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Caso Barilla: cari gay, è il momento di crescere

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I nemici più pericolosi dei gay italiani, spesso, sono i gay stessi. Non è la prima volta che si conferma questo assioma, ma l’ultimo caso in ordine di tempo è davvero emblematico. Guido Barilla, sfruculiato come di consueto dai rovistatori di “monnezza” Cruciani e Parenzo, l’ha sparata grossa, non ha collegato bocca e cervello e ha provocato un danno non da poco al suo marchio.

Detto ciò, la reazione isterica e incontrollata della comunità gay, o almeno delle sue propaggini sul web, è persino più fastidiosa. È partito il boicottaggio alla pasta più famosa del mondo, con i leader tradizionali del movimento LGBT pronti a mettersi in prima fila (causa ricerca di visibilità narcisistica e tradizionalmente rainbow) e a fomentare gli istinti più bassi di gente che per 364 giorni l’anno se ne infischia della “causa” e dei diritti civili (come biasimarli? Miley Cyrus e Madonna rubano molto tempo) e poi si lanciano in strampalate crociate politically correct per censurare un’opinione, per quanto stupida e insopportabile.

Che poi, santo cielo, per anni abbiamo sfottuto l’archetipo familiare del Mulino Bianco, fasullo e di plastica, e adesso cosa facciamo? Bramiamo per diventarne parte integrante. No, non capisco e non mi adeguo. Sembra tutto così banalmente “volpe e uva” che si stenta a crederci.

Piuttosto, i gay italiani (e i loro fallimentari leader) pensino a far lobby sulle cose serie. La smettano, una volta per tutte, di dipingere se stessi come indifesi agnellini circondati da un branco di lupi sporchi e cattivi. Non lo sono, non più. Facciano lobby, dicevamo, su argomenti di ben altra priorità, a cominciare da un matrimonio egualitario che è lontano anni luce dall’orizzonte italiano.

Non se ne può più di polemiche del genere, e non si illudano che il can can onanistico dei soliti noti sui social network incida su chissà cosa. È uno sterile esercizio narcisistico di chi non riesce a incidere su altre cose e si getta a capofitto su battaglie di retroguardia che fanno sorridere amaramente (e con un pizzico di pena). Cari gay, è il momento di crescere.

Ed è già troppo tardi, in realtà, perché mentre nel mondo ci si sposa e si adottano bambini, noi siamo qui a discutere di farfalle e fusilli. Peccato.

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