L’attivista e ricercatrice Laura Augustìn condivide e commenta una mail di un’attivista sex worker francese a proposito della proposta di legge contro la prostituzione. Lei rileva come la sistematica esclusione dal dibattito politico dei soggetti che a buon diritto dovrebbero essere legittimati a parteciparvi sia una prassi autoritaria.
Così scrive:
“La proposta di legge francese è altamente repressiva in molti modi. Che sia spacciata come moralmente giusta conferma la mia sensazione che siamo passati in un periodo di purezza sociale, che è il nome dato a un movimento nei paesi anglosassoni nel tardo XIX secolo, per il quale il perseguimento delle prostitute e dei loro clienti era una questione di principio. Questo è visibile nelle clausole al ddl francese che aumenterebbe il potere di polizia, consentendo maggiore sorveglianza dei telefoni e possibile blocco dei siti Internet con annunci di sesso in vendita. The rescue industry propone ora di salvarci persino dalla vista di annunci pubblicitari ritenuti responsabili di fomentare la prostituzione, siamo tutti da rieducare e riabilitare, per il nostro bene“.
Da anni la studiosa racconta delle iniziative anti/prostituzione a cura della lobby europea che agisce sulla scia del mito della civilizzazione culturale del nord Europa con l’intenzione di colonizzare l’incivile sud. Thierry Schaffauser, nella sua lettera, scrive:
“Il partito socialista ha introdotto il progetto di legge, co-firmato da tutti gli altri partiti collegati, nonché da partiti comunisti e di sinistra, per cui vi è già una maggioranza a favore. Anche la destra potrebbe votarlo, così anche i parlamentari contrari probabilmente la voteranno, sfuggendo alla disciplina di partito, per evitare di essere etichettati come sessisti, pro-papponi e pro-prosti-killer dalle femministe”.
Nelle audizioni parlamentari due ex prostitute sono state invitate a parlare, entrambe affermavano la vergogna, il degrado della prostituzione. I/le sex workers che svolgono ancora quel lavoro non sono stati invitati; uno di noi ha parlato con le organizzazioni sanitarie. Abbiamo organizzato molte manifestazioni, mostrato tante prove, ma veniamo ignorati/e. Gli sponsor utilizzano prove viziate e testimonianze anonime, ma non si preoccupano di ciò che raccontano le organizzazioni (Ngo) o la ricerca.
Sostengono che il 90% delle prostitute sono vittime di tratta. Tale percentuale può essere la loro stima di valutazione sulla cifra dei sex workers non francesi, non sulle vittime di tratta. Ma gli abolizionisti non distinguono tra le due figure. Nessuna fonte è citata per raccontare le cifre delle vittime di tratta. Tutti i migranti, in generale, sono definiti tali.
I/le sex workers che si oppongono al disegno di legge sono accusati di essere una minoranza non rappresentativa e privilegiata, così egoisti a difendere il proprio interesse e quello dei ruffiani e disposti a sacrificare la maggior parte delle povere vittime di tratta e di stupro. (…) Dicono che il nostro consenso è viziato a causa della povertà e altri vincoli, e credono che abbandono della prostituzione e terapia ci faranno rendere conto del fatto che abbiamo mentito a noi stessi.
Sex workers migranti provenienti da tutte le parti del mondo si stanno unendo sempre più al gruppo di attivisti/e sex workers Strass, ma non partecipano a dibattiti pubblici a causa della barriera linguistica e dello stigma. Durante la nostra ultima manifestazione c’erano molti migranti, ma sono stati ignorati dai media mainstream. Il ddl consentirebbe alle sex workers migranti di ottenere un permesso di soggiorno di sei mesi ma a condizione che lascino la prostituzione.
A chi sponsorizza la legge non interessa il fatto che solo il 22 % dei francesi è a favore delle multe ai clienti di 1500 € , perché dicono che in Svezia la legge sia riuscita a cambiare la mente delle persone. Essi condividono lo stesso obiettivo. Vorrebbero educare le persone (anche) in Francia. La legge darebbe mandato alle scuole di realizzare programmi d’insegnamento in cui si dice che il sesso acquistato è stupro e che la prostituzione è degradante.
A favore del ddl si dice anche che le leggi vigenti comunque consentono norme locali per il mantenimento dell’ordine pubblico e in quel caso la prostituzione è sanzionata.
Il ddl impone poi agli Internet service provider di avvisare le autorità e dare il potere di bloccare l’accesso a siti web sospettati di trarre profitto dalla prostituzione, il che significa che anche la pubblicità online potrebbe essere vietata. Un deputato ha detto che sarebbe possibile per la polizia utilizzare i nostri numeri di telefono, e abbiamo paura di quello che per noi significa il fatto che potrebbero ascoltare le conversazioni, al fine di identificare e arrestare i clienti o di entrare con la forza nelle nostre case e nei luoghi di lavoro.
Sponsor del disegno di legge non hanno nemmeno voluto ascoltare la polizia, la quale dice che la criminalizzazione dei clienti sarebbe troppo difficile da gestire e che devierebbe gli sforzi che si fanno per combattere sfruttamento e tratta.
Pochi giorni fa un gruppo di uomini di destra reazionari hanno iniziato a difendere il diritto di acquistare il sesso in modo molto sessista. Quello che hanno fatto è stato ampiamente riportato dai media, e i/le sex workers che si oppongono al progetto di legge sono stati perciò screditati e fatti passare dai media come quelli che stanno al loro fianco, e questo per noi è terribile”.
Chi vorrà ascoltare davvero i/le sex workers?