Una classe delle scuole medie con ventidue alunni tutti di origine straniera ed è subito polemica. Succede alle scuole Besta di Bologna, parte dell’Istituto Comprensivo 10 del quartiere San Donato, dove nell’agosto scorso è stata composta la 1°A “sperimentale” per ragazzi tra gli 11 e i 15 anni che sanno poco o per nulla l’italiano.
“Le famiglie di una quindicina di ragazzi, arrivati in Italia attraverso ricongiungimenti familiari e quindi con poca o nessuna padronanza della lingua italiana, si sono presentate in segreteria chiedendo l’iscrizione alle medie”, ha spiegato a Radio Città del Capo, il presidente dell’istituto Emilio Porcaro, “alcuni di loro, tra l’altro, erano già stati respinti in altre scuole dove non c’era posto. Inoltre da noi le classi erano già formate. Da qui l’idea di una soluzione ‘ponte’ ”. Infatti la classe di ragazzi stranieri lavorerà soprattutto sull’apprendimento della lingua italiana e appena gli alunni avranno raggiunto un buon livello di conoscenza saranno smistati nelle altre classi della scuola media, come è già avvenuto per due studentesse.
L’Ufficio Scolastico Provinciale era già stato avvisato in agosto e aveva successivamente dato formalmente il via libera all’esperimento. Il progetto aveva comunque preso le mosse nonostante la mancata certezza dei finanziamenti ministeriali per l’integrazione che permettono ai singoli istituti di avere personale d’appoggio per l’insegnamento d’italiano. Certezza arrivata in ritardo e ancora senza una data precisa su quando i fondi arriveranno.
Una scelta, inoltre, che ha ottenuto la conferma del Collegio dei Docenti della scuola Besta (solo 10 i contrati su 100 insegnanti) ma non l’ok del Consiglio d’Istituto. E’ solo del 29 ottobre l’incontro tra Porcaro e il Consiglio con inevitabile strascico polemico. “Educheremo i nostri figli in modo da far capire loro che la separazione insegna meglio rispetto alla coesione e all’integrazione?‘”, recita il testo critico che il Consiglio d’istituto della scuola ha inviato in una lettera al Coordinamento dei Consigli di istituto, “Siamo perplessi e preoccupati perché questa soluzione sembra l’anticamera della riproposizione delle classi differenziali e contrasta con i principi di inclusione e confronto ai quali la scuola si deve ispirare”.
Insomma sono i genitori dei bambini italiani che frequentano la scuola ad opporsi all’idea della classe “ghetto”, contrariamente a un caso simile scoppiato in Italia a fine settembre in una scuola di Costa Volpino (Bergamo) dove i genitori della “minoranza” italiana (7 alunni su 21) avevano ritirato i propri figli da scuola per lasciare gli stranieri unici alunni della classe. “Una scelta di questo tipo invece di andare verso una direzione inclusiva va verso una direzione segregante”, ha spiegato sempre alla radio bolognese, la professoressa universitaria di didattica e pedagogia speciale Federica Zanetti, “L’approccio inclusivo favorisce le differenze e lo scambio di tutti attraverso la lingua italiana ed ha una ricaduta diretta sugli apprendimenti. Cosa facciamo, classi separate per ogni tipologia di differenza che abbiamo?”.