Questa volta non è un’indiscrezione. E non è neanche un invito arrivato da qualche avversario. Lo dice il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri: “Penso che si dimetterà da senatore prima del voto, non accetterà la prepotenza di questa persecuzione che sta subendo”. E’ la prima volta che una figura ai vertici del Pdl mette in conto questa ipotesi. Intanto Enrico Letta cerca in tutti i modi di proteggere il governo: “Punching ball mentre tutti se le danno di santa ragione”.
Sul fronte Berlusconi, dunque, quello che in qualsiasi Paese dell’occidente sarebbe accaduto probabilmente anni fa potrebbe avvenire prima della metà di ottobre, quando è previsto più o meno il voto finale dell’Aula del Senato sulla decadenza da senatore di Silvio Berlusconi. Sarebbe una “mossa del cavallo”, quella del passo indietro, con il quale l’ex presidente del Consiglio potrebbe raccogliere più di un punto a favore. Primo, gli farebbe assumere ancora una volta – paradossalmente – l’immagine del presunto leader “responsabile”, dopo essersi ammantato del ruolo di più convinto sostenitore degli ultimi due governi di grande coalizione e della necessità della cosiddetta “pacificazione”. Secondo, spunterebbe l’arma del Pd che si sta “riconciliando” con la base grazie alla sua determinazione nel votare la decadenza subito e in ogni caso. Terzo: in concreto rimescolerebbe di nuovo le carte e probabilmente allungherebbe di nuovo i tempi.
Ci sarebbe infatti da capire se la presentazione di dimissioni da parte del Cavaliere possa essere sufficiente per bloccare l’iter già avviato a Palazzo Madama per “l’espulsione” dell’ex presidente del Consiglio. Il presidente della giunta per le elezioni e neorelatore Dario Stefano ha fissato il 4 ottobre la seduta pubblica sul caso del leader Pdl condannato definitivamente per frode fiscale.
Ma anche le dimissioni, così come la decadenza, devono essere ratificate dall’Aula del Senato. E come in tutti i casi di un voto personale su un parlamentare basta la richiesta di 20 senatori per esprimersi con voto segreto. Il segreto dell’urna potrebbe essere l’ultima speranza di salvarsi in extremis. A quel punto resterebbe “solo” l’esecuzione della pena e dell’interdizione dai pubblici uffici che sarà rimodulata entro fine anno dalla Corte d’appello e che poi verosimilmente finirà in Cassazione tra inverno e primavera.
Ciononostante resta l’ipotesi di nuove elezioni anticipate a febbraio e il videomessaggio – a prescindere dalle diecimila letture che si possono dare – era innanzitutto un comizio da campagna elettorale, che voleva “rifidelizzare” i già fedeli e stringere le file dell’elettorato che non l’ha mai abbandonato e a maggior ragione dopo la sentenza ritenuta ingiusta.
La contromossa Pd: “Fiducia preventiva”. Letta: “Siamo in uno Stato di diritto”
Il giorno dopo il voto in giunta contro la relazione Augello e il videomessaggio di Berlusconi, il presidente del Consiglio Enrico Letta dà una risposta netta: “Siamo in uno stato di diritto, non ci sono persecuzioni“. E le sentenze della magistratura “si rispettano”. Conclusione, con metafora pugilistica: “Vedo che c’è la volontà di usare il governo come un punching ball, tutti se le danno di santa ragione. Noi lavoriamo, continuiamo a lavorare”. Intanto si profila la contromossa, per evitare di essere cotti a fuoco lento da un Berlusconi di lotta e di governo – come accadde a Mario Monti – fino a un possibile voto a febbraio, che sarebbe segnato dall’annunciato ritorno di Forza Italia. La contromossa prevede una richiesta di fiducia, da parte del governo Letta, prima che dal Pdl arrivi qualunque strappo. Una sorta di fiducia preventiva, insomma. Magari accompagnata da un nuovo monito di Napolitano contro qualsiasi avventura che possa far cadere il governo in questa fase “delicata”.
Nei corridoi di palazzo se ne parla, e all’ipotesi dà voce il senatore del Pd Luciano Pizzetti, dell’Ufficio di Presidenza di palazzo Madama. Dopo il “cortometraggio” del Cavaliere, sostiene, “la maggioranza di emergenza non esiste più, resta solo l’emergenza”. La “quotidiana azione minatoria operata dal centrodestra contro la stabilità di governo” va contro “gli eccellenti propositi posti da Giorgio Napolitano a fondamento dell’azione di governo. Siamo quindi “di fronte ad una crisi di governo di cui occorre prendere atto”, chiarisce Pizzetti. “È necessario dunque coinvolgere quanto prima il Parlamento per verificare se vi siano le condizioni per ribadire in modo chiaro e non sfuggevole gli impegni assunti nei mesi scorsi”.
Alfano: “Effetti del voto in Giunta sul governo? Decidiamo oggi”
E in effetti le fibrillazioni per il governo non sono affatto finite. “Effetti sul governo? Decideremo domani” ha detto il vicepresidente del Consiglio Angelino Alfano a Matrix. Vale a dire oggi, all’indomani del voto serale in giunta al Senato che spiana la via alla decadenza di Berlusconi. “Berlusconi ha dimostrato senso dello Stato – ha affermato Alfano riferendosi al videomessaggio del leader – ma questo non significa che non sia aperta la questione sulla compatibilità del nostro rapporto con questi compagni di strada. Questo tema lo affronteremo con il presidente Berlusconi in questi giorni: domani (oggi, ndr) lui sarà a Roma e ci incontrerà e domani decideremo”.
Sulla testa di Enrico Letta, insomma, continua a pendere l’incognita del comportamento del Pdl, anche se sembra essere tramontato l’aut aut che legava la tenuta dell’esecutivo al salvataggio politico del leader condannato in via definitiva per frode fiscale. Si fa strada l’ipotesi di un lungo logoramento, il trattamento Monti per capirsi, per andare a elezioni anticipate contro un avversario ormai logorato. Non a caso il videomessaggio di Berlusconi è parso soprattutto un inizio della campagna elettorale della nascitura Forza Italia. Che sarà lui a guidare, anche fuori dal Parlamento. Da qui l’idea della contromossa “fiducia anticipata”.
“Il Pdl resta al governo per non lasciare spazi al partito delle tasse e della spesa pubblica”, afferma al Corriere della Sera Renato Schifani. E il possibile voto anticipato? “Non è questione di date”, spiega il capogruppo al Senato. “Tutto dipende dalla capacità del governo di dare una svolta alla politica economica, con la manovra di fine anno”. Nel frattempo Berlusconi”continuerà a fare politica. Sarà lui a valutare il nuovo assetto, come sempre. Poi la struttura sarà delineata di comune intesa, in piena serenità. Non posso non immaginare un ruolo di rilievo per Angelino Alfano. E posso rassicurare i nostri elettori: nessun trauma, la classe dirigente sarà valorizzata in base a storie personali e capacità”. Sull’ipotesi di un Letta-bis, Schifani afferma di escludere “operazioni di trasformismo da parte di alcun senatore del Pdl”.
Bindi: “Ha già staccato la spina”. Speranza: “Se lo fa è un atto gravissimo”
Tanto tuonò che non piovve? Non la pensa così Rosy Bindi, già presidente del Pd: “Per quanto mi riguarda, con questo discorso Berlusconi ha staccato la spina al governo Letta”, spiega a Repubblica. “Troppe volte lo abbiamo sottovalutato, è l’inizio della campagna elettorale”. Quanto ai contenuti della performance berlusconiana, continua Bindi, “sono tutti slogan vecchi che non aiutano il paese e anche lontani dal programma del governo”. Una “denigrazione pura contro la sinistra… Ci leggo una chiara presa di distanza dal percorso delle larghe intese”. Nel Pd la linea è chiara: se c’è qualcuno che toglie linfa al governo, questo è proprio il Cavaliere. “Diciamo no – spiega il capogruppo a Montecitorio Roberto Speranza – alle elezioni anticipate perché bisogna dare delle risposte al Paese. Se Berlusconi stacca la spina commette un atto gravissimo, un errore di cui si assume l’enorme responsabilità”. Il governo ora è più debole, ribadisce Nicola Latorre, perché il video di ieri è un “macigno sulla strada” dell’esecutivo.
Voto segreto, Grasso “sonda” i capigruppo sulla giunta per il regolamento
Da dimesso o da decaduto, Berlusconi ripone le ultime speranze nel voto segreto al Senato, garantito per regolamento sulle quationi personali. Nella conferenza dei capigruppo il presidente Pietro Grasso avrebbe provato a “sondare” i vertici dei gruppi parlamentari per vedere cosa ne pensassero di una possibile convocazione della Giunta per il Regolamento richiesta dal Movimento 5 Stelle per evitarlo nel caso Berlusconi. Il vicecapogruppo del Pdl Giuseppe Esposito avrebbe detto che, forse “per stemperare il clima” nella maggioranza sarebbe stato meglio aspettare un po’ prima di prendere una decisione in questo senso. Mentre il capogruppo di Gal Mario Ferrara, secondo quanto raccontano alcuni dei partecipanti, avrebbe lanciato una sorta di provocazione: “Noi potremmo anche essere d’accordo – avrebbe detto il senatore – ma se si dovesse rimettere mano al Regolamento in materia di voto segreto allora vorremmo che fosse voto palese sempre, non solo nel caso in cui ci si pronunci sulla decadenza dal mandato di parlamentare, ma anche quando si tratti di eleggere i presidenti della Repubblica e del Senato”. Esattamente quello che chiede il M5S nella sua proposta di modifica del Regolamento. Ma a questo “rilancio” di Ferrara nessuno avrebbe più preso la parola sul tema. Il Movimento Cinque Stelle non molla la presa. Il capogruppo al Senato Nicola Morra ha sollecitato una seduta ad hoc della Giunta del Regolamento. “Ora la palla è nelle loro mani” si limita a dire Morra.
Politica
Berlusconi, Gasparri: “Si dimetterà”. Letta: “Non siamo punching ball”
Il giorno dopo il videomessaggio e il voto contro al relazione Augello, si fa strada l'ipotesi che il leader Pdl si faccia da parte spontaneamente. Una scelta che comunque dovrebbe essera ratificata dall'aula con il voto segreto. Il presidente del consiglio e il Pd reagiscono alle pressioni. Possibile la richiesta di una "fiducia preventiva" alle Camere, con l'appoggio di Napolitano. Fissata il 4 ottobre la seduta pubblica sulla decadenza del Cavaliere
Questa volta non è un’indiscrezione. E non è neanche un invito arrivato da qualche avversario. Lo dice il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri: “Penso che si dimetterà da senatore prima del voto, non accetterà la prepotenza di questa persecuzione che sta subendo”. E’ la prima volta che una figura ai vertici del Pdl mette in conto questa ipotesi. Intanto Enrico Letta cerca in tutti i modi di proteggere il governo: “Punching ball mentre tutti se le danno di santa ragione”.
Sul fronte Berlusconi, dunque, quello che in qualsiasi Paese dell’occidente sarebbe accaduto probabilmente anni fa potrebbe avvenire prima della metà di ottobre, quando è previsto più o meno il voto finale dell’Aula del Senato sulla decadenza da senatore di Silvio Berlusconi. Sarebbe una “mossa del cavallo”, quella del passo indietro, con il quale l’ex presidente del Consiglio potrebbe raccogliere più di un punto a favore. Primo, gli farebbe assumere ancora una volta – paradossalmente – l’immagine del presunto leader “responsabile”, dopo essersi ammantato del ruolo di più convinto sostenitore degli ultimi due governi di grande coalizione e della necessità della cosiddetta “pacificazione”. Secondo, spunterebbe l’arma del Pd che si sta “riconciliando” con la base grazie alla sua determinazione nel votare la decadenza subito e in ogni caso. Terzo: in concreto rimescolerebbe di nuovo le carte e probabilmente allungherebbe di nuovo i tempi.
Ci sarebbe infatti da capire se la presentazione di dimissioni da parte del Cavaliere possa essere sufficiente per bloccare l’iter già avviato a Palazzo Madama per “l’espulsione” dell’ex presidente del Consiglio. Il presidente della giunta per le elezioni e neorelatore Dario Stefano ha fissato il 4 ottobre la seduta pubblica sul caso del leader Pdl condannato definitivamente per frode fiscale.
Ma anche le dimissioni, così come la decadenza, devono essere ratificate dall’Aula del Senato. E come in tutti i casi di un voto personale su un parlamentare basta la richiesta di 20 senatori per esprimersi con voto segreto. Il segreto dell’urna potrebbe essere l’ultima speranza di salvarsi in extremis. A quel punto resterebbe “solo” l’esecuzione della pena e dell’interdizione dai pubblici uffici che sarà rimodulata entro fine anno dalla Corte d’appello e che poi verosimilmente finirà in Cassazione tra inverno e primavera.
Ciononostante resta l’ipotesi di nuove elezioni anticipate a febbraio e il videomessaggio – a prescindere dalle diecimila letture che si possono dare – era innanzitutto un comizio da campagna elettorale, che voleva “rifidelizzare” i già fedeli e stringere le file dell’elettorato che non l’ha mai abbandonato e a maggior ragione dopo la sentenza ritenuta ingiusta.
La contromossa Pd: “Fiducia preventiva”. Letta: “Siamo in uno Stato di diritto”
Il giorno dopo il voto in giunta contro la relazione Augello e il videomessaggio di Berlusconi, il presidente del Consiglio Enrico Letta dà una risposta netta: “Siamo in uno stato di diritto, non ci sono persecuzioni“. E le sentenze della magistratura “si rispettano”. Conclusione, con metafora pugilistica: “Vedo che c’è la volontà di usare il governo come un punching ball, tutti se le danno di santa ragione. Noi lavoriamo, continuiamo a lavorare”. Intanto si profila la contromossa, per evitare di essere cotti a fuoco lento da un Berlusconi di lotta e di governo – come accadde a Mario Monti – fino a un possibile voto a febbraio, che sarebbe segnato dall’annunciato ritorno di Forza Italia. La contromossa prevede una richiesta di fiducia, da parte del governo Letta, prima che dal Pdl arrivi qualunque strappo. Una sorta di fiducia preventiva, insomma. Magari accompagnata da un nuovo monito di Napolitano contro qualsiasi avventura che possa far cadere il governo in questa fase “delicata”.
Nei corridoi di palazzo se ne parla, e all’ipotesi dà voce il senatore del Pd Luciano Pizzetti, dell’Ufficio di Presidenza di palazzo Madama. Dopo il “cortometraggio” del Cavaliere, sostiene, “la maggioranza di emergenza non esiste più, resta solo l’emergenza”. La “quotidiana azione minatoria operata dal centrodestra contro la stabilità di governo” va contro “gli eccellenti propositi posti da Giorgio Napolitano a fondamento dell’azione di governo. Siamo quindi “di fronte ad una crisi di governo di cui occorre prendere atto”, chiarisce Pizzetti. “È necessario dunque coinvolgere quanto prima il Parlamento per verificare se vi siano le condizioni per ribadire in modo chiaro e non sfuggevole gli impegni assunti nei mesi scorsi”.
Alfano: “Effetti del voto in Giunta sul governo? Decidiamo oggi”
E in effetti le fibrillazioni per il governo non sono affatto finite. “Effetti sul governo? Decideremo domani” ha detto il vicepresidente del Consiglio Angelino Alfano a Matrix. Vale a dire oggi, all’indomani del voto serale in giunta al Senato che spiana la via alla decadenza di Berlusconi. “Berlusconi ha dimostrato senso dello Stato – ha affermato Alfano riferendosi al videomessaggio del leader – ma questo non significa che non sia aperta la questione sulla compatibilità del nostro rapporto con questi compagni di strada. Questo tema lo affronteremo con il presidente Berlusconi in questi giorni: domani (oggi, ndr) lui sarà a Roma e ci incontrerà e domani decideremo”.
Sulla testa di Enrico Letta, insomma, continua a pendere l’incognita del comportamento del Pdl, anche se sembra essere tramontato l’aut aut che legava la tenuta dell’esecutivo al salvataggio politico del leader condannato in via definitiva per frode fiscale. Si fa strada l’ipotesi di un lungo logoramento, il trattamento Monti per capirsi, per andare a elezioni anticipate contro un avversario ormai logorato. Non a caso il videomessaggio di Berlusconi è parso soprattutto un inizio della campagna elettorale della nascitura Forza Italia. Che sarà lui a guidare, anche fuori dal Parlamento. Da qui l’idea della contromossa “fiducia anticipata”.
“Il Pdl resta al governo per non lasciare spazi al partito delle tasse e della spesa pubblica”, afferma al Corriere della Sera Renato Schifani. E il possibile voto anticipato? “Non è questione di date”, spiega il capogruppo al Senato. “Tutto dipende dalla capacità del governo di dare una svolta alla politica economica, con la manovra di fine anno”. Nel frattempo Berlusconi”continuerà a fare politica. Sarà lui a valutare il nuovo assetto, come sempre. Poi la struttura sarà delineata di comune intesa, in piena serenità. Non posso non immaginare un ruolo di rilievo per Angelino Alfano. E posso rassicurare i nostri elettori: nessun trauma, la classe dirigente sarà valorizzata in base a storie personali e capacità”. Sull’ipotesi di un Letta-bis, Schifani afferma di escludere “operazioni di trasformismo da parte di alcun senatore del Pdl”.
Bindi: “Ha già staccato la spina”. Speranza: “Se lo fa è un atto gravissimo”
Tanto tuonò che non piovve? Non la pensa così Rosy Bindi, già presidente del Pd: “Per quanto mi riguarda, con questo discorso Berlusconi ha staccato la spina al governo Letta”, spiega a Repubblica. “Troppe volte lo abbiamo sottovalutato, è l’inizio della campagna elettorale”. Quanto ai contenuti della performance berlusconiana, continua Bindi, “sono tutti slogan vecchi che non aiutano il paese e anche lontani dal programma del governo”. Una “denigrazione pura contro la sinistra… Ci leggo una chiara presa di distanza dal percorso delle larghe intese”. Nel Pd la linea è chiara: se c’è qualcuno che toglie linfa al governo, questo è proprio il Cavaliere. “Diciamo no – spiega il capogruppo a Montecitorio Roberto Speranza – alle elezioni anticipate perché bisogna dare delle risposte al Paese. Se Berlusconi stacca la spina commette un atto gravissimo, un errore di cui si assume l’enorme responsabilità”. Il governo ora è più debole, ribadisce Nicola Latorre, perché il video di ieri è un “macigno sulla strada” dell’esecutivo.
Voto segreto, Grasso “sonda” i capigruppo sulla giunta per il regolamento
Da dimesso o da decaduto, Berlusconi ripone le ultime speranze nel voto segreto al Senato, garantito per regolamento sulle quationi personali. Nella conferenza dei capigruppo il presidente Pietro Grasso avrebbe provato a “sondare” i vertici dei gruppi parlamentari per vedere cosa ne pensassero di una possibile convocazione della Giunta per il Regolamento richiesta dal Movimento 5 Stelle per evitarlo nel caso Berlusconi. Il vicecapogruppo del Pdl Giuseppe Esposito avrebbe detto che, forse “per stemperare il clima” nella maggioranza sarebbe stato meglio aspettare un po’ prima di prendere una decisione in questo senso. Mentre il capogruppo di Gal Mario Ferrara, secondo quanto raccontano alcuni dei partecipanti, avrebbe lanciato una sorta di provocazione: “Noi potremmo anche essere d’accordo – avrebbe detto il senatore – ma se si dovesse rimettere mano al Regolamento in materia di voto segreto allora vorremmo che fosse voto palese sempre, non solo nel caso in cui ci si pronunci sulla decadenza dal mandato di parlamentare, ma anche quando si tratti di eleggere i presidenti della Repubblica e del Senato”. Esattamente quello che chiede il M5S nella sua proposta di modifica del Regolamento. Ma a questo “rilancio” di Ferrara nessuno avrebbe più preso la parola sul tema. Il Movimento Cinque Stelle non molla la presa. Il capogruppo al Senato Nicola Morra ha sollecitato una seduta ad hoc della Giunta del Regolamento. “Ora la palla è nelle loro mani” si limita a dire Morra.
B.COME BASTA!
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Videomessaggio Berlusconi: riecco l’Italia di Arrigo Sacchi e Pippo Baudo. Bentornati nel 1994
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M5S, Grillo: “Vinceremo con il Porcellum. Bersani mi mancò di rispetto”
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Mondo
Trump: “Credo a Putin, più difficile trattare con l’Ucraina”. Media: “Mosca pronta a parlare di tregua”. Kiev: “Proposta Meloni ci interessa”
Politica
“Migranti bloccati sulla Diciotti, il governo risarcisca”. Salvini: “Cassazione vergognosa, li accolgano loro”. Anche Meloni attacca. La Corte: “Insulti inaccettabili”
Giustizia & Impunità
Il femminicidio diventa reato autonomo: cosa cambia. Meloni: “Avanti a tutela delle donne”. Roccella: “Svolta culturale”. La Lega in silenzio
Roma, 7 mar. (Adnkronos) - Lo scontro tra governo e toghe si arricchisce di un nuovo round, a pochi giorni dall'incontro tra la premier Giorgia Meloni e i vertici dell'Anm sulla riforma della separazione delle carriere. E questa volta il casus belli è la sentenza con cui la Cassazione ha accolto il ricorso presentato da alcuni migranti che erano stati trattenuti a bordo della nave della Guardia Costiera italiana Diciotti dal 16 al 25 agosto 2018, dopo essere stati soccorsi in mare.
Ma se su questo tema la coalizione di centrodestra è compatta nel criticare la decisione dei magistrati, sulla questione della difesa europea continuano a registrarsi dei distinguo, come dimostrano gli attacchi rivolti dal segretario della Lega Matteo Salvini al progetto di riarmo europeo avallato dal Consiglio Ue straordinario di Bruxelles e, soprattutto, nei confronti del presidente francese Emmanuel Macron (un "matto" che parla di "guerra nucleare", l'affondo del vicepremier).
Intanto, però, è la diatriba con la magistratura sulla questione migranti a unire la maggioranza, sulla scia dello scontro consumatosi con le toghe sul protocollo d'intesa siglato con l'Albania.
La Suprema Corte ha stabilito che lo Stato dovrà risarcire i danni non patrimoniali subiti dai migranti durante i giorni di permanenza forzata a bordo della Diciotti, definendo "illegittima" la restrizione della loro libertà personale voluta dall'allora governo giallo-verde con ministro dell'Interno Salvini.
La sentenza scatena dura reazione del centrodestra, a partire dalla premier Giorgia Meloni, che esprime il suo disappunto con un tweet molto critico: è "assai opinabile", secondo la presidente del Consiglio, il principio risarcitorio della "presunzione del danno", in contrasto "con la giurisprudenza consolidata e con le conclusioni del Procuratore Generale".
In sostanza, scrive nel post la leader di Fdi, "per effetto di questa decisione, il governo dovrà risarcire - con i soldi dei cittadini italiani onesti che pagano le tasse - persone che hanno tentato di entrare in Italia illegalmente, ovvero violando la legge dello Stato italiano". "Non credo", insiste Meloni, "siano queste le decisioni che avvicinano i cittadini alle istituzioni, e confesso che dover spendere soldi per questo, quando non abbiamo abbastanza risorse per fare tutto quello che sarebbe giusto fare, è molto frustrante".
Anche altri esponenti della maggioranza di governo criticano la decisione della Cassazione, parlando di una sentenza che rischierebbe di creare un precedente pericoloso e che minerebbe la sovranità dello Stato nella gestione dei flussi migratori.
Durissimo Matteo Salvini, che all'epoca dei fatti contestati era a capo del Viminale. "Mi sembra un'altra invasione di campo indebita", dice il vicepremier e ministro delle Infrastrutture, che bolla la sentenza come "vergognosa" invitando i giudici della Cassazione a pagare di tasca loro: "Chiedere che siano i cittadini italiani a pagare per la difesa dei confini, di cui ero orgogliosamente protagonista, credo sia indegno".
Non ci sta la presidente della Corte di Cassazione Margherita Cassano, per la quale "sono inaccettabili gli insulti che mettono in discussione la divisione dei poteri su cui si fonda lo Stato di diritto". "Di inaccettabile c'è solo una sentenza che obbliga gli italiani, compresi disoccupati e pensionati, a pagare chi pretende di entrare in Italia senza permesso", replica la Lega.
Al termine del Cdm che dà il via libera al disegno di legge sul femminicidio - presieduto da remoto dalla premier Meloni, di ritorno da Bruxelles dopo una tappa al Cern di Ginevra - anche i ministri dell'Interno e della Giustizia, Matteo Piantedosi e Carlo Nordio, vengono sollecitati sulla questione.
Il titolare del Viminale (che all'epoca del caso Diciotti era capo di gabinetto di Salvini) non nasconde il proprio dissenso verso la decisione dei giudici: "Con profondo rispetto eseguiremo in qualche modo questa sentenza, in quanto è una sentenza della Cassazione, ma non la condivido affatto", chiarisce Piantedosi, ricordando il voto con cui il Senato "stabilì l'inesistenza del reato in quanto si perseguiva un superiore interesse pubblico".
Netto anche il guardasigilli Nordio, che mette in guardia dagli effetti potenzialmente "devastanti" legati alla sentenza della Cassazione: "Sappiamo che in Africa ci sono centinaia di migliaia di potenziali migranti, forse addirittura milioni, gestiti da organizzazioni criminali... Se producessimo il principio che queste persone, anche entrando illegalmente, hanno diritto a dei risarcimento finanziari, le nostre finanze andrebbero in rovina".
In seno alla maggioranza, nel frattempo, si continua a discutere del progetto di difesa europeo che giovedì ha incassato il via libera del Consiglio Ue straordinario, con il sì dell'Italia (anche se accompagnato da qualche riserva). "La linea del governo è compatta", rimarca Salvini, "non c'è nessuna ipotesi di invio di militari italiani, non c'è nessuna ipotesi di usare i fondi di coesione invece che per sviluppare i territori per comprare armi". Ma c'è chi nelle file di Fdi critica la posizione del leader leghista, che continua a bocciare il piano di riarmo targato Ursula von der Leyen: "Meloni finora ha trovato una sintesi nella maggioranza" sul tema della difesa europea, e la sua "è una leadership molto rispettata nella Ue", osserva il capo delegazione di Fdi all'Europarlamento, Carlo Fidanza.
"Il ragionamento di Salvini - aggiunge - non mi convince, non è l'unico a farlo: è un po' demagogico contrapporre le spese sociali al tema delle armi". Fonti della delegazione di Fratelli d'Italia al governo, interpellate dall'Adnkronos sulle esternazioni di Salvini, invitano alla "prudenza". Tuttavia, fanno trapelare con un certo pragmatismo, "esprimere qualche critica può essere utile per evitare di lasciare all'opposizione il monopolio del 'no'...". Martedì a Parigi ci sarà un vertice con i capi di Stato maggiore, convocato da Macron. Ai lavori parteciperà anche il generale Luciano Portolano, ma solo in veste di osservatore, puntualizzano fonti italiane, ribadendo la contrarietà del governo di Roma all'invio di truppe in Ucraina.
Roma, 7 mar (Adnkronos) - La riforma dei criteri di acceso alla facoltà di medicina, la commemorazione di Fulco Pratesi e la mozione di sfiducia al ministro della Giustizia Carlo Nordio sono alcuni dei temi al centro dei lavori parlamentari della prossima settimana.
Alla Camera si riprende lunedì 10 marzo, alle 13, con la discussione generale sul Ddl Giubileo, già approvato dal Senato; l'esame delle mozioni sull'uso delle Pfas e sulla reintroduzione del 'bonus Renzi' e quella sulla Convenzione sugli ausili marittimi (approvata dal Senato). Da martedì all'Odg dell'aula c'è, nel pomeriggio, l'esame della delega al governo sulla revisione delle modalità di accesso ai corsi di laurea in medicina e chirurgia, odontoiatria e veterinaria già approvata dal Senato. Mercoledì, dalle 9,30, la Camera deve esaminare la relazione della Giunta delle elezioni sull’elezione contestata della deputata Anna Laura Orrico (M5s) in Calabria. Poi, alle 16,15, è in programma la commemorazione di Fulco Pratesi.
Tra gli altri argomenti in calendario nella settimana ci sono anche le mozioni sul caro energia; la Pdl sulle intercettazioni già approvata in Senato previo esame e voto delle pregiudiziali di costituzionalità e di merito e la sfiducia al ministro della Giustizia Carlo Nordio presentata dalle opposizioni. Al Senato si riprende martedì alle 17 con il Ddl sulle spoglie delle vittime di omicidio e, a seguire, con il Ddl sulla responsabilità dei componenti del collegio sindacale, già approvato dalla Camera, e il Ddl sulle prestazioni sanitarie. Confermati i tradizionali appuntamenti, sia alla Camera che al Senato, con il Question time e gli atti di sindacato ispettivo.
Roma, 7 mar. (Adnkronos Salute) - "Nders Odv nasce con l'intento di dare un luogo sicuro a persone che hanno avuto esperienze di pre-morte, dove potersi raccontare e confrontare con chi ha avuto lo stesso tipo di esperienza in un ambiente sicuro e non giudicante. La maggiore criticità è che chi l'ha vissuta ha problemi, viene rifiutato dalla società. Non se ne può parlare. La morte è un tabù e l'esperienza di pre-morte è un tabù del tabù". Lo ha detto Davide De Alexandris, fondatore e presidente Nders Odv, in occasione del convegno 'Le esperienze di pre-morte (Nde). Fenomenologia e cambiamenti', che si è tenuto oggi a Roma presso il Centro Studi Americani.
"Sicuramente questo tabù è meno forte rispetto anni fa - prosegue De Alexandris - però il problema esiste. Nelle librerie, ad esempio, testi sulle esperienze di pre-morte sono al fianco a pubblicazioni su alieni e scie chimiche. Noi vorremmo che le esperienze di pre-morte fossero studiate e ci fosse un approccio scientifico orientato alla cura della persona".
Roma, 7 mar. (Adnkronos Salute) - "Oggi cerchiamo di trovare risposte scientifiche alle esperienze di pre-morte grazie a un gruppo multidisciplinare con fisici, medici e tutti quelli che possono dare una credibilità a questi fenomeni. Negli ultimi 10 anni 40mila persone hanno dichiarato di aver vissuto esperienze di pre-morte e la scienza deve fare la sua parte per dare concretezza a questi fenomeni, capirli e conoscerli. E' un obiettivo arduo, ma ci riusciremo". Lo ha detto Francesco Sepioni, medico di emergenza-urgenza della Asl Umbria 1 e autore del libro 'Al Confine con l'Aldilà', che ha moderato il convegno 'Le esperienze di pre-morte (Nde). Fenomenologia e cambiamenti'.
L'incontro, che si è tenuto a Roma presso il Centro Studi Americani, ha voluto affrontare un tema complesso e affascinante come quello delle esperienze di pre-morte (Near-death experiences, Nde), delle esperienze extracorporee (Out-of-Body experiences, Obe), non tralasciando la fenomenologia e i cambiamenti del soggetto successivamente all'esperienza in oggetto. Fenomeni che, pur essendo stati documentati in varie culture ed epoche storiche, continuano a suscitare grande interesse sia nel mondo scientifico che in quello religioso.
"Ci sono 3 casi documentati e comprovati a livello scientifico - spiega Sepioni - Uno, risalente al 2011, ha avuto come protagonista una persona intubata, priva di attività cardiaca e respiratoria, che incredibilmente ha visto e sentito la propria rianimazione. La persona, dopo essersi ripresa, ha raccontato le parole dei medici che lo rianimavano e ha perfino indicato dove era stata messa la protesi dentaria che un'infermiera aveva rimosso dalla sua bocca".
Roma, 7 mar (Adnkronos) - "È da leggere l"ordinanza n. 5992 depositata ieri dalle Sezioni Unite della Cassazione Civile. La restrizione della libertà personale avvenuta per giorni nell'agosto 2018 ai danni di 190 migranti che si trovavano a bordo della Nave Diciotti della Guardia Costiera italiana, per quanto possa non portare a una condanna penale, senz'altro rappresenta un illecito civile, avvenuto per colpa principalmente dell'allora ministro degli interni e vicepremier Matteo Salvini, urlatore ai quattro venti dello slogan dei "porti chiusi", portato avanti a spese dei diritti umani". Lo dice il senatore del Pd Dario Parrini.
"È per colpa delle scelte arbitrarie e disumane di Salvini che lo Stato deve pagare dei risarcimenti alle persone che hanno subito un danno. Eviti quindi Salvini, per il bene suo e nostro, di fare commenti-boomerang. E non sfugga alle sue responsabilità -prosegue Parrini-. E la Presidente del Consiglio impari a non calpestare una regola basilare della democrazia costituzionale: quella secondo la quale il potere esecutivo deve rispettare le sentenze del potere giudiziario, non attaccarle. Se non lo fa, commette un'indecenza".
Roma, 7 mar. (Adnkronos) - A1 Charge, leader nella progettazione, produzione, installazione e assistenza per le infrastrutture di ricarica elettrica, presenta a Key Energy Expo 2025 una gamma di soluzioni all’avanguardia per la mobilità sostenibile, dalle Wallbox AC fino alle potenti stazioni di ricarica ultra-fast da 400 kW. Tra le novità in esposizione: Wallbox AC 1/3ph, perfette per installazioni domestiche e commerciali; Tower Ac Dc dual 20/30/60 kW, una soluzione flessibile per diverse necessità di ricarica; PoleBox, il rivoluzionario dispositivo di EVywhere, startup di Corporate Hangar del Gruppo Prysmian, che trasforma l’illuminazione pubblica esistente in un’infrastruttura di ricarica intelligente; stazioni di ricarica ultra-fast da 90 kW fino a 400 kW, disponibili sia in versione all-in-one che con dispenser, con accumuli da rinnovabili o dalla rete, con il supporto di StarCharge leader mondiale nel settore degli accumuli.
A1 Charge non si limita alla fornitura di soluzioni di ricarica, ma supporta i clienti con programmi di formazione e teaching per installatori e utenti finali. I sistemi sono connessi via Ocpp e Bus proprietari, permettendo il controllo da remoto e sfruttando le potenzialità dell’IoT per una gestione intelligente ed efficiente. L’impegno di A1 Charge per la sostenibilità si concretizza nell’offerta di servizi di remanufacturing, garantendo riparabilità, rigenero e riutilizzo delle apparecchiature, in linea con i target europei accedendo al futuro passaporto digitale dei prodotti.
A1 Charge è orgogliosa di avere tra i partner della propria Technology Valley un’eccellenza italiana come Barilla Group, con cui condivide valori di qualità, innovazione e sostenibilità. Tutto ciò si sposa con i concetti di Cer Comunità energetica atti a creare e generare opportunità.
Roma, 7 mar (Adnkronos) - "A chi continua a chiedermi come posso esser certo che l’articolo 25 sia stato scritto su misura per Musk la risposta è semplice. Perché lo ha ammesso lui stesso, condividendo questo tweet. Avanti a testa alta per difendere interesse nazionale e dignità del Parlamento. Ddlspazio". Lo scrive sui social il deputato del Pd Andrea Casu rilanciando un tweet di Elon Musk.