Nell’altalena tra mezze rotture e mezzi riavvicinamenti al fronte dei leali a Berlusconi, oggi per Angelino Alfano è il giorno di un piccolo strappo. Perché il quasi ex segretario ribadisce l’invito a non far finire Forza Italia in mano agli estremisti. E chiede che il prossimo candidato premier venga scelto con le primarie. Parole che il ministro degli Interni consegna al libro di Bruno Vespa, a cui appena una settimana fa, però, aveva affidato l’annuncio di una rinnovata fedeltà al Cavaliere: “E’ lui il leader”.
L’intervento di oggi, invece, segna di nuovo la distanza da falchi e lealisti. “La mia idea non è cambiata rispetto alla fine del 2012 quando lanciammo le primarie – dice Alfano -. Alle prossime elezioni, il nostro candidato dovrà essere scelto attraverso primarie il più aperte possibile, alle quali partecipi il più alto numero di simpatizzanti”. Ribadisce poi la sua linea sulla rinata Forza Italia: “Il nostro è stato sempre un grande movimento a guida e a prevalenza moderata. Non è un bene che finisca in mano a estremisti. Berlusconi non lo è, ma c’è il rischio che nella gestione pratica e quotidiana della comunicazione si prenda quella deriva”.
Parole su cui non è d’accordo uno dei capofila lealisti, Raffaele Fitto, che sempre a Vespa rilascia parole di tutt’altro segno sul prossimo candidato alla premiership: “Io ragiono sul dopo Berlusconi il giorno in cui Berlusconi autorizzerà il ‘dopo’. Ricordiamo che lui ha fatto la campagna elettorale del 2013 dicendo che il candidato a palazzo Chigi sarebbe stato Alfano. Quindi sarà ancora una volta lui a decidere che cosa si farà”. Più esplicito contro Alfano è Sandro Bondi: “Leggo con stupore misto ad amarezza le sue dichiarazioni – dice -. Per me Forza Italia è un patrimonio che non dovrebbe essere intaccato con dichiarazioni così avventate e radicali. L’unica ragione per cui scelgo di restare in Forza Italia è la leadership umana e politica del presidente Silvio Berlusconi, il quale fa bene a non lasciare Forza Italia né ai supposti estremisti né tanto meno a coloro che non hanno dimostrato alcuna lealtà e solidarietà nei suoi confronti nel momento più difficile della sua vita personale”. Gli fa eco Daniele Capezzone: “L’estremismo più temibile, per l’Italia e per i nostri elettori, sarebbe quello di chi dovesse accettare l’idea di aumentare la pressione fiscale o di rimettere la tassa sulla prima casa sotto falso nome”.
Insomma nel Pdl, in attesa della rinascita ufficiale di Forza Italia, tornano i toni di scontro. Lo stesso Alfano, nel libro di Vespa, elenca i nodi irrisolti: “Il punto di separazione non è stato e non è il nome del nuovo partito, Forza Italia, che richiama anni bellissimi, e neanche i ruoli personali, a cominciare dalla segreteria del partito. Le questioni sono sempre state tre, e cioè la linea del partito, la stabilità del governo e il futuro, ovvero la modalità attraverso cui si individua il futuro gruppo dirigente a cominciare dai prossimi candidati per tutte le competizioni”. L’obiettivo, secondo il vicepremier, deve essere quello di “rilanciare un grande centrodestra sul modello della formidabile intuizione di Silvio Berlusconi del 1994 che ebbe enorme successo e che si ripeté nel 2001 con la Casa delle Libertà. Un’alleanza delle forze politiche alternative alla sinistra, che condivisero un programma dentro una coalizione che vinse e governò per cinque anni”. Pertanto, “l’idea di far nascere un partito centrista che aderisca autonomamente al Ppe è una cavolata cosmica”.
E a favore della linea di Alfano si è espresso ancora una volta Fabrizio Cicchitto, uno dei più attivi tra i filo governativi, secondo cui “Forza Italia non può essere un partito di stampo nordcoreano”. In un’intervista alla Stampa aggiunge: “Venti anni di berlusconismo non sono passati invano. Ma oggi vedo un meccanismo di leadership duale con Berlusconi e Alfano. Il Pd sta mettendo in campo leader giovani che sono tra i 40 e i 50 anni. Anche noi dobbiamo combinare insieme continuità e novità. Del resto è stato Berlusconi a dare un ruolo di primo piano ad Alfano nel partito e nel governo”.