La considerazione che molti uomini hanno delle donne, nasce da un archetipo antichissimo, da una cultura estremamente diffusa in tutto il mondo. Una cultura che ha posto la donna, procreatrice di vita, come un oggetto di potere; è proprio il potere e questa presunta superiorità maschile a tradursi, a volte, in violenza psicologica e/o fisica contro la donna.
La ragione, o meglio le ragioni di questa considerazione di superiorità maschile, si perdono nella notte dei tempi e si basano su di una cultura maschilista basata essenzialmente su rapporti di forza in cui, non a caso, la donna era considerata il ‘sesso debole’. L’evoluzione dell’emancipazione femminile avvenuta negli ultimi cento anni ha però sempre di più messo in discussione questa impostazione culturale di suddivisione dei ruoli basata sulla figura del ‘maschio dominante’, che ora reagisce, a volte con violenza brutale, nel momento in cui viene messo in discussione e viene meno il suo potere.
Non basta, né può bastare solo la volontà di una parte di genere a stabilire una supremazia con i relativi rischi a caduta. Ci troviamo di fronte a qualcosa di più vasto; esiste, infatti, una mentalità condivisa che s’insegna appena nati e che poggia su valori etici, religiosi, sociali ed anche filosofici.
Il luogo di questa formazione è il più delle volte la famiglia, dimora stessa dei soprusi che spesso sfociano in violenze brutali.
Partendo da queste considerazioni abbiamo deciso di analizzare il fenomeno del femminicidio in Italia nel corso degli ultimi anni sulla base dei dati disponibili.
Dai dati della Tabella 1 è evidente l’escalation del fenomeno (da 84 casi di femminicidio del 2005 siamo passati a 124 nel 2012 e ad oggi siamo già a 68 casi nel solo primo semestre 2013), tanto che il governo Letta ha varato un Decreto Legge nell’agosto scorso proprio contro questo fenomeno. Decreto – convertito in Legge nel mese di ottobre -, che reca alcune importanti novità a tutela delle vittime di maltrattamenti e violenza domestica: la rilevanza della relazione affettiva tra due persone (a prescindere da convivenza o matrimonio), l’aggravante in caso di violenza nei confronti di donne in gravidanza o minori, l’irrevocabilità della querela in casi gravi, l’allontanamento da casa se colti in flagranza ed altre.
Certo è che in Italia la violenza sulle donne è ancora vista come un problema di ordine pubblico piuttosto che culturale e, in questo senso, non c’è un sistema di interventi organici contro simile piaga. L’unica richiesta andata a buon fine, in tal senso, è stata la ratifica della Convenzione europea contro la violenza sulle donne, approvata a Istanbul l’11 Maggio 2011 e ratificata dall’Italia solo nel mese di Giugno 2013.
Anche i dati sui Femminicidi per 100.000 donne (Tabella 2) confermano tale la crescita. Infatti dallo 0,28 del 2005, il tasso si è posizionato su valori intorno allo 0,40 negli anni 2009/2012.
Ma perché oggi ci troviamo a dibattere e discutere di un dato che, seppure allarmante per la sua crescita, è insito nella nostra società da sempre?
Nel 1970 Ettore Scola diresse il film ‘Dramma della gelosia, tutti i particolari in cronaca‘, con Marcello Mastroianni, Monica Vitti e Giancarlo Giannini, film che ebbe giustamente un successo notevole e numerosi riconoscimenti.
In questo film (ne citiamo un altro a memoria, ‘Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare di agosto’ del 1974, di Lina Wertmuller con Giancarlo Giannini e Mariangela Melato) si descrivono, con cruenza estremamente realistica, scene in cui la donna viene malmenata ripetutamente ma, alla fine, è lei stessa ad essere quasi riconoscente del brutale trattamento.
Ora la domanda sorge spontanea: come sarebbe accolto oggi un film in cui la donna è malmenata e alla fine ne è anche contenta?
Lungi dal giudicare negativamente i film appena citati, la domanda che ci dobbiamo porre è un’altra: cosa è cambiato da allora? Cos’è successo in questi ultimi decenni? Sicuramente esiste una maggior coscienza del problema unito al fatto che la donna, forte di un maggior sostegno dei propri diritti, denuncia.
Esiste però anche un ulteriore dato su cui riflettere.
La donna è sempre più, nella società moderna, al centro di strategie di mercato; associata indistintamente ad autovetture oppure a compagnie telefoniche, viene usata per vendere, come una qualsiasi merce di scambio. Ora, se pensiamo che qualcosa possa essere scambiata, comprata o venduta, la consideriamo merce, per cui di nostra proprietà, ed è per questo che spesso la trattiamo come tale.
Una merce, inoltre, può anche essere semplicemente osservata ed ammirata. Ecco che entrano in gioco, ad esempio, i Concorsi di bellezza. Nel nostro paese il più noto è di certo ‘Miss Italia’. Nel concetto stesso di ‘Concorso di bellezza’ si esprime l’aspetto estetico come principale metro di giudizio, quindi sarebbe questo l’aspetto da giudicare.
Come si pone tutto ciò nel più ampio discorso della figura femminile nella società odierna? Da un lato va detto che rispetto ai suoi esordi il Concorso si è evoluto, dando più spazio alle ragazze che hanno maggiormente modo di esprimere opinioni, aspirazioni e abilità mentali e fisiche. Dall’altro, però, rimane pur sempre una passerella, dove giovani donne si fanno guardare.
E’ difficile poter dire se tutto ciò sia riduttivo della personalità di una donna. In fondo, le ragazze si iscrivono liberamente e sono consapevoli di esporsi ad una vetrina mediatica. Se ci si volesse far apprezzare per le proprie doti intellettive, si percorrerebbero di certo altre strade.
Sull’argomento, è intervenuta pochi mesi fa il Presidente della Camera Laura Boldrini approvando la scelta della Rai di abolire la trasmissione del Concorso di Miss Italia. La Boldrini ha visto questa decisione come un segno di civiltà e modernità, poiché le ragazze italiane hanno dei talenti e non dovrebbero svilirsi sfilando con un numero sul petto. Pronta è arrivata la risposta della madrina del concorso Patrizia Mirigliani, che difende l’evento dipingendolo come un trampolino di lancio per ragazze che, altrimenti, non avrebbero la stessa visibilità in altri ambiti, soprattutto con la stessa serietà e pulizia.
A questo punto, a chi delle due dar ragione? A nessuna o forse a entrambe. In fondo un concorso di bellezza è tale se ci sono “bellezze” da giudicare. Ma è altrettanto vero che nel 2013, e a fronte dei fatti di cronaca che riempiono i media, sembra ormai un concetto superato. Sono forse le donne stesse che dovrebbero volersi scrollare di dosso questo stereotipo.
Ma esiste un legame reale tra questi esempi di ‘donna-merce’ e la violenza dilagante che verso di esse si sta compiendo da parte degli uomini? In questa risposta, impossibile da dare, si racchiude la chiave di quest’ampio discorso.
Esiste forse un aspetto legato al possesso di qualcosa (merce) di nostra proprietà, non a caso il 50% dei delitti sono legati a separazione o gelosia (Tabella 3) e vengono perpetrati (Tabella 4) in ambito familiare, perciò quello che rischiamo di perdere come “nostro” va distrutto, non può essere di altra persona.
Alla redazione del presente articolo ha collaborato Alessandro Benevento
Franco Vespignani & Eleonora Farneti
Esperti di statistica
Donne di Fatto - 30 Ottobre 2013
Quanto vale la vita di una donna? I dati del femminicidio (1)
La considerazione che molti uomini hanno delle donne, nasce da un archetipo antichissimo, da una cultura estremamente diffusa in tutto il mondo. Una cultura che ha posto la donna, procreatrice di vita, come un oggetto di potere; è proprio il potere e questa presunta superiorità maschile a tradursi, a volte, in violenza psicologica e/o fisica contro la donna.
La ragione, o meglio le ragioni di questa considerazione di superiorità maschile, si perdono nella notte dei tempi e si basano su di una cultura maschilista basata essenzialmente su rapporti di forza in cui, non a caso, la donna era considerata il ‘sesso debole’. L’evoluzione dell’emancipazione femminile avvenuta negli ultimi cento anni ha però sempre di più messo in discussione questa impostazione culturale di suddivisione dei ruoli basata sulla figura del ‘maschio dominante’, che ora reagisce, a volte con violenza brutale, nel momento in cui viene messo in discussione e viene meno il suo potere.
Non basta, né può bastare solo la volontà di una parte di genere a stabilire una supremazia con i relativi rischi a caduta. Ci troviamo di fronte a qualcosa di più vasto; esiste, infatti, una mentalità condivisa che s’insegna appena nati e che poggia su valori etici, religiosi, sociali ed anche filosofici.
Il luogo di questa formazione è il più delle volte la famiglia, dimora stessa dei soprusi che spesso sfociano in violenze brutali.
Partendo da queste considerazioni abbiamo deciso di analizzare il fenomeno del femminicidio in Italia nel corso degli ultimi anni sulla base dei dati disponibili.
Dai dati della Tabella 1 è evidente l’escalation del fenomeno (da 84 casi di femminicidio del 2005 siamo passati a 124 nel 2012 e ad oggi siamo già a 68 casi nel solo primo semestre 2013), tanto che il governo Letta ha varato un Decreto Legge nell’agosto scorso proprio contro questo fenomeno. Decreto – convertito in Legge nel mese di ottobre -, che reca alcune importanti novità a tutela delle vittime di maltrattamenti e violenza domestica: la rilevanza della relazione affettiva tra due persone (a prescindere da convivenza o matrimonio), l’aggravante in caso di violenza nei confronti di donne in gravidanza o minori, l’irrevocabilità della querela in casi gravi, l’allontanamento da casa se colti in flagranza ed altre.
Certo è che in Italia la violenza sulle donne è ancora vista come un problema di ordine pubblico piuttosto che culturale e, in questo senso, non c’è un sistema di interventi organici contro simile piaga. L’unica richiesta andata a buon fine, in tal senso, è stata la ratifica della Convenzione europea contro la violenza sulle donne, approvata a Istanbul l’11 Maggio 2011 e ratificata dall’Italia solo nel mese di Giugno 2013.
Anche i dati sui Femminicidi per 100.000 donne (Tabella 2) confermano tale la crescita. Infatti dallo 0,28 del 2005, il tasso si è posizionato su valori intorno allo 0,40 negli anni 2009/2012.
Ma perché oggi ci troviamo a dibattere e discutere di un dato che, seppure allarmante per la sua crescita, è insito nella nostra società da sempre?
Nel 1970 Ettore Scola diresse il film ‘Dramma della gelosia, tutti i particolari in cronaca‘, con Marcello Mastroianni, Monica Vitti e Giancarlo Giannini, film che ebbe giustamente un successo notevole e numerosi riconoscimenti.
In questo film (ne citiamo un altro a memoria, ‘Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare di agosto’ del 1974, di Lina Wertmuller con Giancarlo Giannini e Mariangela Melato) si descrivono, con cruenza estremamente realistica, scene in cui la donna viene malmenata ripetutamente ma, alla fine, è lei stessa ad essere quasi riconoscente del brutale trattamento.
Ora la domanda sorge spontanea: come sarebbe accolto oggi un film in cui la donna è malmenata e alla fine ne è anche contenta?
Lungi dal giudicare negativamente i film appena citati, la domanda che ci dobbiamo porre è un’altra: cosa è cambiato da allora? Cos’è successo in questi ultimi decenni? Sicuramente esiste una maggior coscienza del problema unito al fatto che la donna, forte di un maggior sostegno dei propri diritti, denuncia.
Esiste però anche un ulteriore dato su cui riflettere.
La donna è sempre più, nella società moderna, al centro di strategie di mercato; associata indistintamente ad autovetture oppure a compagnie telefoniche, viene usata per vendere, come una qualsiasi merce di scambio. Ora, se pensiamo che qualcosa possa essere scambiata, comprata o venduta, la consideriamo merce, per cui di nostra proprietà, ed è per questo che spesso la trattiamo come tale.
Una merce, inoltre, può anche essere semplicemente osservata ed ammirata. Ecco che entrano in gioco, ad esempio, i Concorsi di bellezza. Nel nostro paese il più noto è di certo ‘Miss Italia’. Nel concetto stesso di ‘Concorso di bellezza’ si esprime l’aspetto estetico come principale metro di giudizio, quindi sarebbe questo l’aspetto da giudicare.
Come si pone tutto ciò nel più ampio discorso della figura femminile nella società odierna? Da un lato va detto che rispetto ai suoi esordi il Concorso si è evoluto, dando più spazio alle ragazze che hanno maggiormente modo di esprimere opinioni, aspirazioni e abilità mentali e fisiche. Dall’altro, però, rimane pur sempre una passerella, dove giovani donne si fanno guardare.
E’ difficile poter dire se tutto ciò sia riduttivo della personalità di una donna. In fondo, le ragazze si iscrivono liberamente e sono consapevoli di esporsi ad una vetrina mediatica. Se ci si volesse far apprezzare per le proprie doti intellettive, si percorrerebbero di certo altre strade.
Sull’argomento, è intervenuta pochi mesi fa il Presidente della Camera Laura Boldrini approvando la scelta della Rai di abolire la trasmissione del Concorso di Miss Italia. La Boldrini ha visto questa decisione come un segno di civiltà e modernità, poiché le ragazze italiane hanno dei talenti e non dovrebbero svilirsi sfilando con un numero sul petto. Pronta è arrivata la risposta della madrina del concorso Patrizia Mirigliani, che difende l’evento dipingendolo come un trampolino di lancio per ragazze che, altrimenti, non avrebbero la stessa visibilità in altri ambiti, soprattutto con la stessa serietà e pulizia.
A questo punto, a chi delle due dar ragione? A nessuna o forse a entrambe. In fondo un concorso di bellezza è tale se ci sono “bellezze” da giudicare. Ma è altrettanto vero che nel 2013, e a fronte dei fatti di cronaca che riempiono i media, sembra ormai un concetto superato. Sono forse le donne stesse che dovrebbero volersi scrollare di dosso questo stereotipo.
Ma esiste un legame reale tra questi esempi di ‘donna-merce’ e la violenza dilagante che verso di esse si sta compiendo da parte degli uomini? In questa risposta, impossibile da dare, si racchiude la chiave di quest’ampio discorso.
Esiste forse un aspetto legato al possesso di qualcosa (merce) di nostra proprietà, non a caso il 50% dei delitti sono legati a separazione o gelosia (Tabella 3) e vengono perpetrati (Tabella 4) in ambito familiare, perciò quello che rischiamo di perdere come “nostro” va distrutto, non può essere di altra persona.
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Parigi, 17 feb. (Adnkronos/Afp) - Il primo ministro polacco Donald Tusk ha dichiarato che l'Europa è consapevole che i suoi legami con gli Stati Uniti sono entrati in una "nuova fase", dopo aver partecipato a una riunione di emergenza sulla sicurezza con altri leader europei a Parigi. "Tutti a questo incontro sono consapevoli che le relazioni transatlantiche, l'alleanza Nato e la nostra amicizia con gli Stati Uniti sono entrate in una nuova fase. Lo vediamo tutti", ha detto Tusk ai giornalisti a Parigi.
Parigi, 17 feb. (Adnkronos/Afp) - Il primo ministro britannico Keir Starmer ha invitato gli Stati Uniti a fornire "una garanzia di sicurezza" in Ucraina, affermando che è "l'unico modo" per dissuadere la Russia dall'attaccare nuovamente il Paese.
"Sono pronto a prendere in considerazione un impegno delle forze britanniche sul terreno insieme ad altri se si raggiungerà un accordo di pace duraturo", ha dichiarato il leader, dopo un incontro di emergenza a Parigi con i suoi omologhi europei. “Ma deve esserci il sostegno degli Stati Uniti, perché una garanzia di sicurezza da parte degli Stati Uniti è l’unico modo per scoraggiare efficacemente la Russia dall’attaccare nuovamente l’Ucraina”, ha aggiunto.
Milano, 17 feb. (Adnkronos) - Luca Tomassini, ex rappresentante legale della Vetrya, che si era aggiudicata l'incarico per lo sviluppo dei servizi digital delle Olimpiadi e Paraolimpiadi Milano-Cortina 2026, si è presentato in procura a Milano e si è riservato di tornare per spiegare alcuni aspetti dell'inchiesta per turbativa d'asta e corruzione. Accompagnato dal difensore Giordano Balossi, l'indagato ha interloquito con i titolari dell'indagine - l'aggiunta Tiziana Siciliano e coi pm Francesco Cajani e Alessandro Gobbis - e si è riservato su un possibile interrogatorio più approfondito. Confronto atteso a breve e comunque prima della scadenza del termine delle indagini che è previsto per metà marzo.
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Almaty, 17 feb. (Adnkronos/Afp) - Sette persone sono rimaste intrappolate in una miniera di rame nel Kazakistan centrale a causa di un crollo. Lo hanno reso noto le autorità locali, aggiungendo che sono in corso le operazioni di soccorso. Secondo quanto riportato dai media kazaki, l'incidente è avvenuto a una profondità di circa 640 metri.
"A causa della rottura dei cavi, al momento non c'è comunicazione con i lavoratori", ha affermato in una nota il gestore della miniera, Kazakhmys. Non è stato specificato quando è avvenuto l'incidente, ma si è verificato presso lo stabilimento "Zhomart" dell'azienda, inaugurato nel 2006 nella regione centrale di Ulytau.
Roma, 17 feb. (Adnkronos) - Giorgia Meloni ha lasciato il vertice di Parigi senza alcuna dichiarazione all'uscita. Per il momento non c'è una valutazione in chiaro da parte della presidente del Consiglio. Ma a Roma, a Montecitorio, le opposizioni incalzano e chiedono alla premier di venire in aula a chiarire in Parlamento cosa sta accadendo e quale è la linea dell'Italia nello sconquasso provocato dalle mosse dell'amministrazione Trump in Europa e sul fronte del conflitto ucraino. Pd, Movimento 5 Stelle e Avs si fanno portatori della richiesta. I 5 Stelle chiedono comunicazioni in aula con un voto.
"La presidente Meloni deve venire in aula a riferire su quanto sta accadendo. Su quella -dice Nicola Fratoianni- che potrebbe diventare la road map per una pace, per un cessate il fuoco, per un accordo in Ucraina. Si annuncia a Riad l'incontro tra la delegazione americana e quella russa. Un incontro in cui l'Europa non esiste e penso che questo sia un problema di cui il Parlamento, tutto il Parlamento, dovrebbe discutere. Non c'è tempo da perdere".
A nome del Pd parla il responsabile Esteri, Peppe Provenzano: "Giorgia Meloni deve venire in Aula, perché siamo alla fine del mondo di ieri", esordisce. "Gli alleati che ci avevano aiutato a liberarci dall'abisso del nazifascismo, oggi spalleggiano gli estremisti di destra, nostalgici del nazismo, in Germania. L'idea di escludere l'Europa dal negoziato per la pace in Ucraina è un attacco diretto al nostro continente". Di fronte a tutto questo, incalzano i dem, la premier "deve dirci da che parte vuole stare". Provenzano richiama "l'improvvida solitaria presenza della premier alla cerimonia giuramento di Trump", modo per sottolineare un "rapporto privilegiato" con la nuova amministrazione. Ma "in pochi giorni si è aperta una voragine nell'Atlantico" E "l'Italia deve scegliere da che parte stare. Il governo deve dirci da che parte vuole stare. Se partecipare al rilancio di un necessario protagonismo dell'Europa o continuare a stare dalla parte di chi vuole picconare la nostra costruzione comune".
E se il Pd conferma la linea del supporto a Kiev insieme alla richiesta di uno sforzo diplomatico europeo, i 5 Stelle rivendicano di sostenere "da tempo che andava trovata una soluzione diplomatica". Fino "a pochi mesi fa la premier Meloni diceva che con Putin era inutile parlare. Mi chiedo se ora direbbe lo stesso anche a Trump. Vogliamo delle comunicazioni del governo sulle novità della situazione ucraina, e le vogliamo con voto. Vorremmo sentire almeno per una volta Giorgia Meloni. La aspettiamo''.
Sul punto è poi tornato anche il capogruppo M5S, Riccardo Ricciardi, quando tutta l'aula si è alzata per una standing ovation in solidarietà al presidente Sergio Mattarella per gli attacchi subiti da parte del governo russo. Ricciardi nel dare solidarietà sottolinea però che il passaggio fatto dal capo dello Stato a Marsiglia, "che sicuramente è stato male interpretato, è un passaggio che noi non avremmo fatto perché dà la leva alla narrazione che da più due anni si sta facendo in Italia e in Europa, che giustifica il continuo invio di armi per continuare una guerra che ora si rendono tutti conto dovrà arrivare a una trattativa".
A stretto giro la replica in aula del capogruppo Fdi, Galeazzo Bignami: "Sono maldestri i tentativi di qualcuno di aprire, anche su questo, una distinzione che non ha ragione d’essere perché ci sarà tempo e modo di poter discutere se la trattiva di pace” sull’Ucraina “si aprirà grazie magari all’invio delle brigate del reddito di cittadinanza o grazie al fatto che qualcuno è stato al fianco di Kiev, grazie alla postura di questo governo, in continuità anche rispetto a quando voi avevate votato a favore dell’invio di armi".
Riad, 7 feb. (Adnkronos/Afp) - La delegazione russa, tra cui il ministro degli Esteri Sergei Lavrov e il consigliere del Cremlino Yuri Ushakov, è arrivata in Arabia Saudita per colloqui di alto livello con funzionari statunitensi. Lo ha riferito la televisione di Stato russa.
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