La Corte d’Appello di Bologna ha dichiarato inefficace il sequestro dei beni del defunto Michelangelo Manini, tra cui la maggioranza delle azioni della multinazionale Faac di cui l’imprenditore era proprietario. La Corte ha accolto l’istanza presentata dall’arcidiocesi di Bologna, cui il patron ha lasciato il proprio patrimonio in eredità. I testamenti erano stati impugnati dai parenti in sede civile, in seguito era arrivata la decisione del tribunale di sequestrare e nominare un custode. Nella sentenza la Corte, ritenendo fondato l’appello dell’arcidiocesi (avv. Michele Sesta) dichiara nullo l’atto del giudice di primo grado e inefficace il sequestro per mancata esecuzione dello stesso entro 30 giorni dalla pronuncia. Il collegio di giudici ordina al custode, prof. Paolo Bastia, di restituire tutti i beni sequestrati nel pieno possesso e disponibilità dell’arcidiocesi. Secondo i legali della curia, il provvedimento è immediatamente esecutivo.

“Preso atto della sentenza della corte d’appello, decisione errata, il ricorso in Cassazione è in corso di notifica, ad horas”, ha detto Mariangela Manini, la cugina di Michelangelo che aveva impugnato il testamento (assistita dall’avv. Rosa Mauro). “La sentenza della corte d’appello – dicono i parenti – non entra nel merito del testamento, ma annulla solo il sequestro e intima al custode di ripristinare la situazione precedente. Secondo i giudici i termini scadevano il 3 gennaio 2013 e non il 14 gennaio come avevano interpretato i familiari”.

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