Il presidente del Consiglio regionale della Liguria, Rosario Monteleone (Udc), si è dimesso. Accusato di aver presentato richieste di rimborsi senza i relativi giustificativi, si è presentato a sorpresa in aula. “Me ne vado consapevole – ha dichiarato davanti al Consiglio – con l’amarezza di sapere che qualcuno mi ha voluto vigliaccamente colpire alle spalle, immaginando di fare una furbata. Non posso che essere amareggiato e deluso, ma sapendo che il tempo è signore”. L’esponente Udc ha presentato le dimissioni al vicepresidente Michele Boffa durante la seduta del consiglio regionale. Monteleone è indagato per peculato dalla procura di Genova nell’ambito dell’inchiesta sulle “spese pazze” dei gruppi regionali: secondo quanto riportato dal Secolo XIX, l’esponente Udc avrebbe prelevato 189mila euro in contanti dai depositi del suo gruppo consiliare dell’Unione di centro, tra 2010 e 2011, giustificandone soltanto la metà.
Monteleone, protagonista insieme a Claudio Burlando dell’ alleanza politica che sostiene in Regione Liguria la maggioranza di centrosinistra, era presidente del Consiglio dal 2010. Nella tarda mattinata del 28 ottobre, lo stesso governatore della Liguria aveva incontrato Monteleone per chiedergli di fare un passo indietro. “Mi dimetto – ha aggiunto – per la tranquillità di tutti, a cominciare da quella della mia famiglia. Sono da giorni sotto la gogna mediatica, immeritatamente, per due fatture che ho regolarmente rimborsato con gli interessi legali. I conti fino a prova contraria quadrano fino all’ultimo euro”. E ha continuato a respingere le accuse a suo carico: “Sono certo che si tratti di un grosso malinteso, in 30 anni di onesta carriera politica ho anche venduto come amministratore pubblico beni pubblici per migliaia di milioni, e mai sono stato sfiorato da dubbi”.
La Giunta regionale della Liguria, preso atto delle dimissioni, “ringrazia Rosario Monteleone per il lavoro istituzionale svolto ed esprime il proprio apprezzamento per lo spirito di questa scelta personale di responsabilità, volta anche a preservare la credibilità e l’ autorevolezza della Regione”. In una nota diffusa dagli uffici del presidente Claudio Burlando, si legge che “la scelta è pienamente coerente con le qualità umane che in questi anni il presidente Monteleone ha dimostrato”. Lo stesso governatore ha convocato per il 30 ottobre una riunione di maggioranza per discutere la nomina del nuovo presidente del Consiglio regionale, che dovrebbe avvenire già la prossima settimana. Per la successione di Monteleone, si fanno già alcuni nomi tra i quali quelli del vicepresidente Michele Boffa (Pd) e del consigliere dell’Udc Massimo Donzella.
Nominato Cavaliere della Repubblica da Giorgio Napolitano nel 2011, Monteleone figurava tra i grandi elettori che hanno votato il secondo mandato dell’attuale Capo dello Stato. La scelta del Consiglio regionale di mandare il suo presidente a Roma aveva suscitato non poche polemiche, legate ai suoi rapporti poco chiari con esponenti della ‘ndrangheta locale. L’inchiesta “spese pazze”, infatti, è solo l’ultima di una serie di vicende giudiziare che vedono coinvolto l’ormai ex presidente del Consiglio regionale ligure. Il nome di Rosario Monteleone compare infatti in tre fascicoli, anche se non risulta mai indagato né viene accertata alcuna sua responsabilità penale. Nelle carte dell’inchiesta Crimine (2010), secondo la ricostruzione dei magistrati, nel 2005 Monteleone figura come beneficiario dei voti delle ‘ndrine. Nel fascicolo Maglio 3, si parla di contatti con il boss locale Mimmo Gangemi: i capiclan, riferendosi a lui come “lardo”, lo accusano di “non avere mantenuto le promesse”. In un’intercettazione disposta nell’ambito dell’inchiesta Pandora, Monteleone chiede a Gino Mamone, un imprenditore in odor di mafia, un appoggio elettorale in favore di un ex assessore della giunta di Marta Vincenzi.