Chi non crede in Forza Italia se ne vada. Firmato Silvio Berlusconi. Alla vigilia del consiglio nazionale del Pdl che deciderà le sorti del partito, dilaniato dal confronto tra lealisti e governisti, il presidente fa sentire la sua voce. E se da un lato il Cavaliere parla di unità, dall’altra lancia avvertimenti alla squadra di “colombe” capitanata dal segretario Angelino Alfano. “Chi non si riconosce più nei valori del nostro movimento è libero di andarsene“, si legge in una lettera inviata ai parlamentari Pdl. “Ma chi ancora ci crede ha il dovere di restare e combattere perché questi valori trionfino finalmente nel nostro Paese”. Insomma, il messaggio agli innovatori” è chiaro: indietro non si torna. E nega che Forza Italia, “la casa di tutti“, avrà una “deriva estremista”, smentendo indirettamente quanti, come Fabrizio Cicchitto, avevano accusato i “falchi” di volere monopolizzare il nuovo partito.

Nel messaggio del Cavaliere si legge un’autocritica sulle lotte interne al partito: “Dopo lo spettacolo che la nostra classe dirigente ha offerto in questi ultimi giorni, perché un padre di famiglia, una donna, un giovane dovrebbe raccogliere questo appello? Perché i moderati italiani dovrebbero unirsi a noi, quando fossimo noi i primi a dividerci?”. Di qui, l’appello all’unità del partito. “Domani sarà l’occasione per confrontarci e discutere”, sono le parole concilianti dell’ex premier. “Come si fa in ogni famiglia. Ognuno porterà le sue idee. Ognuno è chiamato a dare il proprio contributo al disegno comune. Con civiltà, senza pregiudizi, senza retro pensieri”. E ancora: “Dopo aver parlato e ascoltato, decideremo insieme il nostro futuro. Ognuno sarà libero di fare le sue scelte. Ricordandosi della responsabilità che il voto di milioni di persone ci ha affidato e che a loro e solo a loro ognuno di noi è chiamato a rispondere del proprio operato”.

Ma il Berlusconi pacificatore lascia presto il posto al leader determinato a non tornare sui propri passi: “Ora più che mai, in questo momento buio per l’economia e per la giustizia, ora più che mai tutti insieme dobbiamo difendere la nostra libertà, dobbiamo batterci con Forza Italia, perché siamo convinti che la difesa della libertà è la missione più alta, più nobile e più entusiasmante che ci sia”. Cosa intenda per “difesa della libertà”  diventa presto chiaro: la missione di Forza Italia è quella di costruire un Paese dove “non ci siano giudici che usino i loro poteri per eliminare gli avversari politici”. Il mantra della persecuzione giudiziaria è rilanciato quando la sua condanna per frode fiscale rischia di farlo decadere da senatore. E proprio sulla fedeltà al governo, in caso di decadenza di Berlusconi, si gioca la partita tra falchi e colombe.

L’ex premier non vuole sentire parlare di raccolte di firme tra i parlamentari Pdl: negli ultimi giorni, governisti e lealisti si erano dati da fare per raccogliere i numeri da portare in dote alla resa dei conti del consiglio nazionale. “Le uniche firme che a me interessano – taglia corto l’ex premier – sono quelle di milioni di donne e di uomini che hanno creduto e credono in noi. E che nelle urne ci hanno concesso la loro fiducia”. E smentisce quanti hanno parlato di un progetto “estremista” alla base della rinascita del partito fondato nel lontano 1994. “Non cambierò io, non cambierà Forza Italia”, aggiunge il Cavaliere. “Se così non fosse, se Forza Italia diventasse qualcosa di diverso, di piccolo e meschino, se diventasse preda di una oligarchia, se rischiasse una deriva estremista, sarei io che l’ho fondata a non riconoscermi più in questo progetto”.

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