Le domande sono molte. Come possono il presidente della Repubblica e le più alte istituzioni tollerare che un individuo, condannato in via definitiva per aver frodato il fisco, si rivolga da tutti gli schermi alla Nazione intera accusando la magistratura di essere il braccio armato dei suoi nemici politici (peraltro alleati)? Ed è accettabile che lo stesso pregiudicato inciti i propri sostenitori alla rivolta di piazza contro gli organi giudiziari (“reagite, protestate, fatevi sentire”) senza che lassù i garanti della Costituzione si facciano sentire?

Certo è che da ieri sera diventa assurda qualunque ipotesi di concessione della grazia o di pene alternative a chi si è divertito a sputare sulle sentenze e a minacciare i giudici. Come può il Partito democratico restare in maggioranza con il Pdl il cui proprietario resuscita la vecchia Forza Italia con la evidente intenzione di far cadere il governo Letta alla prima occasione propizia (per lui e i suoi accoliti), per poi andare a elezioni anticipate e chiudere la partita? E come può Enrico Letta fare finta di niente, pur sapendo che d’ora in poi avrà il nemico in casa disposto a sfasciare i già malconci conti pubblici per un pugno di voti in più?

Il video vaneggiamento di ieri ha chiarito una volta per sempre l’essenza deleteria delle larghe intese. Create per risolvere i gravi problemi della nostra economia, di problemi ne hanno risolti pochi. Ma come arma di ricatto hanno funzionato eccome.

Del resto, sono vent’anni che la storia è sempre la stessa. Quella di un Paese ostaggio di un signore che ha fondato le sue fortune su comportamenti illeciti e delinquenziali, approfittando dell’assenza di un’opposizione sempre pronta, del resto, a correre in suo soccorso. Adesso il segretario Pd Epifani definisce “irresponsabili e sconcertanti” le affermazioni del pregiudicato. Forse ha capito in quale trappola lui e i suoi compagni si sono cacciati. Forse è troppo tardi.

 Il Fatto Quotidiano, 19 settembre 2013
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