Era una notte buia e tempestosa, e il taxista che ci preleva alla stazione rodoviaria di Montevideo ci mette subito del suo. “Non uscite quando diventa buio, non superate questa strada, non attraversate questa piazza…muy peligro in questa città anche di giorno…per ogni spostamento usate un taxi”. Vanta origini italiane e se la cava con la nostra lingua; i suoi avvertimenti, urlati da dietro il vetro antisfondamento che separa il sedile posteriore da quello anteriore, assomigliano molto a quelli già sentiti dai suoi colleghi brasiliani. Ma noi, dopo avere passeggiato senza problemi per Porto Alegre anche fino a tardi, cominciamo a chiederci se in tanto allarmismo non ci sia anche un po’ di marketing: “Non uscite mai senza taxi. Parola di taxista”. Ci piacerebbe verificare fin dalla mattina seguente, visto che abbiamo solo un giorno e mezzo per restare nella capitale dell’Uruguay, ma è impossibile. Di uscire a piedi, con il nostro guardaroba hawayano e la pioggia che è quasi nevischio, non se ne parla. Oltre il piazzale dell’hotel, l’oceano arrabbiato,”il mare giallo della portentosa dovizia del fiume”, con i gabbiani che fanno surplace giocando con le raffiche. Anche i taxi non arrivano, così nasce la solidarietà tra sequestrati alberghieri e con l’andare del tempo nella hall ci si conosce un po’ tutti; ci sono anche i componenti di una band argentina, i Tam Bionic (Youtube svela che fanno un rock pop molto interessante, venato di melodie arabeggianti); ricordano un po’ i Dissidenten, un complesso tedesco-marocchino degli anni ottanta, e in Pietro la mai sopita nostalgia di Cefchauen riprende vigore. Quando abbiamo qualcosa nel cuore, ci sembra di vederlo dappertutto.
Grazie a un pulmino privato i Tam Bionic riescono a evadere dalla prigione di pioggia. Noi dovremo aspettare ancora per parecchio, e ne approfittiamo per metterci alla faticosa ricerca su internet di un quarto a buon mercato, l’appartamentino che a partire dall’indomani sera ci dovrà ospitare a Buenos Aires. Solo alla mattina del secondo giorno potremo scoprire com’è Montevideo: una città dall’aria europea, e perfino mitteleuropea, al punto che, se le città fossero libri -e un po’ lo sono-, non sfigurerebbe nel catalogo della casa editrice Adelphi. Pioggerella londinese, caffetterie viennesi (“L’Oro del Reno”), grandi viali alberati vagamente parigini senza marchi global ma con boutique dai nomi inglesi, una quantità ammirevole di librerie e perfino un David di Michelangelo piazzato di fronte a un ministero (foto 1). E i mondevideanos? Cortesi ma riservati, vitali ma disincantati; non così lontani dalla gente di Dublino, così come li ha raccontati Mario Benedetti (foto 2).
Sembra una città in esilio nel suo continente, Montevideo; e come accade agli esiliati, vi s’intravede un’idea di vecchia Europa meglio conservata che nell’Europa stessa, ormai vittima del trash globale; un fascino retro presente anche nella nostra camera d’albergo anni Cinquanta, e perfino nel frigobar, dove prende il fresco la bottiglia da mezzo litro dell’acqua minerale Salus.
Peccato doversene andare subito, ma il tempo stringe. Domani di buon mattino dobbiamo presentarci al porto di Buenos Aires per l’annunciato sbarco della Rabmobile. Umidi dentro e imbacuccati alla bellemeglio, ci imbarchiamo sull’ennesimo onibus, quello che in poco meno di tre ore ci porterà a Colonia del Sacramento; da qui con una nave veloce si attraversa il fiume Paranà e in poco più di un’ora si arriva direttamente nella capitale argentina. Il cielo si è aperto, finalmente. La pampa, ora, è decisamente più verde e il pomeriggio è quasi azzurro. Anche le mucche hanno cambiato aspetto: non più tutte marroni ma molto più eleganti, pezzate a macchie bianche e marroncine, uguali alla celebre mucca dei Pink Floyd (foto 4).
Nella nazione più europea del Sudamerica non poteva mancare un tocco di Svizzera.
All’imbarco tutto fila liscio, possiamo perfino liberarci della sciarpa da pochi pesos acquistata in mattinata come pronto soccorso. La doganiera a cui tendiamo il passaporto sorridenti ci sorride a sua volta, ci sorride, ci sorride…Non smette di sorridere perché continua a sfogliare le pagine del passaporto senza riuscire a trovare il visto di ingresso in Uruguay. Pian piano il sorriso si va trasformando in una smorfia perplessa. Dove diavolo è quel visto?
Prima che ce lo chieda, glielo diciamo noi. Il visto non lo trova perché non c’è. E con tipica fioritura italo-melodrammatica le raccontiamo del nostro avventuroso passaggio di due giorni prima oltre il fiume Rio Branco, nel pieno del fortunale. La doganiera prima spera di aver capito male (cosa probabile, visto il nostro spagnolo maccheronico), ma poi è perentoria. Il sorriso è diventato una maschera di ghiaccio: senza il visto di ingresso in Uruguay non si può uscire dall’Uruguay. Ci fa uscire dalla fila. E chiama il suo superiore.
(12-continua)
Il giro del mondo contromano
A bordo della Rabmobile, auto quasi d'epoca
Società - 1 Ottobre 2013
Viaggi, a spasso per Montevideo e Uru-guai di confine
Era una notte buia e tempestosa, e il taxista che ci preleva alla stazione rodoviaria di Montevideo ci mette subito del suo. “Non uscite quando diventa buio, non superate questa strada, non attraversate questa piazza…muy peligro in questa città anche di giorno…per ogni spostamento usate un taxi”. Vanta origini italiane e se la cava con la nostra lingua; i suoi avvertimenti, urlati da dietro il vetro antisfondamento che separa il sedile posteriore da quello anteriore, assomigliano molto a quelli già sentiti dai suoi colleghi brasiliani. Ma noi, dopo avere passeggiato senza problemi per Porto Alegre anche fino a tardi, cominciamo a chiederci se in tanto allarmismo non ci sia anche un po’ di marketing: “Non uscite mai senza taxi. Parola di taxista”. Ci piacerebbe verificare fin dalla mattina seguente, visto che abbiamo solo un giorno e mezzo per restare nella capitale dell’Uruguay, ma è impossibile. Di uscire a piedi, con il nostro guardaroba hawayano e la pioggia che è quasi nevischio, non se ne parla. Oltre il piazzale dell’hotel, l’oceano arrabbiato,”il mare giallo della portentosa dovizia del fiume”, con i gabbiani che fanno surplace giocando con le raffiche. Anche i taxi non arrivano, così nasce la solidarietà tra sequestrati alberghieri e con l’andare del tempo nella hall ci si conosce un po’ tutti; ci sono anche i componenti di una band argentina, i Tam Bionic (Youtube svela che fanno un rock pop molto interessante, venato di melodie arabeggianti); ricordano un po’ i Dissidenten, un complesso tedesco-marocchino degli anni ottanta, e in Pietro la mai sopita nostalgia di Cefchauen riprende vigore. Quando abbiamo qualcosa nel cuore, ci sembra di vederlo dappertutto.
Peccato doversene andare subito, ma il tempo stringe. Domani di buon mattino dobbiamo presentarci al porto di Buenos Aires per l’annunciato sbarco della Rabmobile. Umidi dentro e imbacuccati alla bellemeglio, ci imbarchiamo sull’ennesimo onibus, quello che in poco meno di tre ore ci porterà a Colonia del Sacramento; da qui con una nave veloce si attraversa il fiume Paranà e in poco più di un’ora si arriva direttamente nella capitale argentina. Il cielo si è aperto, finalmente. La pampa, ora, è decisamente più verde e il pomeriggio è quasi azzurro. Anche le mucche hanno cambiato aspetto: non più tutte marroni ma molto più eleganti, pezzate a macchie bianche e marroncine, uguali alla celebre mucca dei Pink Floyd (foto 4).
Nella nazione più europea del Sudamerica non poteva mancare un tocco di Svizzera.
All’imbarco tutto fila liscio, possiamo perfino liberarci della sciarpa da pochi pesos acquistata in mattinata come pronto soccorso. La doganiera a cui tendiamo il passaporto sorridenti ci sorride a sua volta, ci sorride, ci sorride…Non smette di sorridere perché continua a sfogliare le pagine del passaporto senza riuscire a trovare il visto di ingresso in Uruguay. Pian piano il sorriso si va trasformando in una smorfia perplessa. Dove diavolo è quel visto?
Prima che ce lo chieda, glielo diciamo noi. Il visto non lo trova perché non c’è. E con tipica fioritura italo-melodrammatica le raccontiamo del nostro avventuroso passaggio di due giorni prima oltre il fiume Rio Branco, nel pieno del fortunale. La doganiera prima spera di aver capito male (cosa probabile, visto il nostro spagnolo maccheronico), ma poi è perentoria. Il sorriso è diventato una maschera di ghiaccio: senza il visto di ingresso in Uruguay non si può uscire dall’Uruguay. Ci fa uscire dalla fila. E chiama il suo superiore.
(12-continua)
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Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Gli attacchi aerei non scoraggeranno i ribelli yemeniti, i quali risponderanno agli Stati Uniti. Lo ha scritto sui social Nasruddin Amer, vice capo dell'ufficio stampa degli Houthi, aggiungendo che "Sana'a rimarrà lo scudo e il sostegno di Gaza e non la abbandonerà, indipendentemente dalle sfide".
"Questa aggressione non passerà senza una risposta e le nostre forze armate yemenite sono pienamente pronte ad affrontare l'escalation con l'escalation", ha affermato l'ufficio politico dei ribelli in una dichiarazione alla televisione Al-Masirah.
In un'altra dichiarazione citata da Ynet, un funzionario Houthi si è rivolto direttamente a Trump e a Netanyahu, che "stanno scavando tombe per i sionisti. Iniziate a preoccuparvi per le vostre teste".
Damasco, 15 mar. (Adnkronos) - L'esplosione avvenuta nella città costiera siriana di Latakia ha ucciso almeno otto persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale Sana, secondo cui, tra le vittime della detonazione di un ordigno inesploso, avvenuta in un negozio all'interno di un edificio di quattro piani, ci sono tre bambini e una donna. "Quattordici civili sono rimasti feriti, tra cui quattro bambini", ha aggiunto l'agenzia.
Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Almeno nove civili sono stati uccisi e nove feriti negli attacchi statunitensi su Sanaa, nello Yemen. Lo ha dichiarato un portavoce del ministero della Salute guidato dagli Houthi su X.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Sono lieto di informarvi che il generale Keith Kellogg è stato nominato inviato speciale in Ucraina. Il generale Kellogg, un esperto militare molto stimato, tratterà direttamente con il presidente Zelensky e la leadership ucraina. Li conosce bene e hanno un ottimo rapporto di lavoro. Congratulazioni al generale Kellogg!". Lo ha annunciato su Truth il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Oggi ho ordinato all'esercito degli Stati Uniti di lanciare un'azione militare decisa e potente contro i terroristi Houthi nello Yemen. Hanno condotto una campagna implacabile di pirateria, violenza e terrorismo contro navi, aerei e droni americani e di altri paesi". Lo ha annunciato il presidente americano Donald Trump su Truth. Senza risparmiare una stoccata all'ex inquilino della Casa Bianca, il tycoon aggiunge nel suo post che "la risposta di Joe Biden è stata pateticamente debole, quindi gli Houthi sfrenati hanno continuato ad andare avanti".
"È passato più di un anno - prosegue Trump - da quando una nave commerciale battente bandiera statunitense ha navigato in sicurezza attraverso il Canale di Suez, il Mar Rosso o il Golfo di Aden. L'ultima nave da guerra americana ad attraversare il Mar Rosso, quattro mesi fa, è stata attaccata dagli Houthi più di una decina di volte. Finanziati dall'Iran, i criminali Houthi hanno lanciato missili contro gli aerei statunitensi e hanno preso di mira le nostre truppe e i nostri alleati. Questi assalti implacabili sono costati agli Stati Uniti e all'economia mondiale molti miliardi di dollari, mettendo allo stesso tempo a rischio vite innocenti".
"L'attacco degli Houthi alle navi americane non sarà tollerato - conclude Trump - Utilizzeremo una forza letale schiacciante finché non avremo raggiunto il nostro obiettivo. Gli Houthi hanno soffocato le spedizioni in una delle più importanti vie marittime del mondo, bloccando vaste fasce del commercio globale e attaccando il principio fondamentale della libertà di navigazione da cui dipendono il commercio e gli scambi internazionali. I nostri coraggiosi Warfighters stanno in questo momento portando avanti attacchi aerei contro le basi, i leader e le difese missilistiche dei terroristi per proteggere le risorse navali, aeree e di spedizione americane e per ripristinare la libertà di navigazione. Nessuna forza terroristica impedirà alle navi commerciali e navali americane di navigare liberamente sulle vie d'acqua del mondo".
Whasington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno affermato che gli attacchi aerei contro l'arsenale degli Houthi, gran parte del quale è sepolto in profondità nel sottosuolo, potrebbero durare diversi giorni, intensificandosi in portata e scala a seconda della reazione dei militanti. Lo scrive il New York Times. Le agenzie di intelligence statunitensi hanno lottato in passato per identificare e localizzare i sistemi d'arma degli Houthi, che i ribelli producono in fabbriche sotterranee e contrabbandano dall'Iran.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno detto al New York Times che il bombardamento su larga scala contro decine di obiettivi nello Yemen controllato dagli Houthi - l'azione militare più significativa del secondo mandato di Donald Trump - ha anche lo scopo di inviare un segnale di avvertimento all'Iran. Il presidente americano - scrive il quotidiano Usa- vuole mediare un accordo con Teheran per impedirgli di acquisire un'arma nucleare, ma ha lasciato aperta la possibilità di un'azione militare se gli iraniani respingono i negoziati.