Avrebbe fatto sequestrare due sacerdoti per impedire loro di partecipare al voto per il superiore dell’ordine dei Camilliani, dove avrebbero ostacolato la sua rielezione. Con questa accusa padre Renato Salvatore, attuale superiore generale dell’ordine, è stato arrestato dalla Guardia di finanza per sequestro di persona assieme ad altre 5 persone, tra cui quello che gli investigatori considerano il regista dell’operazione: il “faccendiere” Paolo Oliverio.

A quanto risulta dalle indagini, condotte dal Gruppo Investigazione criminalità organizzata e dirette dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma, il gruppo avrebbe organizzato una finta audizione nei confronti dei due religiosi, connessa a fantomatiche indagini di polizia giudiziaria. Così hanno impedito loro di partecipare alle votazioni per l’elezione del Superiore generale presso l’Ordine dei ministri degli infermi, tenutesi a Roma lo scorso 13 maggio e conclusa con la rielezione di Renato Salvatore. Grazie alla quale Oliverio vedeva rafforzato il suo rapporto privilegiato con Padre Salvatore e, di conseguenza, il proprio potere nella gestione dei vari nosocomi dallo stesso Ordine tra cui quello di Casoria, nel napoletano.

I due prelati, erano infatti contrari al rinnovo del mandato di padre Renato Salvatore, e avrebbero potuto intralciare le mire del faccendiere che li ha fatti fermare da finti agenti, inscenando un controllo di polizia che ha impedito ai due di partecipare alle votazioni. Oltre agli arresti, le Fiamme gialle hanno eseguito numerose perquisizioni.

La figura di Oliverio, 47 anni, sedicente commercialista, è già nota alle cronache giudiziarie, anche se il faccendiere ne è sempre uscito piulito. Il suo nome emerge nelle indagini sull’ex consigliere Idv della Regione Lazio, Vincenzo Maruccio, quando i finanzieri scandagliando i suoi conti correnti riscontrarono numerosi bonifici a favore di Oliverio. Che rispunta nella complicata inchiesta silla P3 e sull’eolico in Sardegna, il cui sistema finanziario era gestito da Flavio Carboni, con cui Oliverio vantava stretti rapporti finanziari e personali. Il faccendiere venne coinvolto anche nella gestione di alcuni conti correnti in Liechtenstein, per conto di Renato Squillante e Attilio Pacifico, che portò al processo Sme.

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