Lo aveva già fatto con molti giudici, ma adesso il Cavaliere ci prova anche con i colleghi senatori che dovranno ratificare la sua decadenza: la ricusazione. A cinque giorni dalla riunione di Giunta il senatore Silvio Berlusconi ha depositato nella segreteria della Giunta delle Elezioni e delle Immunità parlamentari del Senato la propria memoria difensiva, ma quello che dovrebbe essere uno strumento per difendere le proprie ragioni si trasforma in un attacco in particolare con il presidente Dario Stefàno (Sel) e altri nove senatori. Nel documento di 26 pagine si chiedono le dimissioni dei senatori che hanno già espresso una posizione e, in subordine, la sospensione del giudizio e la ricusazione. Il Cavaliere non si presenterà in aula: “Nessuna utilità vi potrebbe essere nel partecipare a un giudizio del quale si sia già previamente conosciuta la sua conclusione. La presenza delle parti, dell’interessato o di un avvocato non sarebbe che una mera sceneggiata in un copione già ampiamente scritto”. Berlusconi cita la Costituzione, ma soprattutto sostiene che essendoci una camera di consiglio anche quello che non è “un processo penale” deve seguire le regole del “giusto processo” e tra queste c’è quella che prevede che “l’interessato debba trovarsi davanti a un giudice terzo e imparziale”. Citando varie sentenze Berlusconi chiede che si attenda la decisione della Corte di Giustizia europea (dove la difesa ha presentato un ricorso, depositato in Giunta) e che quindi si sospendano i lavori della Giunta stessa.
Con la richiesta di intervento della Giunta per il regolamento per la ricusazione è quindi a forte rischio la conclusione dei lavori della Giunta il 4 ottobre. Ora la Giunta per il regolamento si dovrà riunire per valutare nel merito. Proprio il senatore Stefàno in qualità di presidente aveva accolto con soddisfazione la presentazione del documento: “Spero che questa scelta del senatore Berlusconi possa servire a svelenire il clima. Presentare una memoria difensiva, nel rispetto dei termini regolamentari, mi auguro che indichi la scelta, nel solco della strada sinora tracciata e seguita nei lavori della Giunta di tutelare – aveva detto – le proprie ragioni nella sede istituzionale propria e nell’ambito delle prescritte procedure. Ho chiesto e ottenuto dal presidente Grasso – ha continuato Stefàno – l’autorizzazione alla diretta audio-video della seduta pubblica del 4 ottobre, anche perché le ragioni della difesa possano essere conosciute direttamente da tutti, dai cittadini e dalla stessa comunità dei giuristi. Il mio auspicio – ha concluso – è che si possa proseguire a lavorare con serenità e con l’impegno responsabile di tutti, a partire da me quale presidente della giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari” .
Nel documento quindi viene chiesta la ricusazione dei membri della Giunta e vengono rivolte critiche di mancanza di imparzialità nei confronti dei componenti della Giunta, per primi sarebbero citati il presidente appunto e il capogruppo del M5S in Giunta Mario Giarrusso. Nella memoria si ribadisce l’obbligo dei relatori di non esprimere giudizi diretti o indiretti, anche a mezzo stampa. Nella relazione, datata 28 settembre e firmata da Silvio Berlusconi, il Cavaliere chiede le dimissioni dei senatori, membri della Giunta, Stefàno, Pezzopane, Pagliari, Buccarella, Casson, Crimi Cucca, Fucksia e Moscardelli per aver manifestato il proprio pensiero. Nel documento presentato questa mattina in Giunta, il leader del Pdl, qualora non ci fossero le dimissioni volontarie dei commissari citati, chiede che la documentazione venga inviata alla Giunta per il regolamento del Senato che dovrà decidere sulla “astensione e ricusazione” dei membri che hanno reso palese la loro intenzione di voto prima che la giunta si esprimesse, e dunque della loro sostituzione. La Giunta è composta da 22 senatori più il presidente e il bilancino è a sfavore di Berlusconi per almeno 15 voti: quelli del Pd e quelli del M5S.
“Il senatore Cassone non solo già anticipava che voterà per la decadenza – scrive nella memoria il leader del Pdl – ma negava il ruolo di terzietà della Giunta affermando testualmente che trattasi di ‘organismo politico’ con ciò vanificandone ogni ragion d’essere. Addirittura il Movimento 5 Stelle ha prospettato più volte una posizione comune di tutto il gruppo a favore dell’immediata decadenza, sottolineando quindi trattarsi di una decisione politica. Anche la senatrice Pezzopane e il senatore Pagliaro (entrambi Pd, ndr) più volte hanno espresso pubblicamente di aver già deciso di votare per la decadenza”. Berlusconi ritorna anche sulla tesi della legge Severino, approvata nel dicembre dell’anno scorso, successivamente ai reati contestati ma precedente alla sentenza definitiva della Cassazione il 1° agosto scorso. Secondo il Cavaliere che si richiama al parere di uno dei costituzionalisti che hanno firmato i sei pareri pro veritate l’effetto della legge è “penale” e deve essere considerata “una vera e propria pena accessoria … come tale integrativa, ma non cumulabile con la identica pena accessoria pronunciata in seguito a giudizio penale”. La norma quindi secondo la tesi dell’ex premier “ha un evidente carattere retroattivo in quanto da essa discende un limite all’elettorato passivo che non era previsto dall’ordinamento al momento in cui i fatti furono commessi”.
Nella compagine di senatori c’è anche chi pensa che la legge Severino non possa essere retroattiva: “Perseverare nel far dipendere la decadenza di Silvio Berlusconi dalla legge Severino – dichiarato il senatore Enrico Buemi, capogruppo Psi – vuol dire rischiare di incorrere in un possibile invalidamento da parte della Corte di Strasburgo, cui Berlusconi ha fatto ricorso. Tanto più che, nello suo stesso collegio elettorale molisano, Marcello Miniscalco, segretario regionale Psi, dichiarato incandidabile alle ultime regionali per una condanna passata in giudicato nel 2001, ha già presentato un analogo ricorso alla Cedu. Se le ragioni di Miniscalco venissero accolte da Strasburgo – ha continuato Buemi – anche l’incandidabilità di Berlusconi potrebbe essere invalidata. Per uscire da questo cortocircuito, l’Operazione Concordia da me suggerita in Giunta, che collega la decadenza di Berlusconi all’imminente interdizione della Corte d’Appello di Milano, è l’unica via certa e giuridicamente corretta”.
Che la Severino vada modificata noi del Psi ne siamo certi – conclude Buemi – tanto che abbiamo già presentato in Parlamento una Proposta di Legge di modifica. Per queste ragioni, Miniscalco si è rivolto al Presidente del Senato, Pietro Grasso, al Presidente della Giunta delle Elezioni e delle Immunità parlamentari, Dario Stéfano e al Presidente del Comitato della Giunta di cui all’articolo 18 del Regolamento, Stefania Pezzopane, per invitarli a riflettere sul possibile accoglimento del suo ricorso alla Cedu che farebbe da apripista a Berlusconi e invitarli a intervenire perché la Giunta percorra, a scanso di equivoci, la via maestra, quella prevista dalla procedura ex art 18 del regolamento della giunta”.
Sono 23 senatori che dovranno esprimersi; anche se sostanzialmente le loro intenzioni di voto sono palesi da giorni. Se la Giunta riuscirà a procedere con la votazione Stefano voterà sì alla decadenza, i vicepresidenti Stefania Pezzopane (Pd), sì Giacomo Caliendo (PdL) no. Sono per la perdita del seggio anche i segretari Isabella De Monte (Pd) e Benedetto Della Vedova (Sc). Maria Elisabetta Alberti Casellati (PdL), l’ex relatore Andrea Augello (Pdl), Nico D’Ascola (Pdl) e Mario Ferrara (Gal), Lucio Malana (PdL) e Carlo Giovanardi (Pdl) che si è rifiutato di firmare le dimissioni da senatore, Erika Stefani (Lega) voteranno no. Sono per la decadenza tutto il gruppo del M5S Maurizio Buccarella, Vito Crimi, Serenella Fucksia, Michele Giarrusso. Per la decadenza i democratici Felice Casson, Giuseppe Cucca, Rosanna Filippin, Doris Lo Moro, Claudio Moscardelli, Giorgio Pagliari. Buemi, dato per incerto, fino a pochi giorni fa potrebbe invece votare contro la perdita dello scranno a Palazzo Madama per Berlusconi.