Una giornata orribile. Ci facciamo le condoglianze tra noi. Noi che i migranti siamo abituati a guardarli negli occhi, conoscere le loro storie, gli orrori dai quali scappano e la sofferenza che li accompagna nella fuga e nell’approdo. Quelli che hanno visto l’Isola, che hanno magari assistito ad uno “sbarco”. Quelli, tra medici, avvocati, psicologi, mediatori, volontari, giornalisti, professionisti o semplici “amanti” del diritto e dei popoli, tutti quelli che si sono occupati di migranti o tra i migranti hanno amici, compagni, familiari, oggi sono in lutto.
Mentre scrivo il numero dei morti è salito a 103 e circa 250 sono i dispersi, tra loro anche dei bambini. Ed il numero di cadaveri che il mare consegna all’Isola è destinato a crescere di minuto in minuto. Una barca di migranti che trasportava circa 500 persone in fuga da guerre e violenze, questa mattina si è rovesciato ed ha preso fuoco: un orrore, come lo ha definito la sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini: “Non finiscono mai di portare e scaricare morti”, si strazia, “Venite a vedere. E’ una scena impressionante”.
Il Papa ripete “Viene la parola vergogna. È una vergogna”. Lo pensiamo tutti. Di più lo pensano quelli che conoscono la nostra Costituzione ed il suo articolo 10 che al terzo comma recita (come una preghiera, ma si tratta di un diritto) “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge”. Vergogna e orrore sono le parole che salgono alle labbra guardando le immagini di questi corpi, privi di vita, spogliati di speranza. Vergogna per tutto quello che si poteva fare e non si è fatto.
Meltingpot sta proponendo un appello (sottoscritto in poche ore da tutte le maggiori associazioni impegnate sul tema) che indica chiaramente qual è la strada da percorrere per evitare domani di dover piangere altri morti: “Lo spettacolo della frontiera Sud ci ha abituato a guardare l’incessante susseguirsi di queste tragedie con gli occhi di chi, impotente, può solo sperare che ogni naufragio sia l’ultimo. Come se non vi fosse altro modo di guardare a chi fugge dalla guerra che con gli occhi di chi attende l’approdo di una barca, a volte per soccorrerla, altre per respingerla, altre ancora per recuperarne il relitto.
Per questo le lacrime e le parole dell’Europa che piange i morti del confine faticano a non suonare come retoriche. Perché l’Europa capace di proiettare la sua sovranità fin all’interno del continente africano per esternalizzare le frontiere, finanziare centri di detenzione, pattugliare e respingere, ha invece il dovere, a fronte di questa continua richiesta di aiuto, di far sì che chi fugge dalla morte per raggiungere l’Europa, non trovi la morte nel suo cammino. Si tratta invece oggi di “esternalizzare” i diritti. Di aprire, a livello europeo, un canale umanitario affinché chi fugge dalla guerra possa chiedere asilo alle istituzioni europee in Libia, in Egitto, in Siria o lì dove è necessario (presso i consolati o altri uffici) senza doversi imbarcare alimentando il traffico di essere umani e il bollettino dei naufragi.
Alle Istituzioni italiane, ai Presidenti delle Camere, ai Ministri della Repubblica, chiediamo di farsi immediatamente carico di questa richiesta. Alle Istituzioni europee di mettersi immediatamente al lavoro per rendere operativo un canale umanitario verso l’Europa. Alle Associazioni tutte, alle organizzazioni umanitarie, ai collettivi ed ai comitati, rivolgiamo l’invito di mobilitarsi in queste prossime ore ed in futuro per affermare il diritto di asilo europeo.”
Orrore è la parola che viene in mente pensando alle politiche migratorie degli ultimi anni e alla violenza commessa dalle nostre leggi e urlata dai nostri politici. Orrore suscitano le parole di Gianluca Pini, vicepresidente del gruppo Lega Nord a Montecitorio, per il quale “la responsabilità morale della strage che sta avvenendo nelle acque di Lampedusa è tutta della coppia Boldrini-Kyenge. La loro scuola di pensiero ipocrita, che preferisce politiche buoniste alle azioni di supporto nei paesi del terzo mondo, ha portato a risultati drammatici come questi. Continuando a diffondere senza filtri messaggi di accoglienza si otterrà la sola conseguenza di mietere più vittime di una guerra. Tanto la Boldrini quanto la Kyenge hanno sulla coscienza tutti i clandestini morti in questi ultimi mesi”.
Orrore e vergogna ci avviliscono per i respingimenti, le espulsioni, le prigionie nei Centri di non accoglienza e tutte le violazioni dei diritti umani delle quali ci siamo macchiati in questi anni. Quella di oggi, non è una fatalità ma, come giustamente riporta il comunicato di Sel “è il prodotto di politiche fallimentari e di una classe dirigente che di giorno piangeva le vittime e di notte scriveva norme repressive. Quelle stesse norme che solo ieri il Consiglio d’Europa aveva giudicato ancora una volta ‘sbagliate o controproducenti’… Non bastano più il cordoglio e la solidarietà. Servono azioni imminenti per fare in modo che questi anni non siano passati invano: è il momento di abolire la Bossi-Fini, il reato di clandestinità e tutte le norme che limitano indebitamente i diritti fondamentali dei migranti, così come sono sanciti nella Carta Europea dei Diritti fondamentali…
È indispensabile un’immediata iniziativa in campo europeo da parte del nostro nostro Paese, con lo scopo di costruire ‘corridoi umanitari’ sicuri che accompagnino le persone e le famiglie in fuga evitando nuove ed ulteriori tragedie… C’è un nuovo patto da riscrivere, c’è una responsabilità da assumere, per l’Europa e per l’Italia. È il momento di prendersi la responsabilità della vita di queste persone e delle politiche sbagliate che troppo spesso ne causano la morte.”
La sindaco di Lampedusa mesi fa aveva preteso, inascoltata, aiuto all’Italia e all’Europa. “Se questi morti sono soltanto nostri”, aveva chiesto, “allora io voglio ricevere i telegrammi di condoglianze dopo ogni annegato che mi viene consegnato. Come se avesse la pelle bianca, come se fosse un figlio nostro annegato durante una vacanza”. Oggi, di figli nostri, ne sono morti troppi.
Alessandra Ballerini
Avvocato, esperta di diritti umani
Cronaca - 4 Ottobre 2013
Naufragio Lampedusa, lutto e vergogna per una giornata orribile
Una giornata orribile. Ci facciamo le condoglianze tra noi. Noi che i migranti siamo abituati a guardarli negli occhi, conoscere le loro storie, gli orrori dai quali scappano e la sofferenza che li accompagna nella fuga e nell’approdo. Quelli che hanno visto l’Isola, che hanno magari assistito ad uno “sbarco”. Quelli, tra medici, avvocati, psicologi, mediatori, volontari, giornalisti, professionisti o semplici “amanti” del diritto e dei popoli, tutti quelli che si sono occupati di migranti o tra i migranti hanno amici, compagni, familiari, oggi sono in lutto.
Mentre scrivo il numero dei morti è salito a 103 e circa 250 sono i dispersi, tra loro anche dei bambini. Ed il numero di cadaveri che il mare consegna all’Isola è destinato a crescere di minuto in minuto. Una barca di migranti che trasportava circa 500 persone in fuga da guerre e violenze, questa mattina si è rovesciato ed ha preso fuoco: un orrore, come lo ha definito la sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini: “Non finiscono mai di portare e scaricare morti”, si strazia, “Venite a vedere. E’ una scena impressionante”.
Il Papa ripete “Viene la parola vergogna. È una vergogna”. Lo pensiamo tutti. Di più lo pensano quelli che conoscono la nostra Costituzione ed il suo articolo 10 che al terzo comma recita (come una preghiera, ma si tratta di un diritto) “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge”. Vergogna e orrore sono le parole che salgono alle labbra guardando le immagini di questi corpi, privi di vita, spogliati di speranza. Vergogna per tutto quello che si poteva fare e non si è fatto.
Meltingpot sta proponendo un appello (sottoscritto in poche ore da tutte le maggiori associazioni impegnate sul tema) che indica chiaramente qual è la strada da percorrere per evitare domani di dover piangere altri morti: “Lo spettacolo della frontiera Sud ci ha abituato a guardare l’incessante susseguirsi di queste tragedie con gli occhi di chi, impotente, può solo sperare che ogni naufragio sia l’ultimo. Come se non vi fosse altro modo di guardare a chi fugge dalla guerra che con gli occhi di chi attende l’approdo di una barca, a volte per soccorrerla, altre per respingerla, altre ancora per recuperarne il relitto.
Per questo le lacrime e le parole dell’Europa che piange i morti del confine faticano a non suonare come retoriche. Perché l’Europa capace di proiettare la sua sovranità fin all’interno del continente africano per esternalizzare le frontiere, finanziare centri di detenzione, pattugliare e respingere, ha invece il dovere, a fronte di questa continua richiesta di aiuto, di far sì che chi fugge dalla morte per raggiungere l’Europa, non trovi la morte nel suo cammino. Si tratta invece oggi di “esternalizzare” i diritti. Di aprire, a livello europeo, un canale umanitario affinché chi fugge dalla guerra possa chiedere asilo alle istituzioni europee in Libia, in Egitto, in Siria o lì dove è necessario (presso i consolati o altri uffici) senza doversi imbarcare alimentando il traffico di essere umani e il bollettino dei naufragi.
Alle Istituzioni italiane, ai Presidenti delle Camere, ai Ministri della Repubblica, chiediamo di farsi immediatamente carico di questa richiesta. Alle Istituzioni europee di mettersi immediatamente al lavoro per rendere operativo un canale umanitario verso l’Europa. Alle Associazioni tutte, alle organizzazioni umanitarie, ai collettivi ed ai comitati, rivolgiamo l’invito di mobilitarsi in queste prossime ore ed in futuro per affermare il diritto di asilo europeo.”
Orrore è la parola che viene in mente pensando alle politiche migratorie degli ultimi anni e alla violenza commessa dalle nostre leggi e urlata dai nostri politici. Orrore suscitano le parole di Gianluca Pini, vicepresidente del gruppo Lega Nord a Montecitorio, per il quale “la responsabilità morale della strage che sta avvenendo nelle acque di Lampedusa è tutta della coppia Boldrini-Kyenge. La loro scuola di pensiero ipocrita, che preferisce politiche buoniste alle azioni di supporto nei paesi del terzo mondo, ha portato a risultati drammatici come questi. Continuando a diffondere senza filtri messaggi di accoglienza si otterrà la sola conseguenza di mietere più vittime di una guerra. Tanto la Boldrini quanto la Kyenge hanno sulla coscienza tutti i clandestini morti in questi ultimi mesi”.
Orrore e vergogna ci avviliscono per i respingimenti, le espulsioni, le prigionie nei Centri di non accoglienza e tutte le violazioni dei diritti umani delle quali ci siamo macchiati in questi anni. Quella di oggi, non è una fatalità ma, come giustamente riporta il comunicato di Sel “è il prodotto di politiche fallimentari e di una classe dirigente che di giorno piangeva le vittime e di notte scriveva norme repressive. Quelle stesse norme che solo ieri il Consiglio d’Europa aveva giudicato ancora una volta ‘sbagliate o controproducenti’… Non bastano più il cordoglio e la solidarietà. Servono azioni imminenti per fare in modo che questi anni non siano passati invano: è il momento di abolire la Bossi-Fini, il reato di clandestinità e tutte le norme che limitano indebitamente i diritti fondamentali dei migranti, così come sono sanciti nella Carta Europea dei Diritti fondamentali…
È indispensabile un’immediata iniziativa in campo europeo da parte del nostro nostro Paese, con lo scopo di costruire ‘corridoi umanitari’ sicuri che accompagnino le persone e le famiglie in fuga evitando nuove ed ulteriori tragedie… C’è un nuovo patto da riscrivere, c’è una responsabilità da assumere, per l’Europa e per l’Italia. È il momento di prendersi la responsabilità della vita di queste persone e delle politiche sbagliate che troppo spesso ne causano la morte.”
La sindaco di Lampedusa mesi fa aveva preteso, inascoltata, aiuto all’Italia e all’Europa. “Se questi morti sono soltanto nostri”, aveva chiesto, “allora io voglio ricevere i telegrammi di condoglianze dopo ogni annegato che mi viene consegnato. Come se avesse la pelle bianca, come se fosse un figlio nostro annegato durante una vacanza”. Oggi, di figli nostri, ne sono morti troppi.
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‘In Ucraina è guerra per procura’: a dirlo è il segretario di Stato Usa Marco Rubio. E il Cremlino plaude
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Il vergognoso oltraggio del Museo della Shoah di Roma è l'ennesimo episodio di un sentimento antisemita che purtroppo sta riaffiorando. È gravissima l'offesa alla comunità ebraica ed è gravissima l'offesa alla centralità della persona umana e all'amicizia tra i popoli. Compito di ognuno deve essere quello di prendere decisamente le distanze da questi vergognosi atti, purtroppo sempre più frequenti in ambienti della sinistra radicale infiltrata da estremisti islamici , che offendono la memoria storica e le vittime della Shoah. Esprimo la mia più sentita solidarietà all'intera Comunità ebraica con l'auspicio che tali autentici delinquenti razzisti antisemiti siano immediatamente assicurati alla giustizia ". Lo ha dichiarato Edmondo Cirielli, Vice Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Meloni ha perso un'occasione rispetto a due mesi fa quando si diceva che sarà il ponte tra l'America di Trump e l'Europa e invece Trump parla con Macron, con Starmer e lo farà con Merz. Meloni è rimasta un po' spiazzata. Le consiglio di non essere timida in Europa perchè se pensa di sistemare i dazi un tete a tete con Trump, quello la disintegra. Meloni deve stare con l'Europa e Schlein quando le dice di non stare nel mezzo tra America e Europa è perchè nel mezzo c'è l'Oceano e si affoga". Lo dice Matteo Renzi a Diritto e Rovescio su Rete4.