Soltanto pochi giorni fa papa Francesco, dialogando con Scalfari, ha confessato di non sopportare il clericalismo. Una rivelazione che ha dell’incredibile. E adesso che si fa? Cosa potrebbero rispondere i laici per riuscire a stare al passo con questo papa che spiazza tutti? L’ho scoperto l’altro ieri entrando in libreria: la catena Feltrinelli, che da sempre rappresenta un caposaldo della cultura laica, si è messa improvvisamente a vendere altari da preghiera. È da tempo che mi occupo di marketing delle religioni, ma questa mi mancava proprio. Più che di altari, si tratta di altarini casalinghi in uso fra gli aderenti ad una organizzazione religiosa in grande espansione. È in atto infatti un’operazione di co-marketing fra Kingo, società produttrice di oggettistica sacra per la Soka Gakkai e la catena Feltrinelli, partner per la distribuzione degli oggetti di culto nei suoi punti vendita.
Che cos’è la Soka Gakkai? In pratica, a detta di chi ne ha fatto parte, una setta che diffonde un buddhismo farlocco e che continua a crescere nonostante le critiche feroci e ben documentate che riceve da più parti, perfino in rete. Ma come si fa a capire che non è vero buddhismo? È semplice: dal momento in cui ha sostituito la meditazione, che è il cuore della pratica, con la preghiera, la Soka Gakkai ha manipolato l’essenza stessa di questa filosofia millenaria trasformandola in un culto religioso attraverso cui chiedere e ottenere benefici. Il nome stesso Soka Gakkai significa in giapponese “Società per la Creazione di Valore“. L’anima di questo movimento si riassume infatti nell’obiettivo posto dal fondatore Tsunesaburo Makiguchi: creare valore. E qui, la definizione kantiana di valore cioè “verità, bene e bellezza” viene a sua volta manipolata mettendo la parola “guadagno” al posto di “verità”. Quanto di più lontano, dunque, dagli scopi filosofici del buddhismo.
Ma il potere di penetrazione di questa setta è enorme. Lo dimostrano i testimonial di cui si è dotata, beniamini di grandi fette di pubblico, come Roberto Baggio o come Sabina Guzzanti. E lo dimostrano anche gli articoli che cominciano a uscire sui più importanti settimanali italiani, in cui si tessono le lodi del fenomeno omettendo magari le informazioni più importanti. Come ad esempio il fatto che dietro alla Soka Gakkai ci sia in Giappone un potente partito conservatore, il New Komeito, che pretende di essere l’ago della bilancia condizionando spesso le scelte del paese. O che la Soka Gakkai non sia riconosciuta dall’Unione Buddhista Italiana e nemmeno da quella Europea. Eppure basterebbe consultare qualsiasi docente di orientalistica o qualsiasi studioso serio di buddhismo per verificare come venga considerata e cioè alla stessa stregua in cui in ambito cattolico vengono considerati i Testimoni di Geova.
Non si può fare a meno di notare che mentre la Chiesa, sull’orlo di una crisi epocale, sta bruscamente cambiando strategia e sta tornando, almeno a quanto sembra, ai suoi valori fondanti, il mercato del Sacro sta diventando sempre più aggressivo e le nuove religioni usano tutte le leve del marketing pur di fare proselitismo (in questo caso, un merchandising camuffato da oggettistica new age). Se l’ha fatto Feltrinelli, la strada è aperta. Ci aspettiamo che altre catene commerciali cedano al marketing delle religioni e aprano le porte ad altre sette come ad esempio il principale concorrente della Soka Gakkai, la Happy Science (il nome originale è Kofuku-no-Kagaku), appena arrivata in Occidente, fondata guarda caso da un uomo di marketing. La strategia che ha adottato è stata quella di camuffarsi fin dall’inizio da movimento new age. In realtà, si propone come “religione delle religioni” ed è appoggiata anch’essa da un potente partito politico in Giappone. A questo punto però, se i laici pur di far dispetto al papa arrivano a sostenere delle sette, non c’è più religione. Pardon, volevo dire non c’è più laicità.
Riceviamo e pubblichiamo la replica dell’Istituto Soka Gakkai
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Pubblichiamo la replica al comunicato stampa dell’Istituto Soka Gakkai da parte del responsabile della Kingo