Il voto nell’aula del Senato sulla decadenza da parlamentare di Silvio Berlusconi non è al momento in programma fino al 31 ottobre. E questo temporeggiare, unito al voto in aula e alla retroattività della Legge Severino, riaccende la polemica politica, con il capogruppo al Senato del Pdl Renato Schifani che annuncia scossoni: “E’ evidente che i margini di agibilità politica della maggioranza si restringeranno sempre di più”, perché “l’agibilità politica di una maggioranza si misura anche sui comportamenti reciproci”. Insomma, per l’ex presidente di Palazzo Madama, se il Pd non cambia atteggiamento su Berlusconi la maggioranza è a rischio. Per quanto riguarda i tempi del voto – sia esso palese o no – la conferenza dei capigruppo al Senato ha messo a punto il calendario dei lavori per le prossime settimane: c’è il decreto Imu da mercoledì 23 fino alla fine della settimana, poi l’aula non lavorerà dal 28 al 31 ottobre per la sessione di bilancio. Ma non c’è la decisione finale sulla decadenza che quindi potrebbe slittare a novembre. “Sarebbe stato improprio – ha commentato a SkyTg24 Dario Stefano, presidente della giunta per le elezioni del Senato e relatore del caso Berlusconi – calendarizzare subito il voto sulla decadenza di Berlusconi in Aula. Si deve aspettare, infatti, che prima si pronunci la Giunta per il Regolamento del Senato sulla possibilità che ci sia o meno il voto palese”.

Ma la seduta della giunta per il regolamento sul voto palese o segreto – la cui discussione è stata richiesta dal Movimento Cinque Stelle – tornerà a riunirsi il 29 ottobre. Quel giorno due relatori Franco Russo (Pd) e Anna Maria Bernini (Pdl) dovranno fare il punto sulle varie posizioni. E poi, spiega il capogruppo del Pd al Senato Luigi Zanda, “si dovrà prendere una decisione”. Tutto questo vuol dire che il Senato non voterà sulla decadenza fino a novembre. Zanda ribadisce la posizione del Pd che è quella di essere a favore del voto palese, ma conferma che una decisione in questo senso potrà essere presa solo nella riunione della Giunta fissata per il 29. “In Giunta per il regolamento – racconta però Francesco Nitto Palma (Pdl) al termine della riunione – ci si è detti tutti contrari sul fatto che si arrivi ad una modifica del regolamento per avere il voto palese in aula sulla decadenza di Berlusconi. Il Pd punta infatti ad una nuova interpretazione della norma regolamentare”. Ma anche su questo Palma si dice contrario perché “ad una norma contra personam come quella che potrebbe essere definita una modifica del regolamento perché si abbia il voto palese, si potrebbe arrivare ad una ‘interpretazione contra personam’, ma il discorso cambierebbe poco”. 

Ancor più critico Renato Schifani: “Il Pdl si aspetta che il Pd rivisiti l’atteggiamento tenuto” nella Giunta delle elezioni, dove “si sono forzati tempi e procedure” e non si è concessa la via del ricorso alla Corte Costituzionale o alla Corte di giustizia europea sul caso della decadenza di Silvio Berlusconi innescato in modo “retroattivo” dalla legge Severino. Lo ha detto il presidente dei senatori del Pdl Renato Schifani, intervistato dal Tg3. “Ove questo non dovesse succedere -ha aggiunto l’ex presidente del Senato- è evidente che i margini di agibilità politica della maggioranza si restringeranno sempre più. La mia idea non è cambiata rispetto a fine agosto, con l’aggravante che da fine agosto a oggi si sono verificati degli eventi, comportamenti e atteggiamenti in Giunta da parte di alcuni partiti che hanno appesantito questa preoccupazione e restringono sempre più la possibilità di un rapporto collaborativo tra il Pd e il Pdl”. Non solo. Schifani dice anche altro: “Quello che è accaduto in giunta sul mancato ascolto delle nostre obiezioni su ricorso alla Consulta per la legge Severino costituisce un vulnus alla nostra democrazia – ha proseguito – Non siamo stati ascoltati, e i tempi e le procedure sono stati accelerati, si è votato a maggioranza… noi lamentiamo questo comportamento. Speriamo che in questa settimane venga rivalutata la questione della retroattività della Severino se no è evidente che si restringono sempre di più gli atteggiamenti collaborativi”.

Per quanto riguarda le modalità di voto, i Cinque Stelle hanno detto che non serve una decisione nella giunta per il regolamento per votare in modo palese in Aula. “Non vi è necessità di modificare il regolamento – dichiara il senatore Maurizio Buccarella – Non è un voto sulla persona ma sullo status di appartenenza al plenum del Senato, ecco perché il voto deve essere palese. Non stiamo parlando di una richiesta di autorizzazione a procedere, ma dello status di senatore”. 

In base al regolamento la Giunta per le elezioni del Senato deve comunicare immediatamente l’esito del voto ma le concede fino a un massimo di 20 giorni di tempo per la stesura, che va approvata con un nuovo voto, della relazione che contiene le motivazioni della decisione. Questo documento sarà poi consegnato al presidente del Senato, che dovrà convocare una conferenza dei capigruppo per la calendarizzazione del voto in Aula. E su quest’ultimo passaggio non ci sono limiti di tempo stabiliti. Unica cosa certa sembra essere la decisione del presidente della Giunta, Stefano, di consegnare, come prevede il regolamento, la relazione a palazzo Madama entro 20 giorni.

Peraltro lo stesso Stefàno non ha ancora trasmesso all’Aula la relazione finale votata ieri, 14 ottobre che propone la decadenza del Cavaliere. Solo dopo questa formalità il presidente Piero Grasso potrà valutare quando sottoporre la questione al voto dell’Aula, proponendolo per l’inserimento nel calendario dei lavori.

Dunque il voto in aula non sarà calendarizzato finché non saranno a disposizione questi due elementi: la relazione di Stefàno e la decisione finale della Giunta per il regolamento su voto palese o segreto,  Su questo interviene Sandro Bondi che fa soffiare altri venti di crisi: “Il fatto che il Pd si dichiari a favore del voto palese, a dispetto del regolamento vigente, della prassi parlamentare e dei principi più elementari posti a salvaguardia della libera coscienza dei parlamentari – dice il coordinatore del Pdl – è una vergogna e si spiega solo con la volontà da parte del Pd di mettere in discussione quel minimo di coesione e di rispetto reciproco su cui si può fondare una alleanza di governo”. La vicecapogruppo della Camera Mariastella Gelmini aggiunge: “L’intenzione del Pd di procedere convoto palese sulla decadenza del Presidente Berlusconi è un gesto abietto nei confronti della democrazia”. Usa toni definitivi Daniele Capezzone: “Se davvero il Pd insisterà per il voto palese sulla decadenza di Silvio Berlusconi, sceglierà la via della barbarie”.

Ma Zanda rilancia: “Le opinioni contano poco – dice – La decisione si prenderà sulla base dell’analisi del regolamento. Se mi chiedete se in decisioni di questa natura sia meglio il voto palese o il voto segreto, la mia personale risposta è che il voto palese garantisce in modo migliore la trasparenza delle decisioni”.

Intanto un effetto (quasi) certo della condanna definitiva per Berlusconi a 4 anni per frode fiscale c’è: tra breve il Cavaliere potrebbe non essere più Cavaliere. Secondo quanto dichiara Benito Benedini, presidente uscente della Federazione dei Cavalieri del Lavoro, “con l’interdizione dai pubblici uffici dovrebbero decadere automaticamente anche tutte le onorificenze”. 

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