Non un videomessaggio, ma due. Uno prima del voto alla relazione Augello, uno dopo. Con il primo lancerà il ritorno di Forza Italia, con il secondo attaccherà i magistrati e il Pd (alleato di governo “traditore” che voterà la sua decadenza da senatore), ma confermerà il sostegno al governo. Come al solito Silvio Berlusconi fa notizia ancora prima della notizia, anche perché le ultime voci trapelate dal quartier generale Pdl parlano di uno slittamento della pubblicazione del primo dei due messaggi, che era atteso intorno a mezzogiorno di oggi. Fonti interne del partito, infatti, lasciano intendere che il Cavaliere avrebbe preferito registrare un nuovo messaggio con contenuti almeno in parte differenti, da diffondere o questo pomeriggio o nella giornata di domani, per “oscurare” dal punto di vista mediatico la riunione della Giunta per le elezioni, che dovrà decidere sulla sua decadenza da senatore.
La rifondazione forzista – che non è una novità, visto che è stata annunciata più volte nei mesi scorsi – potrebbe essere anche legata a doppio filo alle sorti del governo. Nel senso che lo scenario che si va raccontando – da letteratura borgesiana, per certi versi – potrebbe anche essere quello di una specie di “scissione” pilotata: il Cavaliere se ne vada con i duri e puri (Verdini, Santanchè, ma anche Brunetta e Schifani) nel “nuovo” soggetto politico, lasciando i “prudenti” nel Pdl. “Ci sarà una nuova discesa in campo – spiega Brunetta – con un grande movimento che da 20 anni ha emozionato ma anche deluso milioni di persone. Ci sono 10-20 milioni di persone che possono essere ricoinvolte per dare un governo al Paese”. “Sarà un partito presidenziale – aveva spiegato Daniela Santanchè al Tempo – con a capo Berlusconi e senza segretario. Così elimineremo tutti quei lacci e lacciuoli tra la gente e il presidente”.
Stesso meccanismo potrebbe avvenire anche per il governo all’indomani del voto definitivo sulla decadenza previsto entro la prima metà d’ottobre nell’Aula del Senato: fuori dal governo i fedelissimi e sostegno all’esecutivo Letta “con riserva”, dentro solo i “governisti” come Lupi, Quagliariello, Carfagna. Anche perché la paura del Cavaliere è che a togliere il voto di fiducia al governo, tout court, un Letta bis avrebbe comunque speranza di nascere grazie soprattutto a qualche parlamentare eletto del Pdl “ben disposto”. E’ di poche ore fa, d’altronde, l’ammissione a Piazzapulita del sottosegretario alle Politiche agricole Giuseppe Castiglione che ha spiegato che dentro al Pdl sono parecchi i parlamentari che non hanno alcuna voglia di lasciare il seggio (non facile da riconquistare) dopo 7 mesi.
Nel frattempo la giunta per le elezioni del Senato si è riunita per l’ultima giornata di discussione prima della controreplica del relatore Augello e del voto che verosimilmente boccerà le conclusioni del senatore del Pdl. Dal Partito democratico continuano ad arrivare gli inviti all’ex presidente del Senato perché si dimetta.
Ma per paradosso il problema vero per il governo non sarebbe solo la prossima espulsione di Berlusconi da Palazzo Madama (che se non avverrà con un voto dell’Aula, avverrà con l’interdizione dai pubblici uffici che verrà disposta dalla Corte d’appello di Milano), ma proprio da questi movimenti magmatici dentro al centrodestra berlusconiano. Letta infatti avrebbe cominciato a intravedere le possibili conseguenze fortemente negative per il suo esecutivo di quella che è già stata ribattezzata la “sindrome Alfano”. E cioè, di fatto, della situazione di un quasi ex segretario del Pdl, ma tuttora vice-presidente del Consiglio e ministro degli Interni, esautorato da qualsiasi autorevolezza politica nel “partito di Berlusconi”. Qualcosa che il capo del governo, si spiega ancora, comincia a temere molto di più – addirittura – delle possibili minacce da parte dei “falchi” del Pdl di ritirare la fiducia al governo di larghe intes.
Insomma: è proprio l’indebolimento di Angelino Alfano, ritenuta una delle “colombe” a inquietare il presidente del Consiglio. Letta aveva infatti trovato una buona intesa con Alfano (i due provengono entrambi dall’esperienza nei movimenti giovanili della Democrazia Cristiana), un’intesa che aveva resistito sia al “caso Kazakistan-Shalabayeva” (con il ministro degli Interni nella bufera e criticato proprio per il doppio incarico politico e governativo) sia soprattutto allo scontro innescatosi dopo la Cassazione e con Alfano costretto, sia pure da “colomba” del Pdl, a destreggiarsi nel duplice ruolo di “messaggero” di Berlusconi per le minacce al governo e di “difensore” del governo.
I timori di Letta riguardano proprio questo snodo politico delicatissimo: il presidente del Consiglio si sta convincendo proprio che la “delegittimazione” di Alfano possa preludere a una brevissima stagione (per la sopravvivenza dell’esecutivo) di logoramento e di continue fibrillazioni (dettate nei loro tempi, questa volta, soltanto da Verdini, Santanchè e Capezzone) molto più traumatica e feroce di quella attraversata dopo la decisione della Corte di Cassazione e l’avvio dei lavori della Giunta del Senato.
Una stagione di incertezza assoluta che peserebbe moltissimo sulla stabilità del governo e sulla sua credibilità sia a livello nazionale che internazionale. E proprio da queste considerazioni, nascerebbe lo sfogo (in parte inaspettato) con il quale Enrico Letta ha voluto incominciare la sua intervista Porta a porta: “Attenzione, non può essere richiesto solo ai presidenti del Consiglio e della Repubblica di tenere in piedi le istituzioni, mentre tutti si danno botte da orbi. Si continua a ballare la rumba, ma se continua il caso politico a pagare saranno soprattutto famiglie e imprese”. Parole dure (e anche una sorta di avvertimento: il presidente del Consiglio, infatti, è sembrato voler spiegare che, in caso di un’ulteriore escalation dello scontro, non sarebbe più disponibile a restare con il cerino in mano) e all’apparenza contraddittorie con il clima di relativa distensione politica che si respirava negli ambienti politici dopo le indiscrezioni sul fatto che, nel suo videomessaggio il Cavaliere sarebbe pronto a riconfermare, in qualche modo, l’appoggio al governo.
Politica
Berlusconi rimanda il videomessaggio. Pdl: “Forse domani, per oscurare la Giunta”
"Ha cestinato il videomessaggio annunciato per mezzogiorno e ne ha registrato un altro", da pubblicare domani per oscurare mediaticamente la riunione della Giunta che deve pronunciarsi sulla sua decadenza da senatore. E' la versione più accreditata tra quelle che circolano sull'ennesimo ripensamento del Cavaliere. Intanto si fa strada l'ipotesi di una "scissione" tra Pdl e Forza Italia
Non un videomessaggio, ma due. Uno prima del voto alla relazione Augello, uno dopo. Con il primo lancerà il ritorno di Forza Italia, con il secondo attaccherà i magistrati e il Pd (alleato di governo “traditore” che voterà la sua decadenza da senatore), ma confermerà il sostegno al governo. Come al solito Silvio Berlusconi fa notizia ancora prima della notizia, anche perché le ultime voci trapelate dal quartier generale Pdl parlano di uno slittamento della pubblicazione del primo dei due messaggi, che era atteso intorno a mezzogiorno di oggi. Fonti interne del partito, infatti, lasciano intendere che il Cavaliere avrebbe preferito registrare un nuovo messaggio con contenuti almeno in parte differenti, da diffondere o questo pomeriggio o nella giornata di domani, per “oscurare” dal punto di vista mediatico la riunione della Giunta per le elezioni, che dovrà decidere sulla sua decadenza da senatore.
La rifondazione forzista – che non è una novità, visto che è stata annunciata più volte nei mesi scorsi – potrebbe essere anche legata a doppio filo alle sorti del governo. Nel senso che lo scenario che si va raccontando – da letteratura borgesiana, per certi versi – potrebbe anche essere quello di una specie di “scissione” pilotata: il Cavaliere se ne vada con i duri e puri (Verdini, Santanchè, ma anche Brunetta e Schifani) nel “nuovo” soggetto politico, lasciando i “prudenti” nel Pdl. “Ci sarà una nuova discesa in campo – spiega Brunetta – con un grande movimento che da 20 anni ha emozionato ma anche deluso milioni di persone. Ci sono 10-20 milioni di persone che possono essere ricoinvolte per dare un governo al Paese”. “Sarà un partito presidenziale – aveva spiegato Daniela Santanchè al Tempo – con a capo Berlusconi e senza segretario. Così elimineremo tutti quei lacci e lacciuoli tra la gente e il presidente”.
Stesso meccanismo potrebbe avvenire anche per il governo all’indomani del voto definitivo sulla decadenza previsto entro la prima metà d’ottobre nell’Aula del Senato: fuori dal governo i fedelissimi e sostegno all’esecutivo Letta “con riserva”, dentro solo i “governisti” come Lupi, Quagliariello, Carfagna. Anche perché la paura del Cavaliere è che a togliere il voto di fiducia al governo, tout court, un Letta bis avrebbe comunque speranza di nascere grazie soprattutto a qualche parlamentare eletto del Pdl “ben disposto”. E’ di poche ore fa, d’altronde, l’ammissione a Piazzapulita del sottosegretario alle Politiche agricole Giuseppe Castiglione che ha spiegato che dentro al Pdl sono parecchi i parlamentari che non hanno alcuna voglia di lasciare il seggio (non facile da riconquistare) dopo 7 mesi.
Nel frattempo la giunta per le elezioni del Senato si è riunita per l’ultima giornata di discussione prima della controreplica del relatore Augello e del voto che verosimilmente boccerà le conclusioni del senatore del Pdl. Dal Partito democratico continuano ad arrivare gli inviti all’ex presidente del Senato perché si dimetta.
Ma per paradosso il problema vero per il governo non sarebbe solo la prossima espulsione di Berlusconi da Palazzo Madama (che se non avverrà con un voto dell’Aula, avverrà con l’interdizione dai pubblici uffici che verrà disposta dalla Corte d’appello di Milano), ma proprio da questi movimenti magmatici dentro al centrodestra berlusconiano. Letta infatti avrebbe cominciato a intravedere le possibili conseguenze fortemente negative per il suo esecutivo di quella che è già stata ribattezzata la “sindrome Alfano”. E cioè, di fatto, della situazione di un quasi ex segretario del Pdl, ma tuttora vice-presidente del Consiglio e ministro degli Interni, esautorato da qualsiasi autorevolezza politica nel “partito di Berlusconi”. Qualcosa che il capo del governo, si spiega ancora, comincia a temere molto di più – addirittura – delle possibili minacce da parte dei “falchi” del Pdl di ritirare la fiducia al governo di larghe intes.
Insomma: è proprio l’indebolimento di Angelino Alfano, ritenuta una delle “colombe” a inquietare il presidente del Consiglio. Letta aveva infatti trovato una buona intesa con Alfano (i due provengono entrambi dall’esperienza nei movimenti giovanili della Democrazia Cristiana), un’intesa che aveva resistito sia al “caso Kazakistan-Shalabayeva” (con il ministro degli Interni nella bufera e criticato proprio per il doppio incarico politico e governativo) sia soprattutto allo scontro innescatosi dopo la Cassazione e con Alfano costretto, sia pure da “colomba” del Pdl, a destreggiarsi nel duplice ruolo di “messaggero” di Berlusconi per le minacce al governo e di “difensore” del governo.
I timori di Letta riguardano proprio questo snodo politico delicatissimo: il presidente del Consiglio si sta convincendo proprio che la “delegittimazione” di Alfano possa preludere a una brevissima stagione (per la sopravvivenza dell’esecutivo) di logoramento e di continue fibrillazioni (dettate nei loro tempi, questa volta, soltanto da Verdini, Santanchè e Capezzone) molto più traumatica e feroce di quella attraversata dopo la decisione della Corte di Cassazione e l’avvio dei lavori della Giunta del Senato.
Una stagione di incertezza assoluta che peserebbe moltissimo sulla stabilità del governo e sulla sua credibilità sia a livello nazionale che internazionale. E proprio da queste considerazioni, nascerebbe lo sfogo (in parte inaspettato) con il quale Enrico Letta ha voluto incominciare la sua intervista Porta a porta: “Attenzione, non può essere richiesto solo ai presidenti del Consiglio e della Repubblica di tenere in piedi le istituzioni, mentre tutti si danno botte da orbi. Si continua a ballare la rumba, ma se continua il caso politico a pagare saranno soprattutto famiglie e imprese”. Parole dure (e anche una sorta di avvertimento: il presidente del Consiglio, infatti, è sembrato voler spiegare che, in caso di un’ulteriore escalation dello scontro, non sarebbe più disponibile a restare con il cerino in mano) e all’apparenza contraddittorie con il clima di relativa distensione politica che si respirava negli ambienti politici dopo le indiscrezioni sul fatto che, nel suo videomessaggio il Cavaliere sarebbe pronto a riconfermare, in qualche modo, l’appoggio al governo.
B.COME BASTA!
di Marco Travaglio 14€ AcquistaArticolo Precedente
Pd, asfalto e giaguari, i proclami che portano sfiga
Articolo Successivo
Decadenza Berlusconi, proposta di Buemi (Psi): “Non votare, aspettare interdizione”
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Politica
Todde dichiarata decaduta da presidente della Sardegna. Ma a dare l’ok finale dovrà essere il consiglio regionale. Lei: “Impugnerò l’atto”
Mondo
Cecilia Sala, i genitori chiedono il silenzio stampa: “La situazione è delicata”. Teheran mette in guardia su Abedini: “L’Italia non segua la politica ostile degli Usa”
Cronaca
Salvini esulta: “Col nuovo Codice della strada morti calati del 25%”. I dati lo smentiscono: “Non tiene conto degli incidenti nelle città”
Roma, 3 gen. (Adnkronos) - Un dorso di Economia per tutti i giornali del gruppo Angelucci. È tutto pronto, a quanto apprende l'Adnkronos, per il lancio di una nuova iniziativa editoriale che coinvolgerà 'Il Giornale' diretto da Alessandro Sallusti, 'Libero' diretto da Mario Sechi e 'Il Tempo' diretto da Tommaso Cerno. A coordinare il dorso di economia sarà il vicedirettore de 'Il Giornale' Osvaldo De Paolini tra i principali e più apprezzati giornalisti del settore. Il progetto prevedrebbe ben 40 pagine con anticipazioni, interviste, analisi e retroscena.
Secondo quanto risulta all'Adnkronos De Paolini, che già da tempo aveva messo a punto il progetto, ha praticamente messo a punto la squadra ed esordirà in edicola ad aprile puntando al target del dorso di Economia del 'Corriere della Sera'. A Milano non escludono che il Gruppo Angelucci non riesca anche ad anticipare i tempi.
Roma, 3 gen. (Adnkronos) - Un dorso di Economia per tutti i giornali del gruppo Angelucci. È tutto pronto, a quanto apprende l'Adnkronos, per il lancio di una nuova iniziativa editoriale che coinvolgerà 'Il Giornale' diretto da Alessandro Sallusti, 'Libero' diretto da Mario Sechi e 'Il Tempo' diretto da Tommaso Cerno. A coordinare il dorso di economia sarà il condirettore de 'Il Giornale' Osvaldo De Paolini tra i principali e più apprezzati giornalisti del settore. Il progetto prevedrebbe ben 40 pagine con anticipazioni, interviste, analisi e retroscena.
Secondo quanto risulta all'Adnkronos De Paolini, che già da tempo aveva messo a punto il progetto, ha praticamente messo a punto la squadra ed esordirà in edicola ad aprile puntando al target del dorso di Economia del 'Corriere della Sera'. A Milano non escludono che il Gruppo Angelucci non riesca anche ad anticipare i tempi.
Palermo, 3 gen. (Adnkronos) - Una donna di Catania ha chiesto l’intervento della Polizia di Stato, di buon mattino, dopo aver trovato accovacciato sul cofano della sua auto un uomo che non ha voluto sentire ragione di scendere dal mezzo per consentire alla proprietaria di andare a lavoro.
L’uomo, un 35enne di origine rumene, ha farfugliato alcune parole alla donna, rimanendo saldamente seduto sul cofano al punto tale che la signora, impaurita, ha messo in moto l’auto per cercare di farlo desistere e poi si è rivolta alla Sala Operativa della Questura di Catania che, prontamente, ha inviato due volanti in suo soccorso. Nel frattempo, viste le rimostranze dell’uomo, la donna ha cercato di portare l’auto, procedendo a passo d’uomo, nella vicina piazza Pietro Lupo. Qui, alla vista degli agenti della squadra Volanti, il 35enne rumeno è balzato giù dall’auto per afferrare una transenna e lanciarla contro il portone degli uffici di Polizia. I poliziotti hanno tentato più volte di bloccarlo nel tentativo di farlo ragionare, ma l’uomo ha più volte opposto una forte resistenza, sferrando un calcio contro una volante, danneggiandola.
Per questa sua condotta il 35enne è stato arrestato, ferma restando la presunzione di innocenza dell’indagato valevole ora e condanna definitiva, e, a seguito di rito direttissimo, l’Autorità Giudiziaria ha convalidato l’arresto applicando nei suoi confronti la misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria.
Roma, 3 gen. (Adnkronos/Labitalia) - Vicenza come centro dell’innovazione tecnologica per il settore orafo con il ritorno di T.Gold, evento di riferimento globale per i macchinari e le tecnologie all’avanguardia per la lavorazione dei gioielli. Organizzato da Italian Exhibition Group in contemporanea con Vicenzaoro January, T.Gold riunisce dal 17 al 21 gennaio l’offerta più completa di macchinari e tecnologie orafe grazie a 170 aziende da 16 Paesi, per una manifestazione sempre più globale con tutta l’eccellenza del Made in Italy e il 40% di espositori esteri. Germania, Turchia, Svizzera, Stati Uniti e Regno Unito i Paesi più rappresentati.
In fiera aziende di punta quali Elettrolaser, Italimpianti Orafi, Sisma, Orotig e Legor Group, che confermano la leadership del Made in Italy nel settore. Mentre si distinguono tra i migliori player internazionali realtà come le tedesche Heimerle + Meule e Schultheiss, la svizzera Starrag Vuadens e Goodwin Refractory Services dal Regno Unito. Torna anche il Jewellery Technology Forum (Jtf), organizzato da Ieg in collaborazione con Legor Group. Tra i momenti più attesi della manifestazione, offrirà una panoramica sulle tendenze future e le sfide del settore.
Evento strategico per l’industry del gioiello, a T.Gold l’alta tecnologia incontra la tradizione orafa per rispondere alle esigenze di un mercato in costante evoluzione, sempre più competitivo e attento alla sostenibilità di prodotti e processi produttivi, alla personalizzazione e alla massima precisione tecnica.
Nella Hall 9, comodamente connessa al quartiere fieristico di Ieg con un servizio navetta gratuito, tutte le soluzioni più all’avanguardia che trasformano la manifattura, migliorano l’efficienza produttiva, favoriscono la riduzione dell’impatto ambientale, l’uso responsabile delle risorse e la tracciabilità lungo la filiera.
T.Gold risponde a una domanda articolata che spazia dai macchinari multifunzione per ottimizzare la lavorazione dei materiali preziosi, a soluzioni completamente customizzate per produzioni di nicchia che esaltano l’artigianalità e il design, fino ad attrezzature e utensili per banchi da lavoro e laboratori orafi.
Sei le categorie principali in cui è organizzata l’offerta della più ampia vetrina per la produzione e la lavorazione del gioiello: trattamenti delle leghe e galvanica, tecnologie per la prototipazione e la produzione digitale, lavorazioni meccaniche avanzate, montaggio e tecniche di saldatura, processi di affinazione e recupero, strumenti per la finitura e l’utensileria.
Roma, 3 gen. (Adnkronos/Labitalia) - Vicenza come centro dell’innovazione tecnologica per il settore orafo con il ritorno di T.Gold, evento di riferimento globale per i macchinari e le tecnologie all’avanguardia per la lavorazione dei gioielli. Organizzato da Italian Exhibition Group in contemporanea con Vicenzaoro January, T.Gold riunisce dal 17 al 21 gennaio l’offerta più completa di macchinari e tecnologie orafe grazie a 170 aziende da 16 Paesi, per una manifestazione sempre più globale con tutta l’eccellenza del Made in Italy e il 40% di espositori esteri. Germania, Turchia, Svizzera, Stati Uniti e Regno Unito i Paesi più rappresentati.
In fiera aziende di punta quali Elettrolaser, Italimpianti Orafi, Sisma, Orotig e Legor Group, che confermano la leadership del Made in Italy nel settore. Mentre si distinguono tra i migliori player internazionali realtà come le tedesche Heimerle + Meule e Schultheiss, la svizzera Starrag Vuadens e Goodwin Refractory Services dal Regno Unito. Torna anche il Jewellery Technology Forum (Jtf), organizzato da Ieg in collaborazione con Legor Group. Tra i momenti più attesi della manifestazione, offrirà una panoramica sulle tendenze future e le sfide del settore.
Evento strategico per l’industry del gioiello, a T.Gold l’alta tecnologia incontra la tradizione orafa per rispondere alle esigenze di un mercato in costante evoluzione, sempre più competitivo e attento alla sostenibilità di prodotti e processi produttivi, alla personalizzazione e alla massima precisione tecnica.
Nella Hall 9, comodamente connessa al quartiere fieristico di Ieg con un servizio navetta gratuito, tutte le soluzioni più all’avanguardia che trasformano la manifattura, migliorano l’efficienza produttiva, favoriscono la riduzione dell’impatto ambientale, l’uso responsabile delle risorse e la tracciabilità lungo la filiera.
T.Gold risponde a una domanda articolata che spazia dai macchinari multifunzione per ottimizzare la lavorazione dei materiali preziosi, a soluzioni completamente customizzate per produzioni di nicchia che esaltano l’artigianalità e il design, fino ad attrezzature e utensili per banchi da lavoro e laboratori orafi.
Sei le categorie principali in cui è organizzata l’offerta della più ampia vetrina per la produzione e la lavorazione del gioiello: trattamenti delle leghe e galvanica, tecnologie per la prototipazione e la produzione digitale, lavorazioni meccaniche avanzate, montaggio e tecniche di saldatura, processi di affinazione e recupero, strumenti per la finitura e l’utensileria.
Roma, 3 gen. (Adnkronos) - Lunedì 6 Gennaio alle ore 11 in via Nomentana 361, a Roma, il Partito radicale convoca una manifestazione a sostegno della liberazione di Cecilia Sala.
"Dopo aver manifestato per quasi due anni davanti all'ambasciata iraniana contro il regime oppressivo, violento e misogino degli Ayatollah nei confronti del suo popolo - si legge in una nota di Maurizio Turco e Irene Testa, segretario e tesoriere del Partito radicale -, non possiamo rimanere inermi nei confronti di una nostra concittadina ostaggio di pericolosi criminali. Abbiamo piena fiducia nel lavoro che sta svolgendo la Farnesina con il ministro Antonio Tajani ed è proprio in quest'ottica che intendiamo supportare il prezioso lavoro che si sta svolgendo in queste ore. L'appuntamento è lunedì 6 davanti all'ambasciata".
Roma, 3 gen. (Adnkronos) - "La convocazione di un ambasciatore alla Farnesina è uno strumento molto importante e assai riconoscibile sul piano diplomatico per esercitare una pressione su uno Stato. C’è da dire che Tajani ha sempre utilizzato questo strumento con parsimonia, forse eccessiva, e dunque spesso con ritardo. Speriamo in futuro voglia essere più deciso, specie quando ci sono in gioco interessi vitali e che non si debba attendere, per esercitare questo passo, l’intervento delle opposizioni". Lo dice Ivan Scalfarotto, senatore e responsabile Esteri di Italia viva.