LA GIORNATA
La differenza nel calcio la fanno anche le parole dopo la partita, ché come ammoniva Wittgenstein le parole sono azioni. E così in campo si vede che la Juve va sotto con il Milan, gol fortunoso di Muntari, per la sesta volta in sette partite, ma poi ha la forza di combattere, di risalire la corrente e di rifilarne tre al Milan: con una punizione di Pirlo a barriera aperta, un numero di Giovinco a difesa allibita, e un tiro al volo di Chiellini a difesa immobile. Una volontà di potenza bianconera che supplisce qualche lacuna di palleggio, e permette alla squadra di Conte di rispondere con la vittoria più importante alle goleade di Roma e Napoli. Poi, dopo un finale convulso con l’espulsione di Mexes, il 3-2 di Muntari e l’ultimo assalto rossonero, ecco le parole. Chiellini ruggisce: “Stavamo rischiando di far pareggiare il Milan. Una grande squadra non fa così, dobbiamo cambiare registro”. Mentre Allegri difende l’indifendibile, come il pugno sferrato in area da Mexes a Chellini a inizio ripresa e non rilevato dall’arbitro: “Non ha dato un pugno, era un contrasto, una marcatura. Di questi falli ce ne saranno mille dentro l’area. E’ un colpo sulla schiena, non un pugno, se però volete dire che è un pugno, ditelo”.
Sono le parole che raccontano di una forza che nasce dalla conoscenza dei propri limiti in casa bianconera, e denotano invece la mancanza della cosiddetta cultura della sconfitta nell’entourage rossonero. Con Allegri brutta imitazione di un falco qualsiasi del Pdl: pronto a negare l’evidenza di fronte al mondo pur di compiacere ai piani alti. E la classifica, di queste parole ne è specchio fedele. Così al primo pit stop della stagione, dovuto alla pausa per le nazionali, in testa alla Serie A rimangono salde le tre squadre imbattute. Davanti la Roma, poi la Juventus insieme al Napoli che nel pomeriggio, pur privo di Higuain, si libera con un sontuoso poker del Livorno, e dimostra di aver relegato alla storia la trilogia di Mazzarri e Cavani e di essere pronto a girare un nuovo film. Pellicola che comunque necessita ancora di un attore protagonista, un difensore. Si vedrà a gennaio dopo il cinepanettone, quando il produttore De Laurentiis, già prodigo di complimenti nei confronti del suo regista Benitez, dovrà allenatore i cordoni della borsa per allargare un cast di tutto rispetto, ma incompleto.
Il settimo sigillo della Roma capolista e imbattuta arriva invece da San Siro, e regala ai giallorossi la miglior partenza della Serie A a 20 squadre dopo la Juve: nove nell’anno del titolo revocato per Calciopoli. Rudi Garcia nel ruolo di Max von Sydow è il nobile cavaliere che disegna sulla scacchiera una Roma di geometrica potenza, esaltata dalla doppietta del suo eterno capitano Totti e capace di stanare l’Inter di Mazzarri costringendola ad aprire sul campo varchi altrimenti impensabili. E’ in quelle autostrade che si catapultano Florenzi (un gol) e Gervinho (un rigore guadagnato, che non c’era) mentre più indietro Pjianic, De Rossi e Strootman disegnano col compasso e avvolgono la folta mediana nerazzurra. Il tutto però è sublimato dalla classe di un ragazzino di trentasette anni al suo 14° gol a San Siro e al 30° in carriera: una giovane promessa che Prandelli farebbe bene a non dimenticare in vista dei Mondiali di Brasile 2014.
Beato tra le grandi anche il neopromosso Verona, che inguaia un inguardabile Bologna in piena zona retrocessione. Gli scaligeri di Mandorlini si dimostrano completi con quattro gol, uno per reparto, e felsinei di Pioli si confermano un colabrodo, con venti gol subiti in sette partite. Importanti vittorie anche per l’Udinese in casa col Cagliari e per l’Atalanta in trasferta a Chievo, mentre pareggiano le altre. Sampdoria e Torino al termine di una partita rocambolesca, coi blucerchiati in vantaggio che si vedono annullare un gol alla fine del primo tempo, perché il direttore di gara fischia la fine sugli sviluppi di una punizione. Poi il doppio vantaggio granata, ancora in gol Cerci, e alla fine un rigore compensativo regalato ai blucerchiati a partita finita. Un pareggio che non fa male a nessuno invece quello a reti bianche tra Lazio e Fiorentina, come quello tra Catania e Genoa, dove un gol nato da uno svarione difensivo piuttosto curioso è compensato da un autogol altrettanto insolito. Ma siamo solo alla settima giornata, e a pensar male così presto si rischierebbe di anticipare l’inevitabile peccato.
IL PERSONAGGIO
Un giocatore collerico, simbolo di una squadra sull’orlo di una crisi di nervi. Philippe Mexes, mediocre difensore che occupa lo spazio dove fino a poco tempo fa giostravano Nesta, Maldini e Thiago Silva, è uno di quei giocatori che finiscono con l’essere uno svantaggio per la propria squadra. Ieri è stato capace di rifilare un pugno a un avversario in piena area, e poi di ricevere due ammonizioni evitabili che lasciano la squadra in dieci nella partita più importante. Una specie di quinta colonna che sabota dall’interno l’armonia tecnica e tattica del gruppo, è lui il simbolo della lenta e poco poetica decadenza del Milan. E con la squadra in bilico sull’orlo del precipizio, ieri sera Mexes ha pensato bene di dargli l’ultima spinta. Balotelli è pronto a rientrare dopo una squalifica di tre giornate? Bene, Mexes rischia di prenderne anche di più se il giudice sportivo vorrà guardare le immagini alla tv. Per questo suona ridicola la difesa a spada tratta che il club rossonero fa dei suoi giocatori. Va bene che la storia insegna che gli arbitri essendo giudici sono comunisti, e perciò puniscono sempre il Milan nonostante tutti i rigori dati a favore. Ma già che con questi giocatori si è destinati a perdere, che almeno lo si faccia con un po’ di dignità.
LA SPIGOLATURA
Parafrasando un vecchio titolo di un film ‘poliziottesco’ degli anni Settanta, oggi nel calcio Milano odia. Se Allegri difende i giocatori fino a rendersi antipatico per salvare la panchina, Mazzarri pensa solo a conservare la sua immagine di invincibile, cui evidentemente è rimasto l’unico a credere. La classifica racconta di un Inter che dopo sette partite ha un punto in meno rispetto al tanto bistrattato Stramaccioni, e sette punti di differenza dalla Roma che sabato sera ha espugnato San Siro. Le parole sono importanti, dicevamo, ma Mazzarri ha visto un film tutto suo. “Guardo sempre oltre il risultato, oltre agli episodi che lo determinano – ha detto il tecnico nel dopopartita – Non siamo stati inferiori alla Roma nel primo tempo, la differenza l’ha fatta il capitalizzare le occasioni (…) Il risultato non rispecchia quanto visto in campo”. Eppure, come quando era alla guida del Napoli, anche con l’Inter il tecnico si è dimostrato capace di ingabbiare le grandi solo con il catenaccio (vedi l’1-1 con la Juve), ma se è costretto a fare la partita soffre. Come sabato con la Roma: un buco enorme tra i centrocampisti, tutti votati alla fase difensiva, e gli attaccanti, che via via aumentavano senza però cambiare nulla. Un gioco che aspetta le iniziative individuali e non è supportato dal collettivo: uno schema vecchio, parole già dette e un film già visto. Come un ‘poliziottesco’ degli anni Settanta.
RISULTATI
Chievo-Atalanta 0-1 (Moralez al 16’ p.t.)
Inter-Roma 0-3 (Totti (R) al 18’ p.t. e su rigore al 40’ p.t., Florenzi al 44’ p.t.)
Parma-Sassuolo 3-1 (Palladino (P) al 32’ p.t., Berardi (S) su rigore al 50’ p.t., Rosi (P) al 25’ s.t. e Cassano (P) al 31’ s.t.)
Bologna-Verona 1-4 (Cacciatore (V) al 22’ p.t., Iturbe (V) al 29’ p.t., Diamanti (B) su rigore al 7’ s.t., Toni (V) al 11’ s.t. e Jorginho (V) al 48’ s.t.)
Catania-Genoa 1-1 (Barrientos (C) al 14’ p.t. e autogol di Legrottaglie (C) al 42’ s.t.)
Napoli-Livorno 4-0 (Pandev al 3’ p.t., Inler al 26’ p.t., Callejon al 9’ s.t. e Hamsik al 38’ s.t.)
Sampdoria-Torino 2-2 (Sansone (S) al 41’ p.t., Immobile (T) al 21’ s.t., Cerci (T) su rigore al 31’ s.t. e Eder (S) su rigore al 48’ s.t.)
Udinese-Cagliari 2-0 (Danilo al 33’ p.t. e Di Natale al 8’ s.t.)
Juventus-Milan 3-2 (Muntari (M) al 1’ p.t. e al 45’ s.t., Pirlo (J) al 15’ p.t., Giovinco al 24’ s.t. e Chiellini (J) al 30’ s.t.)
Lazio-Fiorentina 0-0
CLASSIFICA
Roma 21
Napoli 19
Juventus 19
Inter 14
Verona 13
Fiorentina 12
Lazio 11
Udinese 10
Atalanta 9
Parma 9
Torino 9
Milan 8
Livorno 8
Cagliari 7
Genoa 5
Catania 5
Chievo 4
Sampdoria 3
Bologna 3
Sassuolo 2
MARCATORI
6 gol: Cerci (Torino) 5 gol: G. Rossi (Fiorentina) Hamsik (Napoli) 4 gol: Callejon (Napoli) e Florenzi (Roma)
PROSSIMO TURNO
Cagliari-Catania (sabato 19 ottobre, ore 18.00), Roma-Napoli, Milan Udinese (sabato 19, ore 20.45), Atalanta-Lazio (domenica 6, ore 12.30), Fiorentina-Juventus, Genoa-Chievo, Livorno-Sampdoria, Sassuolo-Bologna, Verona-Parma (domenica 20, ore 15.00), Torino-Inter (domenica 6, ore 20.45).