Dalla fine del mondo alla Curia Vaticano-centrica. Papa Francesco vuole portare al sinodo dei vescovi straordinario sulla famiglia, che si terrà a Roma dal 5 al 19 ottobre 2014, le voci di un miliardo e duecento milioni di cattolici di tutto il mondo sul controllo delle nascite, sul divorzio e sul matrimonio gay. Per fare ciò, il neo segretario generale del sinodo, monsignor Lorenzo Baldisseri, a cui Bergoglio appena eletto Papa ha donato il suo zucchetto rosso (“tu sei cardinale a metà”), ha inviato alle conferenze nazionali degli episcopati di tutto il mondo un documento “da condividere subito e il più ampiamente possibile” tra i fedeli nelle parrocchie. Nella sua lettera di accompagnamento Baldisseri chiede che i risultati del sondaggio siano inviati in Vaticano entro il 31 dicembre 2013.
Bergoglio, infatti, vuole valutare le indicazioni espresse dai fedeli nella terza riunione del “Consiglio di cardinali“, gli otto “saggi” che aiutano il Papa nel governo della Chiesa e nella riforma della Curia romana, che molto probabilmente si terrà il 17 e il 18 febbraio (la seconda è già in calendario per il 3-5 dicembre prossimi), e poi nel concistoro che si terrà a Roma il 22 febbraio durante il quale Francesco creerà i suoi primi porporati, molto probabilmente non meno di 14 nuove berrette. Dopo aver ascoltato i pareri dei cardinali di tutto il mondo, il Papa tirerà le conclusioni nel consiglio del sinodo dei vescovi che si terrà a porte chiuse il 24 e il 25 febbraio.
La decisione di Francesco di ascoltare, su temi così delicati, le voci dei fedeli è assolutamente inedita. Tra le domande del questionario si chiede, nel caso in cui il matrimonio gay è riconosciuto nel proprio Paese, come i sacerdoti si rivolgono alle coppie dello stesso sesso e come rispondono alla richiesta dei gay di avere una educazione religiosa o la comunione per i loro figli. Il sondaggio vuole anche indagare su “come la misericordia di Dio viene proclamata alle coppie separate, divorziate e risposate”. Spazio anche alla cura pastorale di coppie eterosessuali che convivono e a uomini e donne sposati che tendono a seguire l’insegnamento della Chiesa sull’uso della contraccezione.
La domanda che tutti si pongono in questi primi mesi di pontificato di Papa Francesco è se sarà concessa o no la comunione ai divorziati risposati. Un tema di cui si era parlato anche nel sinodo dei vescovi dello scorso anno sulla nuova evangelizzazione. Ad affrontarlo era stato l’arcivescovo di Chieti-Vasto, monsignor Bruno Forte, non a caso scelto oggi da Bergoglio come segretario speciale del sinodo del 2014 sulla famiglia. “E’ drammatica – aveva detto Forte parlando ai padri sinodali – la situazione dei figli di divorziati risposati che spesso vengono resi estranei ai sacramenti dalla non partecipazione dei loro genitori. Occorre qui una decisa svolta nel senso della carità pastorale, come più volte ha affermato Papa Benedetto XVI (ad esempio all’Incontro Mondiale delle Famiglie a Milano). Sarà anche necessario avviare una riflessione sui modi e i tempi necessari per il riconoscimento della nullità del vincolo matrimoniale: come vescovo e moderatore di un Tribunale Ecclesiastico Regionale – aveva proseguito Forte – devo ammettere che alcune esigenze (ad esempio la necessità della doppia sentenza conforme, anche se non c’è ricorso) appaiono a molte persone ferite, desiderose di sanare la loro situazione, poco comprensibili”.
Sbaglia però chi si attende una risposta definitiva su questa materia al termine del sinodo del 2014. Come ha già anticipato monsignor Baldisseri, infatti, il tema della famiglia potrebbe essere oggetto anche del sinodo dei vescovi ordinario del 2015 proprio per la volontà del Papa di ascoltare tutte le voci della Chiesa prima di prendere una decisione definitiva.