A chi lo definisce leader dei NoTav Alberto Perino risponde stizzito: “Qui in Valsusa non ci sono capi, ognuno è il leader di se stesso”. Ciononostante non c’è informazione o decisione riguardante il movimento che non passi per le mani del ex bancario di Condove. Ed è proprio questa sua capacità di raccogliere intorno a sé e mediare tra le anime diverse dei NoTav che lo ha reso il volto più conosciuto della Valsusa. Perino si definisce un gandhiano, un nonviolento. Ed è stata la stessa giustizia italiana a riconoscerlo come tale. Nel marzo 1971 Perino, con altre sette persone, viene accusato di vilipendio e istigazione alla diserzione.
Gli otto si erano attaccati al collo un cartello dove era scritto: “Ho fatto il militare e me ne vergogno”. Per l’accusa si tratta di un invito a disertare, per gli attivisti di un gesto a favore del servizio civile. Dopo oltre 6 anni gli imputati vengono assolti in Corte d’Appello “per non aver commesso i fatti o perché questi non sono reato”. La sentenza trasforma gli otto pacifisti in un punto di riferimento nella lotta nonviolenta italiana. Durante gli anni del processo Perino lavora in banca e nel 1974 diventa sindacalista Cisl, per la quale ricopre il ruolo di segretario generale dei bancari fino al 1982. Verso la fine degli anni ottanta nasce in Valsusa il movimento contro l’alta velocità a cui Perino aderisce fin dalla prima ora. Il lavoro di sensibilizzazione è capillare. Ogni paesino della valle organizza il suo comitato e migliaia di serate informative. Perino è presente, informato e carismatico.
È solo nel 2005 che il movimento NoTav ottiene visibilità nazionale. A Venaus devono iniziare i lavori per il tunnel geognostico, quello che viene scavato in questi mesi alla Maddalena di Chiomonte. Perino è tra gli organizzatori di un presidio che diventerà teatro di duri scontri con le forze dell’ordine. Il movimento NoTav riporta la sua più grande vittoria: gli scavi del tunnel geognostico non si faranno a Venaus e lui diventa la faccia pubblica del movimento, risulta il più accreditato per parlare con la stampa. La stessa situazione sembra ripetersi nel giugno del 2011 quando viene individuato a Chiomonte il sito per iniziare i lavori della galleria di servizio. Parte quindi una nuova fase per il movimento che sembra portare la firma dell’ex sindacalista: cominciano una serie di attività di disobbedienza civile. Sono oltre mille i NoTav che acquistano collettivamente un fazzoletto di terra proprio dove dovrebbe sorgere il cantiere. Questo servirà a rallentare i lavori, infatti gli uffici giudiziari dovranno inviare migliaia di lettere per effettuare gli espropri. Per Perino una delle più grandi dimostrazioni di forza delle azioni nonviolente.
Tutto avviene senza che ci sia la necessità di affermare l’idea di un uomo solo al comando. “Le decisioni vengono prese in assemblea”, ripete ai giornalisti che chiedono quali saranno le nuove mosse del movimento. Ed è proprio alle assemblee che Perino afferma la sua leadership, parla fitto, quasi sempre all’inizio, attacca senza mezzi termini la politica: prima Berlusconi, poi la sinistra e anche i tecnici “che non sanno nemmeno dire il Tav. Continuano a ripetere la Tav, ma cos’è una trena?”. La procura di Torino inizia le attività investigative sugli scontri dell’estate del 2011, Perino viene coinvolto in diversi processi, sotto accusa sono soprattutto le sue parole. Che per i magistrati suonano, sempre più spesso, come incentivo alla violenza. Nelle grandi manifestazioni di piazza Perino è sempre tra i primi, solitamente a una certa distanza dagli amministratori locali, ma nelle notti degli “assalti” al cantiere non si vede: “Ci vogliono caviglie buone per queste montagne”.
A febbraio 2012 Perino organizza l’occupazione dell’autostrada A32. Durante lo sgombero, in una carica della polizia, si rompe un polso. “Una manganellata”, racconterà nei giorni successivi. Per alcuni osservatori questo è di momento di massima visibilità dell’attivista NoTav. Mentre si stanno formando le liste del M5s trapela la notizia che Grillo avrebbe individuato in Perino il volto adatto per guidare il partito in Parlamento. “Non voglio nemmeno commentare – ha detto-. Non ho mai fatto politica, non ho intenzione di candidarmi ad alcunché. La politica la faccio nel movimento”. Con il comico genovese c’è però un sodalizio, i due si conoscono da tempo e sono imputati assieme in un processo a Torino per la rimozione dei sigilli per il sequestro della baita nei pressi del cantiere dell’alta velocità. Il M5s fa il pieno di voti in Valsusa con punte oltre il 40%. Negli ultimi mesi Perino si vede meno, si tiene lontano dai grandi palcoscenici, ma parla, anche lui con un videomessaggio e nelle assemblee pubbliche del movimento. “Il sabotaggio era accettato da Gandhi”, dice dal palco in una sala strapiena di Susa. “È uno degli strumenti della lotta nonviolenta, della guerriglia ambientale”.
Cronaca
NoTav: ecco chi è Alberto Perino, leader del movimento in Valsusa
Ha lavorato in banca e nel 1974 diventa sindacalista Cisl, per la quale ricopre il ruolo di segretario generale dei bancari fino al 1982. Dal 2005 è il volto di chi protesta contro l'alta velocità. Si definisce "gandhiano" e, nonostante la proposta del M5S, declina l'offerta di entrare in politica
A chi lo definisce leader dei NoTav Alberto Perino risponde stizzito: “Qui in Valsusa non ci sono capi, ognuno è il leader di se stesso”. Ciononostante non c’è informazione o decisione riguardante il movimento che non passi per le mani del ex bancario di Condove. Ed è proprio questa sua capacità di raccogliere intorno a sé e mediare tra le anime diverse dei NoTav che lo ha reso il volto più conosciuto della Valsusa. Perino si definisce un gandhiano, un nonviolento. Ed è stata la stessa giustizia italiana a riconoscerlo come tale. Nel marzo 1971 Perino, con altre sette persone, viene accusato di vilipendio e istigazione alla diserzione.
Gli otto si erano attaccati al collo un cartello dove era scritto: “Ho fatto il militare e me ne vergogno”. Per l’accusa si tratta di un invito a disertare, per gli attivisti di un gesto a favore del servizio civile. Dopo oltre 6 anni gli imputati vengono assolti in Corte d’Appello “per non aver commesso i fatti o perché questi non sono reato”. La sentenza trasforma gli otto pacifisti in un punto di riferimento nella lotta nonviolenta italiana. Durante gli anni del processo Perino lavora in banca e nel 1974 diventa sindacalista Cisl, per la quale ricopre il ruolo di segretario generale dei bancari fino al 1982. Verso la fine degli anni ottanta nasce in Valsusa il movimento contro l’alta velocità a cui Perino aderisce fin dalla prima ora. Il lavoro di sensibilizzazione è capillare. Ogni paesino della valle organizza il suo comitato e migliaia di serate informative. Perino è presente, informato e carismatico.
È solo nel 2005 che il movimento NoTav ottiene visibilità nazionale. A Venaus devono iniziare i lavori per il tunnel geognostico, quello che viene scavato in questi mesi alla Maddalena di Chiomonte. Perino è tra gli organizzatori di un presidio che diventerà teatro di duri scontri con le forze dell’ordine. Il movimento NoTav riporta la sua più grande vittoria: gli scavi del tunnel geognostico non si faranno a Venaus e lui diventa la faccia pubblica del movimento, risulta il più accreditato per parlare con la stampa. La stessa situazione sembra ripetersi nel giugno del 2011 quando viene individuato a Chiomonte il sito per iniziare i lavori della galleria di servizio. Parte quindi una nuova fase per il movimento che sembra portare la firma dell’ex sindacalista: cominciano una serie di attività di disobbedienza civile. Sono oltre mille i NoTav che acquistano collettivamente un fazzoletto di terra proprio dove dovrebbe sorgere il cantiere. Questo servirà a rallentare i lavori, infatti gli uffici giudiziari dovranno inviare migliaia di lettere per effettuare gli espropri. Per Perino una delle più grandi dimostrazioni di forza delle azioni nonviolente.
Tutto avviene senza che ci sia la necessità di affermare l’idea di un uomo solo al comando. “Le decisioni vengono prese in assemblea”, ripete ai giornalisti che chiedono quali saranno le nuove mosse del movimento. Ed è proprio alle assemblee che Perino afferma la sua leadership, parla fitto, quasi sempre all’inizio, attacca senza mezzi termini la politica: prima Berlusconi, poi la sinistra e anche i tecnici “che non sanno nemmeno dire il Tav. Continuano a ripetere la Tav, ma cos’è una trena?”. La procura di Torino inizia le attività investigative sugli scontri dell’estate del 2011, Perino viene coinvolto in diversi processi, sotto accusa sono soprattutto le sue parole. Che per i magistrati suonano, sempre più spesso, come incentivo alla violenza. Nelle grandi manifestazioni di piazza Perino è sempre tra i primi, solitamente a una certa distanza dagli amministratori locali, ma nelle notti degli “assalti” al cantiere non si vede: “Ci vogliono caviglie buone per queste montagne”.
A febbraio 2012 Perino organizza l’occupazione dell’autostrada A32. Durante lo sgombero, in una carica della polizia, si rompe un polso. “Una manganellata”, racconterà nei giorni successivi. Per alcuni osservatori questo è di momento di massima visibilità dell’attivista NoTav. Mentre si stanno formando le liste del M5s trapela la notizia che Grillo avrebbe individuato in Perino il volto adatto per guidare il partito in Parlamento. “Non voglio nemmeno commentare – ha detto-. Non ho mai fatto politica, non ho intenzione di candidarmi ad alcunché. La politica la faccio nel movimento”. Con il comico genovese c’è però un sodalizio, i due si conoscono da tempo e sono imputati assieme in un processo a Torino per la rimozione dei sigilli per il sequestro della baita nei pressi del cantiere dell’alta velocità. Il M5s fa il pieno di voti in Valsusa con punte oltre il 40%. Negli ultimi mesi Perino si vede meno, si tiene lontano dai grandi palcoscenici, ma parla, anche lui con un videomessaggio e nelle assemblee pubbliche del movimento. “Il sabotaggio era accettato da Gandhi”, dice dal palco in una sala strapiena di Susa. “È uno degli strumenti della lotta nonviolenta, della guerriglia ambientale”.
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Genova, 18 mar. (Adnkronos) - Tragedia nella notte a Genova in via Galliano, nel quartiere di Sestri Ponente, dove un ragazzo di 29 anni è morto in un incendio nell'appartamento in cui abitava. L'incendio ha coinvolto 15 persone di cui quattro rimaste ferite, la più grave la madre del 29enne, ricoverata in codice rosso al San Martino. Altre tre persone sono state ricoverate in codice giallo all'ospedale di Villa Scassi. Sul posto la polizia che indaga sulla dinamica.
Dalle prime informazioni si sarebbe trattato di un gesto volontario del giovane che si sarebbe dato fuoco.
Milano, 17 mar. (Adnkronos Salute) - Bergamo, 18 marzo 2020: una lunga colonna di camion militari sfila nella notte. Sono una decina in una città spettrale, le strade svuotate dal lockdown decretato ormai in tutta Italia per provare ad arginare i contagi. A bordo di ciascun veicolo ci sono le bare delle vittime di un virus prima di allora sconosciuto, Sars-CoV-2, in uscita dal Cimitero monumentale.
Quell'immagine - dalla città divenuta uno degli epicentri della prima, tragica ondata di Covid - farà il giro del mondo diventando uno dei simboli iconici della pandemia. Il convoglio imboccava la circonvallazione direzione autostrada, per raggiungere le città italiane che in quei giorni drammatici accettarono di accogliere i defunti destinati alla cremazione. Gli impianti orobici non bastavano più, i morti erano troppi. Sono passati 5 anni da quegli scatti che hanno sconvolto l'Italia, un anniversario tondo che si celebrerà domani. Perché il 18 marzo, il giorno delle bare di Bergamo, è diventato la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'epidemia di coronavirus.
La ricorrenza, istituita il 17 marzo 2021, verrà onorata anche quest'anno. I vescovi della regione hanno annunciato che "le campane di tutti i campanili della Lombardia" suoneranno "a lutto alle 12 di martedì 18 marzo" per "invitare al ricordo, alla preghiera e alla speranza". "A 5 anni dalla fase più acuta della pandemia continuiamo a pregare e a invitare a pregare per i morti e per le famiglie", e "perché tutti possiamo trovare buone ragioni per superare la sofferenza senza dimenticare la lezione di quella tragedia". A Bergamo il punto di partenza delle celebrazioni previste per domani sarà sempre lo stesso: il Cimitero Monumentale, la chiesa di Ognissanti. Si torna dove partirono i camion, per non dimenticare. Esattamente 2 mesi fa, il Comune si era ritrovato a dover precisare numeri e destinazioni di quei veicoli militari con il loro triste carico, ferita mai chiusa, per sgombrare il campo da qualunque eventuale revisione storica. I camion che quel 18 marzo 2020 partirono dal cimitero di Bergamo furono 8 "con 73 persone, divisi in tre carovane: una verso Bologna con 34 defunti, una verso Modena con 31 defunti e una a Varese con 8 defunti".
E la cerimonia dei 5 anni, alla quale sarà presente il ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli, sarà ispirata proprio al tema della memoria e a quello della 'scoperta'. La memoria, ha spiegato nei giorni scorsi l'amministrazione comunale di Bergamo, "come atto necessario per onorare e rispettare chi non c'è più e quanto vissuto". La scoperta "come necessità di rielaborare, in una dimensione di comunità la più ampia possibile, l'esperienza collettiva e individuale che il Covid ha rappresentato".
Quest'anno è stato progettato un percorso che attraversa "tre luoghi particolarmente significativi per la città": oltre al Cimitero monumentale, Palazzo Frizzoni che ospiterà il racconto dei cittadini con le testimonianze raccolte in un podcast e il Bosco della Memoria (Parco della Trucca) che esalterà "le parole delle giovani generazioni attraverso un'azione di memoria". La Chiesa di Ognissanti sarà svuotata dai banchi "per rievocare la stessa situazione che nel 2020 la vide trasformata in una camera mortuaria". Installazioni, mostre fotografiche, momenti di ascolto e partecipazione attiva, sono le iniziative scelte per ricordare. Perché la memoria, come evidenziato nella presentazione della Giornata, "è la base per ricostruire".
Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.