È il rifugio dei vip. A un soffio dalle spiagge immacolate di Villasimius. Ma il Tanka Village pare fosse anche il buen retiro di “diverse personalità del mondo politico e istituzionale”. Chi siano “il ministro … il sottosegretario… il direttore… tutti gli amici” che mangiavano “tonnellate di aragoste” a spese di don Salvatore Ligresti, per ora è un mistero. C’è chi giura di aver visto al Tanka, l’anno scorso e due anni fa, anche Anna Maria Cancellieri, ma il ministro della Giustizia fa sapere al Fatto Quotidiano che le vacanze degli ultimi anni “le ha passate nella sua casa siciliana”. Tra gli ospiti c’era anche un “prefetto permaloso” che, quando gli è stato “chiesto di pagare il conto”, non è più venuto.
A svelare quante “cene venivano fatte lì al Tanka” è l’intercettazione del 15 aprile 2013 tra l’ex amministratore delegato di Fonsai Fausto Marchionni e Alberto Alderisio, uomo vicinissimo al clan Ligresti. Gli investigatori stanno facendo “le pulci all’ingegnere (Salvatore Ligresti, ndr)… stanno a guardare anche i conti dell’Atahotel”, ride al telefono Alderisio. Cioè la società a cui appartiene anche il Tanka. E Marchionni chiede: “Quando lui non pagava?”. E l’altro: “Pare che ci sia un quintale, no, una tonnellata di aragoste in conto. Una tonnellata! Fai presto sai? Inviti un po’ di gente… un’aragosta pesa un chilo, fai presto! Tu sai quante cene venivan fatte, lì al Tanka… Poi c’è quello che non si sa, però sai… vengono fuori anche le cose più incredibili”.
Marchionni invece giura di aver pagato i suoi conti e Alderisio spiega che in fondo per loro non erano vacanze: “Lì era un prosecuzione dell’ufficio, perché erano tutte relazioni pubbliche, te incontravi questo, quello incontrava quell’altro, il ministro incontra questo, sottosegretario… direttore… tutti gli amici dell’Enpam (fonetico), voglio dire le cose le sappiamo! Niente di male, nulla che non sia… solo che era un periodo di grande splendore e, con una eccessiva leggerezza, si fecero certe cose! Andavano fatte in maniera diversa”. Molto diversa: perché la società Atahotels è controllata al 51 per cento da Fonsai e al 49 da Milano Assicurazioni. Quindi quei conti non pagati e quelle aragoste divorate pesano sugli azionisti delle società assicurative. Fonsai ha un buco di 800 milioni di euro. Non solo: quando i magistrati di Torino presentarono al gip la richiesta di arresto per i Ligresti, scrissero che la società è “una scatola piena di debiti prospettici, la gran parte dei quali verso lo stesso gruppo Fonsai”.
Marchionni nei suoi discorsi al telefono svela anche un altro particolare, quello che i pagamenti dovevano in un modo o nell’altro risultare: “Ospiti illustri o meno eccetera. Ah, mi avevano assicurato quel pelatone… quell’amministratore delegato che era venuto, che aveva sistemato le cose in modo che il pagamento risultasse, ci mancherebbe altro… perché gli avevo detto: Guardi che non si può più continuare così, eh? Chiunque venga deve risultare che ha pagato, c’è poco da fare”. Anche perché “i nodi vengono al pettine”, prima o poi.
I due continuano a ragionare sui pagamenti e citano l’esempio di “Sierra Mike”, un prefetto per ora ignoto con cui lo stesso Marchionni si era arrabbiato: “Quando gli han detto che doveva pagare, non è più venuto!”. L’interlocutore conferma: “Certo, certo! ‘Sierra Mike’ era permaloso, perché non ha mai pagato in vita sua, ma sai, non è che non le sapessi queste cose; le ho sempre sapute e ho anche detto all’ingegnere: vacci piano perché qua…”. Ma don Salvatore si era alterato: “Si è incazzato tantissimo perché io gli avevo detto: no, deve pagare anche, no? Porca puttana! Ah! Ah! Non l’avessi mai detto”.
Che l’ingegnere fosse uomo generoso, del resto, lo conferma anche Gabriella Fragni, compagna di Salvatore Ligresti da 25 anni e amica del Guardasigilli. In una telefonata in cui si lamenta con la figlia di tutti quelli che sono stati aiutati e si dicono solo dispiaciuti (come aveva fatto l’amica ministra) dice, indignata: “Questa la gente è… in generale. Poi indietro. Eh sì… bisognerebbe… Sai cos’erano capaci di chiedere tutti… che potrei fare i nomi, chiedere tutti, hanno mangiato tutti…”. Anche quintali di aragoste. Ci dicano ora chi le ha mangiate.
(Ha collaborato David Marceddu)
Dal Fatto Quotidiano del 2 novembre 2013