Ai giovani mancano punti di riferimento, è sempre più evidente. È un tema di cui si parla poco, soprattutto perché si fa fatica ad individuare delle persone che possano rappresentare dei punti di riferimento. Guardiamo sempre alle figure di potere e veniamo delusi, disorientati. Forse allora dovremmo partire dai semplici cittadini, in grado di prendere scelte difficili, piene di coraggio, nell’interesse pubblico. L’ultimo, in ordine cronologico, è stato Andrea Mascitti, che ha denunciato per concussione l’assessore Pdl alla Cultura della Regione Abruzzo. È su questo genere di esempi che dovremmo costruire la nostra futura classe dirigente.
Arrivati all’Università, gli studenti non hanno ancora completato il loro percorso di formazione. E le scelte, le proprie scelte, le cominciano a fare proprio da maggiorenni in una costante scelta verso ciò che è giusto e verso ciò che non lo è.
La mia tesi di laurea ha analizzato proprio la necessità di un corso universitario obbligatorio di Etica, che rovesci il sistema attuale di percezione della giustizia, dove il furbo è sempre nel giusto. Nel lavoro, quando si entra in determinate logiche di profitto, aver parlato all’Università del caso della Ford Pinto sarebbe fondamentale per ricordare, ricordare di come ci si era inorriditi venendo a conoscenza della stima economica di vite umane, ricordare che si può scegliere di dire no a quelle logiche per evitare le conseguenze disastrose che altrimenti, presto o tardi, si realizzeranno. Occorre tornare a inorridire, per poter poi tornare a ricordare nel momento della scelta. Altrimenti, come hanno dimostrato Stanley Milgram e Philip Zimbardo con i loro esperimenti, anche brave persone (come molti si reputano essere) possono arrivare a commettere azioni atroci.
Da un lato il corso dovrebbe analizzare casi relativi ai danni prodotti dalle organizzazioni sia a livello economico che in termini di salute. Vi sono studi che mostrano come le morti causate dai crimini di strada (ad esempio scippi, rapine e furti) siano in numero notevolmente inferiore a quelle causate dagli illeciti societari (ad esempio in materia di salute, sicurezza sul lavoro, ambiente e prodotti difettosi). Andrebbero discussi soprattutto i casi in cui i whistleblower (coloro che denunciano gli illeciti) non sono stati ascoltati e la mancata risposta alle loro segnalazioni ha impedito di salvare le vite, oltre che il portafoglio, dei cittadini. Basti pensare al tema della sicurezza sul lavoro o al caso Monte dei Paschi. Gli studenti che frequentano corsi di laurea come Economia, Giurisprudenza o Ingegneria conoscono le regole economico-giuridiche o le formule scientifiche, senza aver mai avuto un singolo corso obbligatorio su come tali conoscenze vadano utilizzate e, soprattutto, sulle conseguenze del loro abuso sulla propria carriera personale e su quella degli altri. Gli studenti devono sempre aver presente che non è il comportamento etico ad impattare negativamente sulla loro carriera personale, ma è esattamente l’opposto, seppur i risultati spesso siano visibili solo nel lungo periodo.
Dall’altro lato dovrebbero essere trattati casi relativi ad esempi di successo di whistleblowing, dove il reato è stato scoperto prima che provocasse seri danni. In tal modo, una volta studiati e compresi anche i rischi economici, di carriera e di salute che devono affrontare i whistleblower al fine di prevenire gravi danni economici e di salute da parte delle organizzazioni, la nostra futura classe dirigente potrà meglio comprendere i forti benefici, nel lungo periodo, delle scelte che tutelano interessi pubblici, interessi di ciascuno di noi. Altrimenti continueranno ad essere schiavi delle loro incertezze e il risultato sarà la scelta sbagliata nei momenti più importanti.
Un esempio di attuale mancanza di punti di riferimento? La condanna definitiva di Berlusconi per evasione fiscale di cui ancora si parla (da agosto!), così come la recente telefonata della Cancellieri, ministro della Giustizia, a favore della Ligresti. Due comportamenti da rifiutare senza se e senza ma. E invece? Invece ci sono giovani che non riescono a capire la gravità di determinate azioni, perché i politici e i mezzi di comunicazione da loro controllati li confondono. I loro pensieri, come quelli di moltissimi miei coetanei, sembrano ormai frutto delle (poche) opinioni forti di alcuni. Gli stessi che poi ci prendono in giro quotidianamente. Le priorità, i valori, si confondono, perché non sono chiari i punti di riferimento.
Non possiamo affidare un tema delicato come quello dell’Etica al buon senso degli studenti di approfondire i rapidissimi riferimenti fatti in Università dai professori nelle loro lezioni. Un corso universitario obbligatorio come quello presentato potrebbe sicuramente aiutare gli studenti a riscoprire valori che sono già dentro di loro, ma che non riescono più ad affermarsi con chiarezza. Per tenere sempre viva un’Etica che non si deve perdere mai, soprattutto nei momenti di scelta più difficili.
A questo punto non resta che rifarsi la domanda iniziale. Un corso di Etica obbligatorio all’Università è un’idea stravagante o una concreta necessità?