guidato da Ake Sellstrom ha confermato l’uso del gas tossico su larga scala contro i civili nell’attacco del 21 agosto nel sobborgo di Damasco, al Ghouta. “Questo è un crimine di guerra e una grave violazione del diritto internazionale”, ha detto il segretario generale Ban Ki-moon durante la riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Il segretario generale ha trasmesso “con cuore pesante” al Consiglio di Sicurezza il rapporto che documenta “il più significativo attacco coi gas contro civili dal 1998, quando Saddam Hussein li usò ad Halabja”. Il numero uno dell’Onu ha detto durante la conferenza stampa a seguito della riunione del Consiglio di Sicurezza che la relazione di ispettori “fa venire brividi”. Secondo il rapporto, l’85 per cento dei campioni analizzati dagli esperti sono risultati positivi al test per il gas sarin. L’attacco chimico del 21 agosto è stato presumibilmente sferrato tra le 2 e le 5 del mattino, così da massimizzarne le conseguenze. Infatti le vittime del gas sono state numerose, soprattutto tra i civili. Anche se è stato impossibile verificarne il numero preciso, data la “situazione di sicurezza” e “altre limitazioni”, ha spiegato Ban Ki-moon. ”Il team ha parlato con oltre 50 sopravvissuti, personale medico e di primo intervento. Ha valutato i sintomi di ognuno e raccolto campioni biomedici, anche da capelli, urina e sangue”, si dice nel dossier dell’Onu. La missione ha analizzato anche campioni di munizioni, 30 campioni di suolo e ambientali. I missili usati nell’attacco coi gas sono arrivati da nord ovest, afferma il rapporto.
Ban Ki-moon ha detto al Consiglio di Sicurezza che l’unità dei Quindici è “cruciale” e che devono dimostrare la loro leadership, data la gravità della situazione. Il segretario generale ha ribadito che il Consiglio deve prevedere sanzioni se Damasco non rispetterà il piano di smantellamento delle armi chimiche. In caso di mancata attuazione dell’accordo, il Consiglio “dovrebbe imporre misure sotto il Capitolo 7 della Carta dell’Onu”. Il segretario generale comunque confida in una soluzione pacifica. “Sono pronto a convocare la Conferenza sulla Siria a Ginevra il più presto possibile”, ha detto Ban Ki-moon. Il 28 settembre deve incontrare a New York il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov e il segretario di stato americano John Kerry per fissare una data. “Dobbiamo fare tutto il possibile per portare le parti al tavolo dei negoziati, è l’unica strada per una soluzione duratura “, ha aggiunto il segretario generale. Il numero uno dell’Onu ha anche annunciato durante la conferenza stampa che gli ispettori torneranno in Siria per condurre nuove verifiche, appena sarà raggiunto un accordo con il governo di Assad.
Più tardi il dossier sarà presentato anche ai 193 membri dell’Assemblea generale. Dopo l’illustrazione del rapporto al Consiglio di Sicurezza sono arrivate le prime reazione. “Non c’è alcun dubbio” che il regime siriano di Bashar al-Assad sia responsabile dell’uso di armi chimiche, nell’attacco dello scorso 21 agosto nei sobborghi di Damasco, ha detto il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius. ”Il contenuto del rapporto è tremendo, ha detto Fabius, intervistato da radio RTL. Il 17 settembre il capo della diplomazia francese andrà a Mosca per incontrare il ministro degli esteri russo Lavorv. La Russia ritiene che il dossier degli ispettori Onu non sia la prova definitiva che la colpa è del regime di Damasco. Lo ha detto l’ambasciatore russo al Palazzo di Vetro Vitaly Cherkin. Mentre gli Stati Uniti sostengono il contrario. A inchiodare il regime di Assad sono i dettagli tecnici del rapporto, sostiene l’ambasciatrice Usa all’Onu Samatha Power. La responsabilità del presidente siriano è certa anche secondo l’ambasciatore Mark Lyall Grant, rappresentante permanente della Gran Bretagna al Palazzo di Vetro.
Le conclusioni degli esperti dell’Onu sono state anticipate da alcuni stralci che sono stati ottenuti ingrandendo una foto della prima pagina del rapporto. L’immagine è stata scattata mentre il documento veniva consegnato dal capo del team di esperti al segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon. Il rapporto degli ispettori Onu mostra “segni di colpevolezza” tra cui la traiettoria dei missili, ha sostenuto prima la Cnn. Alcune fonti nel Palazzo di Vetro hanno comunicato all’emittente americana che nel rapporto si parla dell’uso di 350 litri di sarin lanciati con missili terra-terra nell’attacco del 21 agosto. Sempre lo stesso interlocutore sostiene che su alcuni degli ordigni usati nell’attacco al Ghouta sono visibili lettere cirilliche. Secondo la fonte della Cnn il rapporto non mette nessuna delle parti sul banco degli imputati ma alcuni dettagli del documento serviranno per indicare le responsabilità.
Venerdì Ban Ki-moon aveva dichiarato di ritenere che ci sarebbero state prove schiaccianti dell’uso di armi chimiche nell’attacco che vicino a Damasco ha ucciso centinaia di persone. Anche la Commissione d’inchiesta Onu sulle violazioni dei diritti umani in Siria sta indagando sulla responsabilità di 14 sospetti attacchi con armi chimiche. Lo ha dichiarato il presidente della commissione, Paulo Sergio Pinheiro. L’indagine della commissione non ha ancora determinato esattamente quali materiali siano stati usati, ma sta attendendo i risultati dell’indagine degli ispettori Onu sulle armi chimiche. La “grande maggioranza” dei feriti nella guerra civile è tuttavia stata causata da armi convenzionali come armi da fuoco e mortai, sostiene Pinheiro.
Nel frattempo la stampa turca ha affermato che al confine tra la Siria e la Turchia è precipitato un elicottero militare siriano che è esploso in volo. Secondo Zaman online, l’elicottero è stato abbattuto dai ribelli ed è caduto a circa 400 metri dal confine. Stando a Hurriyet, i due piloti si sono lanciati in paracadute, ma sono stati uccisi a terra. La notizia, però, è stata smentita dal vicepremier turco Bulent Arinc. Ha annunciato che il velivolo è stato abbattuto dai caccia militari di Ankara. Arinc ha precisato che l’elicottero siriano “ha violato lo spazio aereo turco”.
Kerry al vertice di Parigi: “No a dilazioni da parte di Assad”
In attesa del rapporto Onu, gli Usa non abbassano la guardia nei confronti della Siria. ”Non tollereremo misure dilatorie” da parte del regime di Bashar al Assad, ha fatto sapere il segretario di Stato americano John Kerry, dopo avere incontrato a Parigi il presidente François Hollande e i ministri degli Esteri di Francia e Gran Bretagna, Laurent Fabius e William Hague. Il capo della diplomazia Usa ribadisce che l’intervento armato è una possibilità che gli Stati Uniti non hanno ancora escluso del tutto. Nel caso in cui Damasco “verrà meno ai suoi doveri, ci saranno delle conseguenze. Se la diplomazia dovesse fallire, l’opzione militare è sempre sul tavolo”. Kerry ha usato parole dure nei confronti del presidente siriano Assad, che agli occhi di Washington avrebbe “perso ogni legittimità“.
Dall’incontro è emersa una linea comune nei confronti della crisi siriana: è stata definita “essenziale” l’approvazione di una risoluzione Onu “forte e vincolante”. Non solo. I capi delle diplomazie dei tre Paesi alleati hanno auspicato “un calendario preciso” per il controllo e lo smantellamento dell’arsenale chimico del regime siriano. Il ministro francese si è mostrato più cauto del collega americano. “In Siria la soluzione è politica, non militare”, ha detto Laurent Fabius, che però poi ha precisato: “Ci saranno conseguenze serie se la risoluzione Onu sulla Siria non sarà applicata”. Domenica Hollande aveva accelerato sui tempi di una delibera delle Nazioni Unite: “Una risoluzione all’Onu potrebbe essere votata entro la fine della prossima settimana”. “L’intesa tra Stati Uniti e Russia è una tappa importante, ma non un punto di arrivo”, aveva aggiunto il presidente francese. “L’opzione militare deve rimanere”.
Lavrov: “Minacce mettono a rischio la conferenza pace Ginevra-2”
L’incontro di Parigi arriva pochi giorni dopo l’intesa raggiunta tra Kerry e l’omologo russo Sergei Lavrov: l’intesa prevede che Bashar al Assad dovrà consegnare una lista delle sue armi chimiche entro una settimana, mentre l’intero arsenale, almeno secondo quanto richiesto da Washington, dovrà essere distrutto entro metà 2014. Lavrov ha precisato il 16 settembre, durante una conferenza stampa in occasione della vista del ministro degli Esteri egiziano a Mosca, che i termini esatti per la distruzione delle armi chimiche siriane devono essere ancora definiti dalla Convenzione sulle armi chimiche, che il Consiglio Onu dovrà appoggiare. Ha spiegato che la responsabilità delle distruzione dell’arsenale chimico spetterà al governo di Damasco e alla Convenzione, ma la comunità internazionale potrà dover fornire “personale internazionale ulteriore” per garantire sicurezza.
“Il piano concordato dalla Russia con gli Usa non prevede alcun uso automatico della forza militare contro la Siria, a meno che sia previsto dal Consiglio di sicurezza Onu”, ha ribadito Lavrov. Il ministro degli Esteri russo insiste sulla linea della soluzione diplomatica e compie un’inedita apertura nei confronti dei ribelli siriani. “Siamo pronti a ricevere a Mosca il leader della Coalizione nazionale siriana all’opposizione”, ha fatto da sapere Sergei Lavrov, che però ha aggiunto: “E’ arrivato il tempo non più di convincere ma di costringere l’opposizione siriana a partecipare al tavolo del negoziato”. Il ministro russo pone un freno alle reiterate minacce americane di un ricorso all’intervento militare: “Qualsiasi appello per una rapida risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu in base al capitolo sette (che prevede anche l’uso della forza, ndr) dimostra una carenza di comprensione dell’accordo russo-americano sulle armi chimiche in Siria”. Anzi, mette in guardia Lavrov, le minacce potrebbero far saltare la conferenza di pace Ginevra-2. ”Se qualcuno vuole minacciare, cercare un pretesto per colpire, questa è una strada che suggerisce agli oppositori di Damasco che da loro ci si aspetta una nuova provocazione”, ha ribadito Sergei Lavrov nella conferenza stampa congiunta con il ministro degli Esteri egiziano.