Primo passo verso la decadenza di Silvio Berlusconi da senatore. La giunta per le elezioni di palazzo Madama ha approvato la relazione illustrata dal presidente Dario Stefano che chiedeva l’allontanamento del leader del Pdl dal suo scranno in base alla legge Severino. Si sono espressi a favore Pd, M5S e Scelta Civica, insieme ad Enrico Buemi del Psi, il Pdl ha votato contro mentre Lega e Gal sono risultati assenti. La seduta è durata circa tre ore.
Il presidente Dario Stefano ha letto la sua relazione di 41 pagine, frrutto della Camera di consiglio tenuta nella scorsa seduta. I membri del Pdl hanno puntato a ottenere un rinvio, ma sono stati stoppati in particolare dal senatore Pd Felice Casson, che ha manifestato l’intenzione di andare avanti a oltranza. anche tutta la notte. “Il regolamento prevede che il voto sulla relazione avvenga immediatamente dopo l’illustrazione del testo. Quindi, dovrebbe avvenire già stasera”, aveva avvertito l’ex magistrato. Da qui la rinuncia dei colleghi del Pdl già iscritti a parlare e il voto immediato.
La giunta per le elezioni del Senato ha dato quindi, a larghissima maggioranza, parere favorevole alla decadenza di Silvio Berlusconi in base alla legge Severino che sancisce l’incandidabilità di chi ha subito condanne definitive per determinati tipi di reati, come nel caso del leader Pdl nel processo per i diritrti Tv Mediaset (quattro anni di reclusione per frode fiscale). La decisione definitiva spetta ora all’aula del Senato.
Quello che era stato annunciato come un passaggio “assolutamente formale” del voto sulla relazione, diventa un’ ennesima occasione di scontro tra Pd e Pdl. “E’ stato un non-dibattito”, tuona Elisabetta Casellati (Pdl). Nella relazione “ci sono state delle aberrazioni giuridiche”, sbotta Lucio Malan. “E’ andato oltre quelle che erano le previsioni del regolamento”, commenta Andrea Augello. Il risultato è che comunque le 41 pagine di relazione lette tutte d’un fiato da Stefano vengono approvate e domani, il presidente le presenterà al numero uno di Palazzo Madama Piero Grasso che poi dovrà convocare una conferenza dei capigruppo per calendarizzare il voto in Aula.
Ma prima si dovrà sciogliere un altro nodo: quello dello scrutinio più o meno palese in Aula. Questione che dovrà essere affrontata dalla Giunta per il Regolamento convocata domani per le 14. E’ vero che l’organismo parlamentare presieduto da Grasso ha all’ordine del giorno 19 punti, ma quello della richiesta del M5S di cambiare il regolamento del Senato per avere in Aula il voto palese è quasi certo che verrà affrontato. La commissione Affari Costituzionali del Senato non affronterà il tema della legge elettorale proprio per consentire ad Anna Finocchiaro e altri senatori come Donato Bruno (Pdl) (componenti di entrambi gli organismi) di essere presenti in Giunta.
“Noi abbiamo chiesto che venga cambiato il regolamento – osserva Michele Giarrusso, senatore del Movimento 5 Stelle – e faremo di tutto perché la Giunta decida in questo senso”. In realtà, osservano Stefania Pezzopane e Giuseppe Cucca (Pd), non sarebbe necessario cambiare il Regolamento per avere il voto palese. Ci sono “importanti precedenti” che potrebbero essere fatti valere senza perdere troppo tempo a cambiare le norme che disciplinano la vita del Senato. Uno di questi è il caso Andreotti. E’ vero che la sua era un’autorizzazione a procedere, spiegano alcuni tecnici, ma la legge Severino è alla sua prima applicazione e “non esistono norme che impediscano un’estensione a questa legge dell’interpretazione che all’epoca venne data del regolamento”. Un’interpretazione che venne chiesta e sostenuta dall’allora presidente del Senato Giovanni Spadolini con “il soccorso” in qualità di tecnico di Giovanni Pellegrino, allora presidente della Giunta per le Immunità.
“La posizione del Pd su questa materia – ribadisce il senatore Felice Casson – è chiarissima: noi siamo a favore del voto palese“. “La legge Severino – ricorda – era stata approvata proprio per garantire trasparenza nelle Aule parlamentari. Quindi il voto dovrebbe avvenire alla luce del sole. Noi – avverte il presidente Grasso interrogato sul punto dai cronisti – ci atterremo ai tempi, ai modi e alle regole previste.”. Ma, avverte, “ci sono regolamenti che vanno adattati a tempi e esigenze di una politica più agile. Pensavamo di unificare il Regolamento con quello della Camera e trovare soluzioni univoche”. E alla Camera il voto su questo tema è previsto che sia palese.