Nel documento congressuale Pd di Matteo Renzi ben un capitolo intero è dedicato all’Europa. Fumo o arrosto? “L’Italia deve cambiare verso all’Europa”, si legge nel documento a supporto del candidato Renzi alla guida de Pd. In cinque punti sono contenuti i capisaldi dell’Europa renziana, una delle “cinque E” del sindaco di Firenze – insieme a “educazione, energia, equità, entusiasmo”.
Ad una prima lettura, si vede che Renzi ha studiato. Nei cinque punti sono contenuti alcuni dei principi più puri del federalismo europeo: identità europea, integrazione politica (Stati Uniti d’Europa), elezione diretta del Presidente della Commissione europea, esercito e diplomazia unica europea, bilancio proprio dell’Ue, estensione del mandato della Bce (sull’esempio della Fed), servizio civile europeo per tutti, integrazione normative europee sul lavoro e una politica estera comune. Bene.
Attenzione però a non usare i soliti slogan. A inneggiare agli Stati Uniti d’Europa sono in tanti ma pochi ci credono veramente. Visto che oggi di strada da fare verso una simile integrazione politica ce n’è ancora parecchia, sono molti i capi di Stato e di Governo – o gli aspiranti tali – che usano questa espressione come slogan elettorale salvo poi non fare niente per renderla un pochino più reale. Inneggiare agli Stati Uniti d’Europa vuol dire credere profondamente nella federazione europea, ovvero accettare l’idea che su determinate questioni, come la legge finanziaria tanto per fare un esempio non da poco, Bruxelles abbia la parola finale.
Questione austerità. Ogni partito di sinistra che si rispetti è contrario a simili misure. Allora è doveroso indicare con precisione come si intente “mettere a posto i conti” e rispondere alle condizioni di eventuali prestiti internazionali, altrimenti l’opposizione stessa all’austerità – di per se comprensibile – resta vana retorica. Idem dicasi per la ridefinizione dei parametri di Maastricht.
Nel documento renziano mancano a questo proposito concetti fondamentali come la condivisione del debito (eurobond) e altri misure finanziarie (euro bills, debt redemption funds) alla base di una maggiore integrazione economica e quindi in grado di aiutare i paesi in difficoltà, ma che bisognerebbe accettare di finanziare a livello comunitario. Nessun accenno nemmeno all’unione e alla sorveglianza bancaria in un periodo in cui i tedeschi continuano manifestamente a tirare il freno a mano.
Bene l’accenno al semestre italiano di presidenza dell’Ue nel 2014, che rischia di coglierci totalmente impreparati. Male il “basta con il ce lo chiede l’Europa, iniziamo a dire cosa chiediamo noi all’Europa”. Uscire da questa logica qualunquista del “noi” e “loro” è fondamentale per parlare seriamente di Europa. Sì perché come dice Daniel Cohn-Bendit, il danno piú grosso che Margaret Thatcher ha fatto è stato creare tanti bambini viziati (i capi di Stato e Governo) che vanno a Bruxelles solo per portare a casa qualcosa. Per carità, liberissimi di adottare questa logica, ma allora non si parli di Stati Uniti d’Europa.
Twitter @AlessioPisano, www.alessiopisano.com
Alessio Pisanò
Giornalista freelance Bruxelles
Zonaeuro - 4 Novembre 2013
Gli Stati Uniti d’Europa secondo Matteo Renzi
Nel documento congressuale Pd di Matteo Renzi ben un capitolo intero è dedicato all’Europa. Fumo o arrosto? “L’Italia deve cambiare verso all’Europa”, si legge nel documento a supporto del candidato Renzi alla guida de Pd. In cinque punti sono contenuti i capisaldi dell’Europa renziana, una delle “cinque E” del sindaco di Firenze – insieme a “educazione, energia, equità, entusiasmo”.
Ad una prima lettura, si vede che Renzi ha studiato. Nei cinque punti sono contenuti alcuni dei principi più puri del federalismo europeo: identità europea, integrazione politica (Stati Uniti d’Europa), elezione diretta del Presidente della Commissione europea, esercito e diplomazia unica europea, bilancio proprio dell’Ue, estensione del mandato della Bce (sull’esempio della Fed), servizio civile europeo per tutti, integrazione normative europee sul lavoro e una politica estera comune. Bene.
Attenzione però a non usare i soliti slogan. A inneggiare agli Stati Uniti d’Europa sono in tanti ma pochi ci credono veramente. Visto che oggi di strada da fare verso una simile integrazione politica ce n’è ancora parecchia, sono molti i capi di Stato e di Governo – o gli aspiranti tali – che usano questa espressione come slogan elettorale salvo poi non fare niente per renderla un pochino più reale. Inneggiare agli Stati Uniti d’Europa vuol dire credere profondamente nella federazione europea, ovvero accettare l’idea che su determinate questioni, come la legge finanziaria tanto per fare un esempio non da poco, Bruxelles abbia la parola finale.
Questione austerità. Ogni partito di sinistra che si rispetti è contrario a simili misure. Allora è doveroso indicare con precisione come si intente “mettere a posto i conti” e rispondere alle condizioni di eventuali prestiti internazionali, altrimenti l’opposizione stessa all’austerità – di per se comprensibile – resta vana retorica. Idem dicasi per la ridefinizione dei parametri di Maastricht.
Nel documento renziano mancano a questo proposito concetti fondamentali come la condivisione del debito (eurobond) e altri misure finanziarie (euro bills, debt redemption funds) alla base di una maggiore integrazione economica e quindi in grado di aiutare i paesi in difficoltà, ma che bisognerebbe accettare di finanziare a livello comunitario. Nessun accenno nemmeno all’unione e alla sorveglianza bancaria in un periodo in cui i tedeschi continuano manifestamente a tirare il freno a mano.
Bene l’accenno al semestre italiano di presidenza dell’Ue nel 2014, che rischia di coglierci totalmente impreparati. Male il “basta con il ce lo chiede l’Europa, iniziamo a dire cosa chiediamo noi all’Europa”. Uscire da questa logica qualunquista del “noi” e “loro” è fondamentale per parlare seriamente di Europa. Sì perché come dice Daniel Cohn-Bendit, il danno piú grosso che Margaret Thatcher ha fatto è stato creare tanti bambini viziati (i capi di Stato e Governo) che vanno a Bruxelles solo per portare a casa qualcosa. Per carità, liberissimi di adottare questa logica, ma allora non si parli di Stati Uniti d’Europa.
Twitter @AlessioPisano, www.alessiopisano.com
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Telefonata Trump-Putin tra le 14 e le 16. Kiev: “Mosca ora accetti la tregua senza condizioni”. Tasse e debito: corsa al riarmo dell’Est Europa
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - Il Pd chiede al governo di "ribadire la ferma contrarietà all'utilizzo dei Fondi di coesione europei per il finanziamento e l'aumento delle spese militari". E' quanto si legge nella risoluzione dem sulle comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - Il Pd chiede al governo di "scegliere senza esitazioni e ambiguità, di fronte alle minacce globali e alle sfide inedite rappresentate dalla nuova amministrazione americane, l’interesse europeo, all’interno del quale si promuove e realizza il nostro interesse nazionale, anche una attraverso la costruzione di alleanze, a partire dai paesi fondatori dell’Europa, per collocare l’Italia sulla frontiera più avanzata dell’integrazione contro le spinte disgregatrici e i ripiegamenti nazionalisti". E' quanto si legge nella risoluzione dem sulle comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Ribadire la ferma condanna della grave, inammissibile e ingiustificata aggressione russa dell'Ucraina e a continuare a garantire pieno sostegno e solidarietà al popolo e alle istituzioni ucraine, mediante tutte le forme di assistenza necessarie, nel rispetto di quanto previsto dall'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, promuovendo con urgenza un’iniziativa diplomatica e politica autonoma dell'Unione europea, in collaborazione con gli alleati, per il perseguimento di una pace giusta e sicura, che preservi i diritti del popolo ucraino a partire da quello alla propria autoderminazione, l’ordine internazionale basato sulle regole e offra le necessarie garanzie di sicurezza per una soluzione duratura". E' quanto si legge nella risoluzione Pd sulle comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Il piano ReArmEU, proposto dalla Presidente della Commissione europea Von der Leyen, va nella direzione di favorire soprattutto il riarmo dei 27 Stati membri e va radicalmente cambiato, poiché così come presentato non risponde all’esigenza indifferibile di costruire una vera difesa comune che garantisca la deterrenza e un percorso di investimenti comuni in sicurezza realizzati non a detrimento delle priorità sociali, di coesione e sviluppo dell’Unione". Si legge nella risoluzione Pd sulle comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo.
"La difesa non può essere considerato un bene pubblico separato dal benessere sociale, ma è parte integrante di una strategia globale che prevede di garantire non solo la sicurezza fisica dei cittadini europei, ma anche la loro sicurezza sociale ed economica: tanto più l’affermazione dei nazionalismi disgregatori dell’unità europea è legata anche alla percezione di insicurezza economica e sociale, nonché alla paura nei confronti delle sfide globali".
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Sostenere una risposta europea ed unitaria alle politiche dei dazi dell’amministrazione Trump, che escluda ogni controproducente e inadeguata tentazione di bilateralizzare la risoluzione del conflitto commerciale, e che ampli le contromisure includendo i servizi e i diritti di proprietà intellettuale delle Big Tech, rilanciando anche l’iniziativa multilaterale per l’introduzione della Global Minimum Tax". E' quanto chiede il Pd al governo nella risoluzione sulle comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - Il Pd chiede al governo, nella risoluzione presentata sulle comunicazioni della premier Giorgia Meloni, di "collocare l’Italia da protagonista nella costruzione di una vera difesa comune europea e non di un riarmo degli eserciti nazionali privo di coordinamento, esprimendo la chiara volontà politica di andare avanti nel percorso di realizzazione di un’unione della difesa, anche partendo da forme di cooperazione rafforzata o integrazione differenziata tra Stati membri".
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Promuovere, nell’attuazione del Libro bianco sulla difesa europea, tutti gli strumenti che puntano a una governance democratica chiara del settore, agli investimenti comuni necessari per realizzare l’autonomia strategica e colmare i deficit alla sicurezza europea, al coordinamento e all’integrazione della capacità industriali europee e dei comandi militari, all’interoperabilità dei sistemi di difesa verso un esercito comune europeo". Si legge nella risoluzione Pd sulle comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo.