Per iniziare si attendono le campane del Santuario della Beata Vergine. E alle 17:45 di mercoledì 30 ottobre il comizio parte. Per dire “basta fango su Vimercate!”. E ancora meglio: “Per dire che un articolo del Fatto Quotidiano non ci intimorisce”. Quasi che le frasi pubblicate suonassero come una minaccia mafiosa. Nella ricca Brianza così si è manifestato non contro la ‘ndrangheta ma “contro un articolo”. Non era mai successo.
Sul palco la maggioranza di centrosinistra: Pd, Sel e la lista civica Comunità sociale. A impreziosire il tutto c’è la Lega che solidarizza e viene pubblicamente ringraziata. Riassumiamo: il 19 ottobre sul fattoquotidiano.it viene pubblicato un articolo che riprende la requisitoria del pm Marcello Musso nel processo contro alcuni componenti della famiglia Miriadi residenti a Vimercate. Si segue così, virgolettando parola per parola, il discorso del magistrato che ragiona di “condizionamento ambientale” da parte della ‘ndrangheta, subito dalla pubblica amministrazione. Non si punta il dito contro un politico in particolare. Si rammenta che nessun amministratore è indagato. Si registra semplicemente quanto accaduto in aula. Come fatto da altri giornali locali nei giorni successivi. Ma tanto basta per far scendere in piazza il Pd non contro la ‘ndrangheta, ma contro “il fango” del Fatto . Ecco allora piazza Roma, ieri. Il predellino quadrato, una cassa, due microfoni, i volantini.
Di fronte l’ex albergo Corona, in passato “noto come il Biffi di Milano” e dai cui balconi “gli onorevoli facevano i comizi”. Visti i tempi, oggi, l’ex albergo è sede della Banca popolare di Milano. E del resto qui gli istituti di credito fioccano. Tra piazza Roma e piazza Unità d’Italia se ne contano cinque. Banca Intesa, ad esempio, si mostra con venti vetrine. Intanto la gente arriva in piazza. Nell’attesa si chiacchiera e mica dello scandaloso Fatto o di mafia. Ma del Seveso che esonda ogni volta o della decadenza di Berlusconi. Qualcun altro, additando il palco, indica e dice: “I mafiosi sono quelli”. E l’altro gli risponde: “Piano che ti danno del sovversivo”. Poi arriva la politica indignata e offesa. C’è Giorgio Brambilla, segretario del Pd locale che alza la bandiera “dell’amministrazione trasparente e onesta”.
Niente mafia in Comune. E a Vimercate? “Non lo so”. Ecco, poi, il sindaco, Paolo Brambilla. Sì, i due sono fratelli. Ragiona: “Non siamo qui per accusare, ma per rivendicare la trasparenze”. Insomma, il sindaco, che nei giorni scorsi mostrava una posizione neutrale (“il presidio non ha carattere istituzionale”), ha giocato in attacco. Non sul palco ma dietro le quinte, quando un gruppo di ragazzi ha rivendicato il diritto di cronaca, ribadendo l’oggettività dell’articolo. Macché, il primo cittadino, lontano dal microfono, ha sguainato la spada attaccando “il fine politico” di quell’articolo. Tale perché, pur riferendo senza commenti alcuni la requisitoria di un magistrato della Repubblica, sul tema non ha sentito i politici locali. Il 30 ottobre era Vimercate, ma sembrava di stare nella Sicilia degli anni Sessanta. E meno male che sempre ieri, davanti al tribunale di Monza, l’Osservatorio Peppino Impastato ha manifestato “in solidarietà del pm Marcello Musso e della stampa”.
Insomma, da un lato la politica di centrosinistra s’indigna contro chi (non il Fatto , ma il pubblico ministero Marcello Musso) lancia un allarme giustificatissimo, e dall’altro, la stampa incassa la solidarietà dell’antimafia brianzola “preoccupata dall’atteggiamento della politica di Vimercate”. Ma, in fondo, dov’è la notizia, se solo nel 2007 un altro sindaco di un comune dell’hinterland milanese chiedeva pubblicamente di isolare un giornalista che provava a denunciare ciò che poco dopo dimostrò la magistratura arrestando boss e gregari. Benvenuti in Lombardia.
da il Fatto Quotidiano del 31 ottobre 2013