Bisogna spezzare il legami tra mafia e politica. Un appello sentito mille volte, ma questa volta il pm palermitano Vittorio Teresi lo rovescia. Non si rivolge ai politici, ma ai mafiosi. Perché mollino i loro referenti nel Palazzo, dato che “la fanno sempre franca”, mentre i boss restano “sommersi di ergastoli”.
“Voglio fare un appello diverso, questa volta non mi rivolgo ai rappresentanti delle istituzioni per chiedere loro di recidere i legami con la mafia, ma mi voglio rivolgere ai vertici di Cosa nostra, ai vari Riina e Provenzano, ma anche al latitante Messina Denaro: recidete i legami con i vostri politici di riferimento. Voi siete sommersi da ergastoli e loro la fanno sempre franca e si arricchiscono e sono tutti a piede libero”. E’ questo l’inedito appello del Procuratore aggiunto di Palermo, lanciato a margine di una conferenza stampa sull’arresto a Montelepre di sette presunti estorsori legati a Cosa nostra . “Come fanno ad avere ancora rapporti con elementi dello Stato – ha aggiunto Teresi rivolgendosi a capimafia detenuti – quando a pagare sono soltanto loro? Mentre i boss sono in carcere i politici di riferimento restano liberi. Perché non spezzano queste catene?”. Dovrebbero farlo, anche perché tanto “i legami dei boss con i politici sono risultati operazioni perdenti“.
Il magistrato antimafia è entrato anche nelle polemiche giudiziarie seguite alle motivazioni della sentenza di assoluzione del generale Mori e del colonnello Obinu per la mancata cattura di Bernardo Provenzano nel 1995. Motivazioni che si sono riverberate in considerazioni trancianti su fatti oggetto di altri procedimenti penali , in particolare la trattativa Stato-mafia e la strage di via D’Amelio. “Se fossi un insegnante metterei alla sentenza Mori un quattro meno perché chi l’ha scritta è andato fuori tema”, ha detto Teresi. Dedicare le prime ottocento pagine a un tema che è stato trattato dall’accusa solo come ipotesi di movente e occuparsi solo in minima parte del tema principale del processo, cioè la mancata cattura di Provenzano, – aggiunge – è un modo curioso che ha scelto l’estensore di scrivere le decisioni”.
I giudici del processo Mori mettono in dubbio sia l’esistenza della trattativa, sia che questa abbia avuto un ruolo nel muovere gli assassini di Paolo Borsellino nel 1992. “Per quanto mi riguarda la trattativa tra Stato e mafia c’è stata”, conclude Teresi. “Anche se io preferisco definirla un’estorsione di un pezzo dello Stato nei confronti dello Stato”.