Condanna definitiva: ergastolo. Accuse: omicidio, sequestro di persona, associazione mafiosa. Per Paolo Sergi, classe ’48, padrino della ‘ndrangheta che ha comandato su Milano e la Lombardia, le porte del carcere si aprono nel 1992. Dieci anni dopo la Cassazione conferma le sentenze di primo e secondo grado. Eppure, nonostante “il fine pena mai”, il boss, che ha diretto i suoi traffici dalla reggia bunker di via Odessa 3 a Buccinasco, dal 2011 si trova agli arresti domiciliari in un bella villetta nel comune di Zibido San Giacomo, hinterland sud-ovest del capoluogo lombardo. “E’ fuori per motivi di salute”, racconta un investigatore. “Problemi di natura cardiologica”, che, seguendo il ragionamento del tribunale di Sorveglianza di Bologna, rendono incompatibile la sua permanenza in carcere. Il fatto allarma la Procura antimafia di Milano. Anche perché, riflettono gli investigatori, la presenza sul territorio di un pezzo da novanta della mafia calabrese, se pur ai domiciliari, costituisce certamente un campanello d’allarme. Tanto più che Saverio Sergi, cognato del boss, in carcere a Opera in regime di semilibertà ha eletto come domicilio proprio la casa di Zibido. Va detto che Saverio Sergi, anche lui coinvolto nell’indagine Nord-sud per l’omicidio dell’avvocato Raffaele Ponzio, è il fratello della moglie di Paolo Sergi
Di certo il curriculum criminale di Paolo Sergi non rassicura. Nel 1992 il boss viene coinvolto nella maxi-operazione Nord-sud. E’ ‘ndrangheta alla milanese raccontata dal pentito Saverio Morabito. Sul tavolo esecuzioni, traffico di droga, sequestri di persona. In primo grado Paolo Sergi incassa sei ergastoli per altrettanti omicidi. Tra questi il più eclatante resta la duplice esecuzione di Pietro Cavallaro e Guglielmo Campodipietra uccisi il 4 luglio 1988 in via Frà Cristoforo a Milano. Quella fu una morte per droga e per non pagare una partita di 70 chili di eroina al clan dei turchi. All’epoca Paolo Sergi, assieme al fratello Francesco, è uno dei re dell’eroina. Nel 1986 abbandona definitivamente Platì per trasferirsi a Milano. Qui ritrova la sorella Rosa che si sposerà con Antonio Papalia, futuro capo della ‘ndrangheta per tutto il nord Italia (oggi ergastolano). I Sergi trafficano chili di eroina. E spesso lo fanno assieme ai siciliani di Trezzano sul Naviglio. Di più: attraverso la collaborazione del narcos Roberto Pannunzi (arrestato da latitante il 5 luglio 2013 in un centro commerciale di Bogotà) aprono una raffineria a Rota Imagna (Bergamo). Qui scambiano un chilo di brown sugar con sette di cocaina. In molti casi, poi, la morfina base viene acquistata dai turchi. Gli stessi che pretendono il pagamento e mandano Cavallaro a riscuotere. Uno sconfinamento condito da chiare minacce che la ‘ndrangheta di Buccinasco non può tollerare. Così nasce l’omicidio.
Condannato per associazione mafiosa, Sergi incassa anche ventinove anni di carcere per aver partecipato al sequestro di Cesare Casella, rapito a Pavia il 18 gennaio 1988 e rilasciato nei dintorni di Natile di Careri il 30 gennaio 1990. I primi giorni da sequestrato Casella li passa, guarda caso, a Buccinasco. Il 4 maggio 1990 la procura di Pavia dispone una perquisizione in casa dello stesso Sergi che contestualmente viene indagato. Ma già nel maggio 1987, una nota dei carabinieri di Platì lo indica “come elemento pericoloso ed appartenente alla cosca Barbaro”. Un anno dopo, la procura di Milano che indaga sulla latitanza del superboss Francesco Barbaro detto u Castanu dispone una prima perquisizione in casa Sergi.
In una nota della Criminalpol del 1992 si legge: “Paolo Sergi è dotato di spiccate capacità criminali”. All’epoca il blitz Nord-sud deve ancora scattare. Il fratello Francesco, però, è già in carcere, e Paolo, scrivono gli investigatori, “è tuttora al vertice dell’organizzazione inquisita. Per sua indole parla poco ed è per tale ragione che è temuto e rispettato in ogni ambiente malavitoso”.
Giustizia & Impunità
‘Ndrangheta a Milano, domiciliari in villa per il boss con sei ergastoli sulle spalle
Paolo Sergi, negli anni Ottanta, ha comandato i clan calabresi in Lombardia. E' accusato di omicidi, associazione mafiosa e sequestro di persona. Dal 2011 il padrino è stato scarcerarto per problemi cardiologici e vive in un comune dell'hinterland
Condanna definitiva: ergastolo. Accuse: omicidio, sequestro di persona, associazione mafiosa. Per Paolo Sergi, classe ’48, padrino della ‘ndrangheta che ha comandato su Milano e la Lombardia, le porte del carcere si aprono nel 1992. Dieci anni dopo la Cassazione conferma le sentenze di primo e secondo grado. Eppure, nonostante “il fine pena mai”, il boss, che ha diretto i suoi traffici dalla reggia bunker di via Odessa 3 a Buccinasco, dal 2011 si trova agli arresti domiciliari in un bella villetta nel comune di Zibido San Giacomo, hinterland sud-ovest del capoluogo lombardo. “E’ fuori per motivi di salute”, racconta un investigatore. “Problemi di natura cardiologica”, che, seguendo il ragionamento del tribunale di Sorveglianza di Bologna, rendono incompatibile la sua permanenza in carcere. Il fatto allarma la Procura antimafia di Milano. Anche perché, riflettono gli investigatori, la presenza sul territorio di un pezzo da novanta della mafia calabrese, se pur ai domiciliari, costituisce certamente un campanello d’allarme. Tanto più che Saverio Sergi, cognato del boss, in carcere a Opera in regime di semilibertà ha eletto come domicilio proprio la casa di Zibido. Va detto che Saverio Sergi, anche lui coinvolto nell’indagine Nord-sud per l’omicidio dell’avvocato Raffaele Ponzio, è il fratello della moglie di Paolo Sergi
Di certo il curriculum criminale di Paolo Sergi non rassicura. Nel 1992 il boss viene coinvolto nella maxi-operazione Nord-sud. E’ ‘ndrangheta alla milanese raccontata dal pentito Saverio Morabito. Sul tavolo esecuzioni, traffico di droga, sequestri di persona. In primo grado Paolo Sergi incassa sei ergastoli per altrettanti omicidi. Tra questi il più eclatante resta la duplice esecuzione di Pietro Cavallaro e Guglielmo Campodipietra uccisi il 4 luglio 1988 in via Frà Cristoforo a Milano. Quella fu una morte per droga e per non pagare una partita di 70 chili di eroina al clan dei turchi. All’epoca Paolo Sergi, assieme al fratello Francesco, è uno dei re dell’eroina. Nel 1986 abbandona definitivamente Platì per trasferirsi a Milano. Qui ritrova la sorella Rosa che si sposerà con Antonio Papalia, futuro capo della ‘ndrangheta per tutto il nord Italia (oggi ergastolano). I Sergi trafficano chili di eroina. E spesso lo fanno assieme ai siciliani di Trezzano sul Naviglio. Di più: attraverso la collaborazione del narcos Roberto Pannunzi (arrestato da latitante il 5 luglio 2013 in un centro commerciale di Bogotà) aprono una raffineria a Rota Imagna (Bergamo). Qui scambiano un chilo di brown sugar con sette di cocaina. In molti casi, poi, la morfina base viene acquistata dai turchi. Gli stessi che pretendono il pagamento e mandano Cavallaro a riscuotere. Uno sconfinamento condito da chiare minacce che la ‘ndrangheta di Buccinasco non può tollerare. Così nasce l’omicidio.
Condannato per associazione mafiosa, Sergi incassa anche ventinove anni di carcere per aver partecipato al sequestro di Cesare Casella, rapito a Pavia il 18 gennaio 1988 e rilasciato nei dintorni di Natile di Careri il 30 gennaio 1990. I primi giorni da sequestrato Casella li passa, guarda caso, a Buccinasco. Il 4 maggio 1990 la procura di Pavia dispone una perquisizione in casa dello stesso Sergi che contestualmente viene indagato. Ma già nel maggio 1987, una nota dei carabinieri di Platì lo indica “come elemento pericoloso ed appartenente alla cosca Barbaro”. Un anno dopo, la procura di Milano che indaga sulla latitanza del superboss Francesco Barbaro detto u Castanu dispone una prima perquisizione in casa Sergi.
In una nota della Criminalpol del 1992 si legge: “Paolo Sergi è dotato di spiccate capacità criminali”. All’epoca il blitz Nord-sud deve ancora scattare. Il fratello Francesco, però, è già in carcere, e Paolo, scrivono gli investigatori, “è tuttora al vertice dell’organizzazione inquisita. Per sua indole parla poco ed è per tale ragione che è temuto e rispettato in ogni ambiente malavitoso”.
IL DISOBBEDIENTE
di Andrea Franzoso 12€ AcquistaArticolo Precedente
Cefalonia, ergastolo per nazista: “Partecipò a fucilazione di 117 italiani”
Articolo Successivo
Antimafia, fuori Fazzone dalla Commissione oppure dimettetevi
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Mondo
Usa: “Telefonata Trump-Putin? Pace mai così vicina”. “Il tycoon pensa a riconoscere la Crimea come russa”. Armi, l’Ue vuole altri 40 miliardi dai “volenterosi”
Mondo
Contro Trump il Canada si fa scudo anche con la corona: “Noi e Regno Unito sovrani sotto lo stesso re”
Mondo
Scontro a distanza Francia-Usa. “Ridateci la statua della libertà”, “Non parli tedesco grazie a noi”
Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.
Beirut, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - Hamas si starebbe preparando per un nuovo raid, come quello del 7 ottobre 2023, penetrando ancora una volta in Israele. Lo sostiene l'israeliano Channel 12, in un rapporto senza fonti che sarebbe stato approvato per la pubblicazione dalla censura militare. Il rapporto afferma inoltre che Israele ha riscontrato un “forte aumento” negli sforzi di Hamas per portare a termine attacchi contro i kibbutz e le comunità al confine con Gaza e contro le truppe dell’Idf di stanza all’interno di Gaza.
Cita inoltre il ministro della Difesa Israel Katz, che ha detto di recente ai residenti delle comunità vicine a Gaza: "Hamas ha subito un duro colpo, ma non è stato sconfitto. Ci sono sforzi in corso per la sua ripresa. Hamas si sta costantemente preparando a effettuare un nuovo raid in Israele, simile al 7 ottobre". Il servizio televisivo arriva un giorno dopo che il parlamentare dell'opposizione Gadi Eisenkot, ex capo delle Idf, e altri legislatori dell'opposizione avevano lanciato l'allarme su una preoccupante recrudescenza dei gruppi terroristici di Gaza.
"Negli ultimi giorni, siamo stati informati che il potere militare di Hamas e della Jihad islamica palestinese è stato ripristinato, al punto che Hamas ha oltre 25.000 terroristi armati, mentre la Jihad ne ha oltre 5.000", hanno scritto i parlamentari, tutti membri del Comitato per gli affari esteri e la difesa.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - L'attacco israeliano nei pressi della città di Daraa, nel sud della Siria, ha ucciso due persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale siriana Sana.
"Due civili sono morti e altri 19 sono rimasti feriti in attacchi aerei israeliani alla periferia della città di Daraa", ha affermato l'agenzia di stampa, mentre l'esercito israeliano ha affermato di aver preso di mira "centri di comando e siti militari appartenenti al vecchio regime siriano".