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Napoli, sequestrati 3mila chili di pane: era cotto insieme a chiodi e vernice

Nel capoluogo partenopeo e provincia sono stati scoperti 17 centri illegali. I prodotti che arrivavano sulla tavola dei clienti ignari venivano sfornati in condizioni igienico sanitarie precarie. In corso accertamenti per risalire ai produttori. Denunciate 50 persone, sanzioni per 40mila euro
Napoli, sequestrati 3mila chili di pane: era cotto insieme a chiodi e vernice
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Sequestrati più di 3mila chili di pane “illegale”, sfornato in condizioni igieniche precarie, che tuttavia poteva finire nei supermercati e ristoranti. Succede in provincia di Napoli, dove dalle prime ore del mattino i carabinieri del comando provinciale hanno eseguito controlli, in città e in tutta la provincia, contro la panificazione abusiva. Diciassette i forni sequestrati poiché totalmente irregolari o in condizioni igienico sanitarie pessime. Sono state effettuate verifiche ai forni, alla rete di distribuzione e deposito del pane, fino ad arrivare alla vendita al dettaglio nei supermercati e per le vie cittadine, ovvero tutta la filiera del prodotto.

I forni sequestrati sono: uno a Fratta Maggiore, uno ad Arzano, due a Pomigliano d’arco, due a Sant’Anastasia, due ad Acerra, uno a Brusciano, uno a Castello di Cisterna, due a Giugliano in Campania, uno a Villaricca, uno a Sant’Antimo, due a Somma Vesuviana e uno a Torre Annunziata. In particolare in alcuni casi è stata trovata legna con chiodi e vernice, altri forni erano in scantinati ed altri ancora in aperta campagna vicino ad animali. Inoltre nel quartiere Sanità è stato scoperto un deposito abusivo dove il pane veniva conservato senza il rispetto delle norme igienico sanitarie per poi essere imbustato e distribuito a ignari clienti, nonché ristoratori della zona.

Sono in corso accertamenti per risalire ai produttori. Il pane sequestrato sarà consegnato allo zoo nonché ai canili municipali del territorio. Una cinquantina le persone denunciate per inosservanza alle discipline inerenti all’igiene e alla produzione e commercializzazione dei prodotti. Molte anche le sanzioni amministrative che, finora, ammontano a circa 40mila euro.

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