Morto a Roma all’età di cento anni, l’ex ufficiale nazista Erich Priebke continua a fare discutere. Resta infatti da capire cosa ne sarà della sua salma. Il suo avvocato, in un primo momento, aveva ipotizzato una sepoltura a Bariloche, in Argentina, accanto alla moglie. Ma in un tweet, il ministro degli Esteri di Buenos Aires Hèctor Timerman ha reso noto di avere “dato ordine di non accettare alcuna misura che consenta l’ingresso dei resti del criminale nazista Erich Priebke in Argentina”. E ha precisato: “Gli argentini non accettano questo tipo di affronti alla dignità umana”. Altro nodo da sciogliere, quello dei funerali che si dovrebbero tenere martedì 15 ottobre nella Capitale: “Ci auguriamo che non si trasformino in una manifestazione di apologia del nazismo”, ha detto il presidente dell’Anpi Roma, Francesco Polcaro. Ma l’avvocato del boia delle Ardeatine insiste: “I Patti Lateranensi prevedono che ciascuno possa fare pratiche religiose laddove la sede lo consente. Per cui anche Priebke ne ha diritto. La chiesa è dei fedeli e Priebke era un fedele”. E pur assicurando che si tratterà di una “celebrazione privata” per evitare toni politici e solenni, sottolinea anche che “Da 2mila anni non è mai stato cacciato nessuno da una chiesa e non mi risulta che si possa fare neppure legalmente”.

Il sindaco della città, Ignazio Marino, ha confermato che saranno vietate esequie in forma solenne, come già anticipato dalla questura, mentre sarà permessa una celebrazione privata. “Sono in costante contatto con il Prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro – ha aggiunto – a cui ho chiesto di verificare, con tutti gli strumenti a nostra disposizione, la possibilità di negare la sepoltura di Erich Priebke nel territorio comunale, per ragioni di sicurezza e ordine pubblico oltre che di opportunità”. Anche se, ha precisato, “la normativa vigente, purtroppo, al momento non consente al Comune di Roma di rifiutare la sepoltura di chi muore nel suo territorio”. Il sindaco ha ricordato che la Capitale è “medaglia d’oro della Resistenza, oltre che profondamente antifascista e antinazista” e si è detto convinto che “la sepoltura di Priebke a Roma sarebbe un’offesa per la città”. Anche il vicariato ha precisato di “non prevedere alcuna celebrazione esequiale in una chiesa di Roma”.

“Ho concordato con prefetto e questore che sarà negata qualunque forma di funerali solenni”, ha fatto sapere Ignazio Marino che ha ricordato come “Roma non possa diventare luogo di manifestazioni a favore di chi ha inflitto tanta sofferenza nelle persone che vivono in questa città proprio nei giorni in cui si ricorda il 70esimo anniversario del rastrellamento del ghetto“. Il sindaco della città ha specificato che “saranno consentite dalle autorità civili soltanto le esequie in forma privata“. E sulla possibilità che il funerale si tenga in una chiesa del centro storico, ha aggiunto: “Quello che so, e sul punto il Prefetto chiamerà il cardinale vicario, è che il Codice della Chiesa indica che i funerali vengano tenuti nella parrocchia di appartenenza della persona deceduta, eccetto ragioni speciali che giustificano in un’altra chiesa”. L’ufficiale nazista infatti abitava lontano dal centro, nel quartiere Aurelio dove questa mattina sono state ritrovate alcune svastiche dipinte sul muro insieme alla scritta: “Onore”.

Il rischio paventato dall’Associazione partigiani è che i funerali diventino pretesto per una parata neonazista. Non a caso, a pochi metri dalla sua abitazione è comparsa una scritta che recita “onore a Priebke”, accompagnata da una svastica. “Mi auguro solo che le autorità non permettano che i funerali di questa persona si trasformino in una manifestazione di apologia del nazismo”, aveva commentato il presidente dell’Anpi Roma, Francesco Polcaro, poche ore dopo la morte dell’ufficiale Ss. “Non posso dire che piangerò”, aveva aggiunto. “E’ morto un assassino che ha ucciso più persone di un serial killer, che non si è mai pentito di quello che ha fatto e che peraltro ha vissuto una vita lunghissima in parte anche felice. Per i partigiani resterà sempre un feroce assassino e un nazista”.

Erich Priebke è infatti passato alla Storia come “il boia delle Fosse Ardeatine“. Il 23 marzo 1944, partecipò a quello che la Corte di Cassazione, molti anni più tardi, definì un “orribile delitto contro l’umanità”, un’operazione di ritorsione contro l’attentato di via Rasella, in cui i partigiani uccisero 33 ufficiali nazisti. Il generale Herbert Kappler diede l’ordine di fucilare dieci civili per ogni militare morto in via Rasella: per questo in 335 (cinque in più del previsto) vennero rastrellati e fucilati. Estradato e processato in Italia, dopo essersi nascosto per anni in Argentina, fu condannato all’ergastolo nel 1998 dalla Corte d’Appello militare, insieme all’altro ex ufficiale delle Ss Karl Haas. La Corte di Cassazione nel novembre 1998 confermò la sentenza, concedendo però i domiciliari a causa dell’età avanzata.

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