Una nuova scure rischia di abbattersi sulla sanità. Che potrebbe essere colpita dai tagli che verranno definiti dalla legge di stabilità che il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni sta mettendo a punto. Ma contro l’ipotesi trapelata nei giorni scorsi fanno muro sia le Regioni che il ministero della Salute. Tra il ministro Beatrice Lorenzin e i governatori si è infatti formato un fronte compatto a difesa del Fondo sanitario nazionale, già intaccato pesantemente dalle manovre degli ultimi anni, tanto che nel 2013, per la prima volta, il Fondo è stato inferiore rispetto a quello dell’anno precedente. “Alla fine troveremo una soluzione equa per tutti quanti – garantisce Saccomanni -. Siamo in contatto con i presidenti delle Regioni”. Mentre sulla legge di stabilità Enrico Letta promette: “Daremo certezze per tre anni”. 

Le parole del premier e del titolare del Tesoro arrivano dopo quelle preoccupate rilasciate dalla Lorenzin: “Ho detto con grande chiarezza che il Sistema Sanitario Nazionale non può sopportare i tagli che abbiamo letto sui giornali, da 1,5 a 3 miliardi – afferma il ministro della Salute -. La sanità ha avuto tagli per 22 miliardi negli ultimi anni. Siamo in una fase di ristrutturazione importante e di recupero di risorse dalle regioni. Se vogliamo mantenere certi standard non possiamo subire altri tagli”. Il timore di Regioni e ministero è che ulteriori tagli all’interno della legge di stabilità finirebbero per far saltare definitivamente il Patto della Salute, vale a dire l’accordo programmatico sulla sanità dei prossimi anni a cui stanno lavorando governo e Regioni. Dal ministero della Salute filtra che qualche “taglio di spesa mirato potrebbe pure essere preso in considerazione. D’altronde ci sono da trovare risorse per 10-12 miliardi, quindi tutti i ministeri sono interessati”. L’auspicio però è che questi interventi ‘chirurgici’ di spending review vengano fatti all’interno del Patto della Salute.

L’ipotesi di tagli nei giorni scorsi non è stata smentita dal viceministro dell’Economia Stefano Fassina. “E’ immorale che si ricominci a parlare di tagli alla sanità – sostiene il presidente del Veneto Luca Zaia -. Siamo di fronte a una manifestazione di inciviltà per il solo fatto di parlarne. Il Veneto non starà a guardare, perché si sta facendo saltare un baluardo della nostra civiltà e del nostro modo di intendere lo stato sociale: la cura garantita a tutti”. Contro nuove sforbiciate si schiera anche il segretario del Pd Guglielmo Epifani, secondo cui “dobbiamo dare anche un altro segnale di inversione di tendenza e di fiducia rispetto alle attese dei cittadini, chiudendo finalmente la stagione dei tagli continui alla sanità”. E dal Pdl, alla presa di posizione del ministro Lorenzin si aggiunge quella di Cesare Cursi, già sottosegretario di stato alla Salute e attuale presidente della Consulta nazionale Salute e Affari Sociali del Pdl: “Tagli alla spesa sanitaria sarebbero senza dubbio un errore che comprometterebbe in molte Regioni la garanzia dell’erogazione dei livelli essenziali di assistenza”.

Di una situazione che sarebbe ”devastante per la tenuta dei servizi ai cittadini e per la qualità del lavoro di medici e operatori” parlano Cecilia Taranto, segretario Fp-Cgil, e Massimo Cozza, segretario Fp-Cgil Medici. I sindacalisti ricordano che già il Def prevede un taglio della spesa dall’attuale 7,1% del Pil al 6,7% nel 2017. Il governo Letta, chiedono, smentisca la riduzione del finanziamento al sistema sanitario nazionale” perché il sistema è già stato “spremuto come un limone. Siamo all’allarme rosso, al limite della sussistenza”. Dal premier, per ora, l’unico commento sui tagli è arrivato via twitter: “Giornali a caccia di indiscrezioni spacciate per fatti su legge stabilità – ha scritto ieri Letta -. Invito a leggere testo vero del cdm martedì. Il resto è solo caos”. Parole a cui oggi si aggiunge una promessa: “La legge di stabilità la vedrete domani – dice nella conferenza stampa  con il primo ministro della Finlandia Jyrki Katainen -. Sarà pluriennale perché vogliamo intervenire sul lungo periodo, per tre, anni per dare certezze a imprenditori e lavoratori”.

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