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Contraffazione e ‘vu cumprà’. Quanto ci guadagna la criminalità?

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Centodiecimila posti di lavoro regolari in meno; 6,9 miliardi di euro all’anno: questi alcuni dei numeri della contraffazione in Italia presentati in occasione della giornata di mobilitazione nazionale di Confcommercio “Legalità, mi piace!”. E ieri, nella sede milanese di Confcommercio, a combattere la contraffazione si è unita anche Tiziana di Masi con lo spettacolo teatrale Tutto quello che sto per dirvi è falso.

Tiziana Di Masi_spettacoloUn progetto teatrale che cerca di seminare cultura della legalità partendo dal fenomeno della contraffazione come problema sociale prima ancora che economico: “Se non ce ne frega niente dei soldi che fanno le mafie, almeno pensiamo alla nostra salute”, ammonisce l’attrice durante lo spettacolo, mentre mostra la fotografia di un bambino sfigurato a causa del tessuto del divano su cui si era addormentato, trattato con prodotti chimici pericolosi e smerciato in Gran Bretagna.

E d’altronde “è un lavoro socialmente accettato quello del falsario”. Chi non si è fermato, anche per risparmiare, ad una bancarella per comprare vestiti, scarpe, borse praticamente uguali a quelle di marca, ma che di marca non sono? Il 20% dei guadagni dei clan della camorra arriva dalla contraffazione, e non solo degli accessori d’abbigliamento. Sono 50 i clan coinvolti nella contraffazione alimentare che costa 2 miliardi di euro all’anno: il 5% della produzione nazionale.

E quando anche compriamo qualcosa dal “vu cumprà” che ci fa pena, Tiziana di Masi nel suo spettacolo ci interroga: “Chi ci guadagna davvero? Il poveretto che vive per strada, o quello che lo tiene alla catena?”. Ce lo chiediamo dove finiscono realmente i soldi degli accendini, delle rose, degli ombrelli che compriamo dagli ambulanti quando piove? La risposta è semplice: alle associazioni criminali, per lo più quelle mafiose.

La repressione della contraffazione c’è, ma non può bastare. È una guerra che i commercianti onesti hanno combattuto da soli, ed è una guerra che invece chiede lo sforzo quotidiano di tutti. La conclusione di come deve andare a finire, è scritta tra le righe di questo spettacolo. Se “l’economia è fatta di vittime e di carnefici, le prime si aiutano, ma le seconde si combattono”. Ed allora questa guerra la vinceremo aumentando le multe a chi compra. La vinceremo quando smetteremo di comprare roba di nessun valore, e la vinceremo quando compreremo non solo ciò che è bello, ma anche ciò che è giusto”.

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