I ghiacci si sciolgono. L’atmosfera e gli oceani si surriscaldano. Il livello dei mari s’innalza. Le emissioni di anidride carbonica aumentano. E l’uomo non è spettatore passivo di questi mutamenti. La conferma arriva da Stoccolma, dove è stato presentato il sommario per i decisori politici del quinto Rapporto sui cambiamenti climatici dell’Intergovernmental panel on climate change (Ipcc) dell’Onu. Il testo completo sarà pubblicato on line nei prossimi giorni sul sito dell’Ipcc. Si tratta della prima parte, incentrata sulle “Basi scientifiche del cambiamento climatico”, di un Rapporto molto atteso, le cui rimanenti due sezioni – dedicate a impatti, adattamento e vulnerabilità dei sistemi ambientali e sociali rispetto al cambiamento climatico, e alle strategie di mitigazione – saranno rese note, rispettivamente, a marzo e ad aprile del prossimo anno, mentre la sintesi finale è attesa per l’ottobre del 2014.
Gli scienziati dell’Ipcc – 209 autori principali e 50 curatori, due gruppi di cui fanno parte anche quattro ricercatori italiani, 600 che hanno inviato contributi e oltre 1500 revisori di 39 differenti Nazioni -, dopo aver analizzato più di 9000 pubblicazioni sulle basi fisiche della scienza del clima, sono sempre più convinti del surriscaldamento della Terra e del ruolo centrale delle attività umane nell’innalzamento delle temperature medie del Pianeta. “Il riscaldamento è inequivocabile e dal 1950 molti dei mutamenti osservati sono senza precedenti su una scala temporale che va dalle decine di anni ai millenni”, si legge nel Rapporto. “Il nuovo Rapporto conferma le tendenze sui cambiamenti climatici in atto – spiega Maria Cristina Facchini, dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Isac-Cnr) di Bologna, tra gli autori del volume. – In particolare, mette in risalto l’aumento della temperatura dell’atmosfera e degli oceani, l’incremento del livello dei mari, cresciuti in media di 19 cm tra il 1901 e il 2010, e la diminuzione dell’estensione e del volume dei ghiacci terrestri, sia artici che antartici, riscontrati sin dal 1950. Per quanto riguarda le temperature atmosferiche – precisa Facchini – ciascuno degli ultimi tre decenni è stato più caldo dei precedenti e il primo decennio del 21esimo secolo è stato il più caldo in assoluto dal 1850. Dall’inizio del secolo scorso, infatti, la temperatura media della Terra è cresciuta di 0.89 gradi Celsius”. Sul banco degli imputati l’anidride carbonica (CO2) – che quest’anno ha superato la soglia record in atmosfera di 400 parti per milione (ppm) – considerata il principale gas serra, insieme a metano e ossido di azoto. “La concentrazione di CO2 nell’atmosfera – sottolinea Sandro Fuzzi, ricercatore del Cnr e tra i curatori del Rapporto – è cresciuta più del 20% rispetto al 1958 e di circa il 40% dal 1750”.
Ma a chi attribuire la responsabilità di questi mutamenti? Nel precedente Rapporto del 2007 che è valso, non senza accese polemiche, il Nobel per la pace al Panel dell’Onu insieme ad Al Gore, autore di un documentario sul Global warming, si affermava che “la maggior parte dell’aumento osservato nelle temperature medie dalla metà del 20esimo secolo è molto probabilmente dovuto all’aumento della concentrazione dei gas serra di origine antropica”. In quest’ultimo lavoro, le dichiarazioni sono meno evasive e si passa dal “probabile” al più assertivo “estremamente probabile”: il Panel si dice “certo al 95-100% che l’influenza umana sul clima, in particolare l’uso di combustibili fossili e la deforestazione, abbia causato più della metà dell’aumento delle temperature medie superficiali osservato tra il 1951 e il 2010”. La stessa percentuale, per inciso, che collega come relazione di causa-effetto il fumo all’insorgenza di tumori.
Molte le questioni ancora aperte e gli aspetti contraddittori. Una delle più dibattute è il record delle temperature registrato nel 1998, tutt’ora mai eguagliato. Come si giustifica questo fenomeno? Una delle possibili spiegazioni, secondo i climatologi, chiama in causa il ruolo degli oceani come accumulatori di calore. Altro punto critico, come sottolinea la rivista Nature in un lungo speciale sul clima, è che il rapporto non tiene conto degli ultimissimi studi e su questi potrebbe non essere preparato a rispondere ai decisori politici.
Le prospettive future sono tutt’altro che rassicuranti. “Le proiezioni climatiche mostrano che entro la fine del secolo la temperatura globale superficiale del Pianeta potrebbe essere di un grado e mezzo superiore al periodo 1850-1900 – sottolinea Sergio Castellari, del Centro Euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici, Focal point Ipcc per l’Italia -. Senza adeguati interventi di mitigazione delle emissioni di gas serra, pertanto, l’incremento potrebbe anche superare i 5 gradi Celsius rispetto ai livelli pre-industriali”.
La palla adesso passa alla politica. “Abbiamo fornito informazioni scientifiche precise e siamo certi che le persone razionali nei Governi e in tutto il mondo potranno vedere nel merito il lavoro che è stato fatto e perché è il caso di intraprendere un’azione per il clima – commenta Rajendra Pachauri, presidente dell’Ipcc -. La decisione finale sulla missione dell’Ipcc e sul futuro dei successivi rapporti sul clima spetta, tuttavia, ai Governi”.