Quando ero più giovane di quanto mi rimanga da essere ora come ora, iscriversi alla SIAE era un ‘must’, forse un ‘clichè’ da cui comunque era meglio non fuggire: pena il fatto che qualcuno avrebbe rubato i tuoi brani, ci sarebbe diventato famoso e sopratutto l’avrebbe fatto “alla facciaccia tua”. Nessuno a quei tempi ci spiegò quanto proprio una ‘sventura’ del genere avrebbe reso ricchi molti musicisti, fatto sta che già nel precedente post abbiamo contribuito a demolire come un caterpillar (grazie al lavoro dell’amico e collaboratore Andrea Caovini) uno dei pilastri su cui la SIAE poggia per cibarsi (e cibare), ovvero la sua presunta ‘imprescindibilità’ anche e soprattutto laddove si organizzino concerti, esibizioni, che hanno per protagonisti autori i cui brani non sono iscritti alla SIAE e che quindi, coscientemente, hanno deciso da principio di non farsi tutelare dalla stessa.
Tutto questo in barba al fatto che la norma vantata a tal fine dagli uffici (quanto mai indisposti) della stessa società non esiste, tanto più da quando – nel 1996 – è stato abrogato l’articolo di legge n. 175 che a ciò si riferiva (legge 633 del 1941). Quindi, ricapitolando: se non siete autori iscritti, non avete alcun obbligo di dichiarare i vostri eventi (né voi, né i locali presso i quali vi esibite) e sarebbe anzi dovere e onere della SIAE verificare la correttezza delle vostre azioni, non il contrario. Oltretutto la presunta redistribuzione che la stessa opera in base alla compilazione dei borderò pervenuti, avviene non al lordo ma “al netto” delle spese di segreteria che decide di trattenere, ponendosi gioco-forza come un ostacolo inutile tra il musicista ed il compenso che gli spetta o aveva pattuito: ne deriva il fatto che non avendo, da autori non-iscritti, alcun obbligo nei confronti della SIAE, possiate ora approfittarne per intascare “interamente” quanto preventivamente deciso di guadagnare.
C’è arrivato persino il governo, che se finora non s’era mai posto il problema di come far campare intere schiere di artisti con la loro musica, ha approvato a maggioranza schiacciante il “Decreto Valore Cultura” presentato e voluto dal Ministro Massimo Bray, che cade a fagiolo con le questioni da noi aperte: sarà sufficiente un’autocertificazione per concerti organizzati in sale con capienza inferiore alle 200 persone e con orario di fine fissato per le 24.
In seguito al nostro primo articolo del 21 Settembre, fortuna o caso che sia, l’Onorevole Giuseppe Stefano Quintarelli (Scelta Civica) decide di scrivere al Direttore Generale della SIAE Gaetano Blandini chiedendo lumi sulla questione e nello specifico interrogandosi sul perché sul sito della SIAE stessa “è tuttora presente una versione del regolamento che prevede la vigenza di quella norma e che non riporta nemmeno una nota a sottolineare l’intervento della riforma del 1996”. Dopo Rockit e Patamu che già si erano interessate al fattaccio, c’arriva anche L’Espresso, che giustamente si chiede come sia possibile nel 2013 che l’interpretazione nonché l’esistenza di una legge sia appannaggio se non di qualche giurista specializzato (come Simone Aliprandi) di qualche ostinato internauta.
Ne traiamo la conclusione ovvia che la SIAE non poteva non sapere, tant’è che in rete spunta una lettera diramata dalla stessa alle sue sedi periferiche, in cui si paventa (ben prima del casotto di cui sopra) la possibilità di procedere – nei casi già elencati – per mezzo di una semplice e lineare autocertificazione:
“In conseguenza della legge 30/97 che ha abolito il diritto demaniale ed abrogato gli artt. 175 e 176 della L. 633/41, le utilizzazioni delle opere di pubblico dominio sono libere;
– La redazione del programma musicale può, pertanto, essere sostituita, qualora ne venga fatta esplicita richiesta, da una dichiarazione in fede rilasciata dai soggetti organizzatori. L’autocertificazione deve essere presentata anticipatamente rispetto all’evento spettacolistico e può essere prodotta soltanto nel caso in cui il repertorio programmato preveda l’esecuzione di composizioni interamente di pubblico dominio o non tutelate”.
Come osservato da Aliprandi stesso nel suo blog, due sono le conclusioni che traiamo dal documento di cui sopra: anzitutto la mancanza di chiarezza per quanto concerne la musica tutelata con licenze alternative (Creative Commons e affini), in quanto la SIAE fa ovviamente riferimento, nella sua geriatrica natura, a ciò che esisteva all’epoca e non molto altro e, secondo poi, risulta altrettanto interessante la pretesa (l’ennesima) di un resoconto volontario di quanto (musicalmente) accadrebbe facendo a meno della SIAE stessa, che pure è stata messa da parte, in questo caso, dalla legge e non dagli intenti rivoluzionari di qualche idealista.
Il punto è che in mancanza di un nuovo intervento legislativo, osserva ancora Aliprandi, non esiste ad oggi alcuna norma che obblighi – sempre nei casi citati – a effettuare alcuna comunicazione alla società stessa, figurarsi una certificazione o dichiarazione d’intenti: parliamo d’arte, l’elasticità dovrebbe essere la vera ed unica norma! Qualcuno dovrebbe poi, aggiungo io, porsi il problema di restituire quanto – stando così le cose – sarebbe stato incassato ingiustamente, togliendo soldi dalle tasche di chi con la SIAE ha scelto volontariamente di non avere nulla a che fare, non ritenendola evidentemente un viatico conveniente: la domanda vera è, posto che la condizione dei più non è quella di scrivere brani per Ligabue o Vasco Rossi e neanche ideare colonne sonore per film o serie TV, cosa farsene di un ente del genere?
Posto anche che non sarà certo la SIAE a evitare che le vostre canzoni siano perfettamente al sicuro da qualche malintenzionato, quanto piuttosto un processo vero e proprio! Ma anche questa storia rischia di finire, ahimè, nel calderone degli irrisolti all’italiana: basti ricordare come alla SIAE stessa vennero incontro per la storia dei bollini sui formati audiovisivi, che l’Europa aveva decretato essere “fuori legge”.
Nell’attendere ulteriori risvolti desidero ringraziare tutti voi che già dalla scorsa volta avete risposto numerosi all’appello, porgendo un abbraccio enorme e virtuale anzitutto ad Andrea Caovini (di cui vi invito a visitare il blog personale) e all’Avvocato Claudia Del Fiacco (che per prima ha dato un fondamento “tecnico” al tutto). Tutto il resto, è venuto dopo. Me compreso.
Valerio Cesari
Speaker radiofonico, psicologo
Economia & Lobby - 7 Ottobre 2013
Siae – Come, quando e perché è possibile farne a meno
Quando ero più giovane di quanto mi rimanga da essere ora come ora, iscriversi alla SIAE era un ‘must’, forse un ‘clichè’ da cui comunque era meglio non fuggire: pena il fatto che qualcuno avrebbe rubato i tuoi brani, ci sarebbe diventato famoso e sopratutto l’avrebbe fatto “alla facciaccia tua”. Nessuno a quei tempi ci spiegò quanto proprio una ‘sventura’ del genere avrebbe reso ricchi molti musicisti, fatto sta che già nel precedente post abbiamo contribuito a demolire come un caterpillar (grazie al lavoro dell’amico e collaboratore Andrea Caovini) uno dei pilastri su cui la SIAE poggia per cibarsi (e cibare), ovvero la sua presunta ‘imprescindibilità’ anche e soprattutto laddove si organizzino concerti, esibizioni, che hanno per protagonisti autori i cui brani non sono iscritti alla SIAE e che quindi, coscientemente, hanno deciso da principio di non farsi tutelare dalla stessa.
Tutto questo in barba al fatto che la norma vantata a tal fine dagli uffici (quanto mai indisposti) della stessa società non esiste, tanto più da quando – nel 1996 – è stato abrogato l’articolo di legge n. 175 che a ciò si riferiva (legge 633 del 1941). Quindi, ricapitolando: se non siete autori iscritti, non avete alcun obbligo di dichiarare i vostri eventi (né voi, né i locali presso i quali vi esibite) e sarebbe anzi dovere e onere della SIAE verificare la correttezza delle vostre azioni, non il contrario. Oltretutto la presunta redistribuzione che la stessa opera in base alla compilazione dei borderò pervenuti, avviene non al lordo ma “al netto” delle spese di segreteria che decide di trattenere, ponendosi gioco-forza come un ostacolo inutile tra il musicista ed il compenso che gli spetta o aveva pattuito: ne deriva il fatto che non avendo, da autori non-iscritti, alcun obbligo nei confronti della SIAE, possiate ora approfittarne per intascare “interamente” quanto preventivamente deciso di guadagnare.
C’è arrivato persino il governo, che se finora non s’era mai posto il problema di come far campare intere schiere di artisti con la loro musica, ha approvato a maggioranza schiacciante il “Decreto Valore Cultura” presentato e voluto dal Ministro Massimo Bray, che cade a fagiolo con le questioni da noi aperte: sarà sufficiente un’autocertificazione per concerti organizzati in sale con capienza inferiore alle 200 persone e con orario di fine fissato per le 24.
In seguito al nostro primo articolo del 21 Settembre, fortuna o caso che sia, l’Onorevole Giuseppe Stefano Quintarelli (Scelta Civica) decide di scrivere al Direttore Generale della SIAE Gaetano Blandini chiedendo lumi sulla questione e nello specifico interrogandosi sul perché sul sito della SIAE stessa “è tuttora presente una versione del regolamento che prevede la vigenza di quella norma e che non riporta nemmeno una nota a sottolineare l’intervento della riforma del 1996”. Dopo Rockit e Patamu che già si erano interessate al fattaccio, c’arriva anche L’Espresso, che giustamente si chiede come sia possibile nel 2013 che l’interpretazione nonché l’esistenza di una legge sia appannaggio se non di qualche giurista specializzato (come Simone Aliprandi) di qualche ostinato internauta.
Ne traiamo la conclusione ovvia che la SIAE non poteva non sapere, tant’è che in rete spunta una lettera diramata dalla stessa alle sue sedi periferiche, in cui si paventa (ben prima del casotto di cui sopra) la possibilità di procedere – nei casi già elencati – per mezzo di una semplice e lineare autocertificazione:
“In conseguenza della legge 30/97 che ha abolito il diritto demaniale ed abrogato gli artt. 175 e 176 della L. 633/41, le utilizzazioni delle opere di pubblico dominio sono libere;
– La redazione del programma musicale può, pertanto, essere sostituita, qualora ne venga fatta esplicita richiesta, da una dichiarazione in fede rilasciata dai soggetti organizzatori. L’autocertificazione deve essere presentata anticipatamente rispetto all’evento spettacolistico e può essere prodotta soltanto nel caso in cui il repertorio programmato preveda l’esecuzione di composizioni interamente di pubblico dominio o non tutelate”.
Come osservato da Aliprandi stesso nel suo blog, due sono le conclusioni che traiamo dal documento di cui sopra: anzitutto la mancanza di chiarezza per quanto concerne la musica tutelata con licenze alternative (Creative Commons e affini), in quanto la SIAE fa ovviamente riferimento, nella sua geriatrica natura, a ciò che esisteva all’epoca e non molto altro e, secondo poi, risulta altrettanto interessante la pretesa (l’ennesima) di un resoconto volontario di quanto (musicalmente) accadrebbe facendo a meno della SIAE stessa, che pure è stata messa da parte, in questo caso, dalla legge e non dagli intenti rivoluzionari di qualche idealista.
Il punto è che in mancanza di un nuovo intervento legislativo, osserva ancora Aliprandi, non esiste ad oggi alcuna norma che obblighi – sempre nei casi citati – a effettuare alcuna comunicazione alla società stessa, figurarsi una certificazione o dichiarazione d’intenti: parliamo d’arte, l’elasticità dovrebbe essere la vera ed unica norma! Qualcuno dovrebbe poi, aggiungo io, porsi il problema di restituire quanto – stando così le cose – sarebbe stato incassato ingiustamente, togliendo soldi dalle tasche di chi con la SIAE ha scelto volontariamente di non avere nulla a che fare, non ritenendola evidentemente un viatico conveniente: la domanda vera è, posto che la condizione dei più non è quella di scrivere brani per Ligabue o Vasco Rossi e neanche ideare colonne sonore per film o serie TV, cosa farsene di un ente del genere?
Posto anche che non sarà certo la SIAE a evitare che le vostre canzoni siano perfettamente al sicuro da qualche malintenzionato, quanto piuttosto un processo vero e proprio! Ma anche questa storia rischia di finire, ahimè, nel calderone degli irrisolti all’italiana: basti ricordare come alla SIAE stessa vennero incontro per la storia dei bollini sui formati audiovisivi, che l’Europa aveva decretato essere “fuori legge”.
Nell’attendere ulteriori risvolti desidero ringraziare tutti voi che già dalla scorsa volta avete risposto numerosi all’appello, porgendo un abbraccio enorme e virtuale anzitutto ad Andrea Caovini (di cui vi invito a visitare il blog personale) e all’Avvocato Claudia Del Fiacco (che per prima ha dato un fondamento “tecnico” al tutto). Tutto il resto, è venuto dopo. Me compreso.
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Mosca, 19 feb. (Adnkronos) - "E' necessario ripulire l'eredità dell'amministrazione Biden, che ha fatto di tutto per distruggere anche i primi accenni alle fondamenta stesse di una partnership a lungo termine tra i nostri Paesi". Lo ha detto il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov parlando alla Duma all'indomani dei colloqui di Riad, commentando la possibilità di una cooperazione strategica tra Russia e Stati Uniti e aggiungendo che potrebbero essere create le condizioni per colloqui sulla sicurezza e sulla stabilità strategica tra i Paesi.
Roma, 19 feb. (Adnkronos) - "Il partito di Giorgia Meloni é nei guai fino al collo e la maggioranza spaccata platealmente come dimostra la dissociazione di Forza Italia dalla conferenza stampa dei suoi alleati. Dagli assetti europei alla guerra in Ucraina allo spionaggio con Paragon, dalle parti di Fratelli d’Italia non sanno dove girarsi e allora attaccano l’ex presidente Conte. Era evidente fin dall’inizio l’intento da parte della destra di usare a fini politici la commissione parlamentare sul Covid, ora il re è nudo”. Così Luana Zanella, capogruppo di Avs alla Camera.
Roma, 19 feb. (Adnkronos) - “Stamane alcuni ragazzi sulle scale di Montecitorio hanno gettato dei sacchetti con del cibo che la Gdo cestina ogni giorno per richiamare la nostra attenzione sul Giusto Prezzo e sul fatto che il cibo di qualità sia un privilegio per pochi, al contrario di quello che il Ministro dell’agricoltura Lollobrigida sostiene". Così il capogruppo Pd in commissione Agricoltura e segretario di Presidenza della Camera
"Mentre solo pochi giorni fa dichiaravano sullo spreco alimentare e sull’importanza di evitarlo, oggi che fanno i Presidenti di Camera e Senato? Fontana li accusa di atti vandalici e La Russa lo ha definito un atto vile. Ma ci rendiamo conto? Questi sarebbero atti vili e vandalici? E cosa facciamo noi per alleviare le sofferenze di quei produttori che nonostante l’inflazione e il caro prezzi non ricevono soldi in più? Cosa facciamo per quei consumatori costretti a rinunciare a proteine e carboidrati, al cibo sano e sostenibile perché troppo costoso? E soprattutto cosa diciamo a dei ragazzi che ci richiamano con parole pulite e striscioni corretti a dare delle risposte concrete senza offendere nessuno?".
"La maggioranza e il governo, il ministro Lollobrigida che oggi attendiamo in Aula dovrebbero rispondere su questo non offendere dei giovani innocenti che si preoccupano giustamente del nostro e loro futuro!”.
Roma, 19 feb. (Adnkronos) - "Picierno è una signora che ogni mattina si sveglia pensando a una sciocchezza da dire sul Movimento 5 Stelle. Picierno è un'infiltrata dei fascisti nella sinistra. Chiede più guerra, più armi, più povertà, più morti: non ha nulla a che vedere con la sinistra. E' un'infiltrata dei fascisti. Cosa ha in comune con la sinistra chi chiede più armi e più povertà? Picierno lo chiede in ogni situazione". Lo ha detto l'eurodeputato M5S, Gaetano Pedullà, a L'Aria che Tira su La7.
Palermo, 19 feb. (Adnkronos) - E' stato solo momentaneo lo stop della colata lavica di ieri pomeriggio sull'Etna. Come conferma all'Adnkronos Giuseppe Salerno, dell'Osservatorio etneo dell'Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia, "la colata lavica è attiva" e prosegue, "e attualmente c'è una eruzione in corso". La colata lavica continua così ad avanzare lentamente lungo il fianco occidentale dell'Etna in direzione Sud-Ovest, attestandosi intorno a 1.800 metri di quota.
Intanto, sui paesini intorno al vulcano continua a 'piovere' cenere lavica. È l'effetto dell'eruzione sommitale in corso sul vulcano attivo più alto d'Europa con una bocca effusiva che si è aperta, l'8 febbraio scorso, a quota 3.050 metri, alla base del cratere Bocca Nuova.
Roma, 19 feb. (Adnkronos) - "Non so se è chiara la gravità di quello che sta accadendo, ma temo proprio di no. Provo a mettere brevemente in fila i fatti per spiegarlo". Lo scrive Matteo Orfini del Pd sui social.
"Come noto, un software spia (Graphite, prodotto dalla azienda Paragon) è stato utilizzato per spiare attivisti politici e giornalisti come il direttore di Fanpage, Francesco Cancellato. Quando è emersa la notizia il governo ha negato ogni responsabilità. Ul Guardian ha scritto che a causa dell'uso improprio l'azienda Paragon aveva sospeso il contratto col nostro paese. Il ministro Ciriani ha detto in parlamento che non era vero, e che il software era ancora pienamente operativo. Due giorni dopo le dichiarazioni di Ciriani una nota del governo comunicava la sospensione dell'uso del software stabilita d'intesa con la società che lo produce per consentire approfondimenti sulle violazioni. In realtà a quanto pare la sospensione è stata voluta dalla società produttrice a fronte di un uso improprio del software (quindi Ciriani aveva mentito al Parlamento)".
"Ma chi è in possesso del software? I servizi segreti e le varie polizie giudiziarie che operano per conto delle procure. I servizi hanno smentito risolutamente di aver utilizzato illegalmente il software per spiare giornalisti. Le procure possono utilizzarlo solo per reati gravissimi e onestamente pare assai poco realistico che il direttore di Fanpage sia sotto indagine per terrorismo internazionale. Resta dunque una sola ipotesi, ovvero che sia stato utilizzato illegalmente e autonomamente da un corpo di polizia giudiziaria. Ma quale? Praticamente tutti i corpi di polizia hanno smentito di aver utilizzato lo spyware per intercettare giornalisti e attivisti. A parte uno: la polizia penitenziaria".
"Le opposizioni hanno chiesto chiarimenti al governo che non ha risposto. Oggi alla Camera era previsto il question time, ovvero la sessione in cui i gruppi parlamentari interrogano il governo e i ministri hanno l'obbligo di rispondere. Pd e Iv avevano previsto di chiedere se la polizia penitenziaria avesse accesso o meno allo spyware in questione. Il quesito era stato ritenuto ammissibile dalla presidenza della Camera. Ieri il governo ha fatto sapere che non intende rispondere perché le informazioni sono "classificate", ovvero non divulgabili".
"E' falso -prosegue Orfini-, perché non c'è nulla di classificato nel rispondere si o no a una domanda semplice e trasparente come quella che abbiamo fatto. Sapere se la penitenziaria ha in dotazione il software è una domanda lecita a cui basta rispondere si o no. La polizia penitenziaria dipende dal ministero di giustizia di Nordio. E la delega specifica la ha Delmastro. Voi capite che visti i precedenti dei due la vicenda diventa ancora più inquietante. Un software in dotazione al governo è stato utilizzato illegalmente per spiare giornalisti e attivisti".
"Il governo invece di fare chiarezza e difendere chi è stato spiato illegalmente, sta utilizzando tutti gli strumenti possibili per insabbiare questa vicenda gravissima. E per evitare di rispondere. Il che, in tutta onestà, non fa che aumentare i dubbi e i sospetti. Ah, ovviamente la Meloni è sparita anche in questo caso".
Seul, 19 feb. (Adnkronos/Dpa/Europa Press) - Le autorità di Seul si sono dette disponibili ad accogliere i soldati nordcoreani che sono stati catturati sul territorio ucraino mentre combattevano assieme alle truppe russe e che intendono disertare. Lo ha annunciato il ministero degli Esteri della Corea del Sud in un comunicato in cui precisa che "i soldati nordcoreani sono cittadini sudcoreani secondo la Costituzione. Rispettare la volontà di questi individui è conforme al diritto internazionale".
Secondo le ultime informazioni, numerosi soldati nordcoreani sono rimasti feriti durante il conflitto, dopo essere stati schierati a sostegno della Russia nel quadro dell’accordo di difesa strategica raggiunto l’anno scorso tra il presidente russo Vladimir Putin e il leader nordcoreano Kim Jong Un. Le autorità ucraine hanno annunciato la cattura di due soldati nordcoreani che combattevano a fianco delle truppe russe nella provincia russa di Kursk, dove Kiev ha lanciato un'operazione militare l'estate scorsa. Il governo di Kiev ha proposto di restituirli alla Corea del Nord nel caso Pyongyang fosse disposta a facilitare uno scambio con i soldati ucraini attualmente detenuti in Russia.
Da parte sua, il presidente dell'Ucraina, Volodymyr Zelensky, ha stimato che circa 4.000 soldati nordcoreani siano stati uccisi o feriti a Kursk, anche se il numero non è stato verificato. L'annuncio del governo sudcoreano arriva dopo che un soldato ha dichiarato in un'intervista al quotidiano 'Chosun Ilbo' l'intenzione di chiedere asilo alla Corea del Sud. Il ministero sostiene adesso che "non dovrebbero essere rimandati in un luogo dove potrebbero essere perseguitati".