Non solo papelli con scambi di favori, dalle carte dell’inchiesta milanese sul dissesto del gruppo Ligresti e il cosiddetto salvataggio da parte di Unipol, emergono nuove ombre sull’operato dell’amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel.  Secondo Fulvio Gismondi, attuario di FonSai, ben prima della firma del noto papello,  il banchiere sarebbe intervenuto sulla vigilanza delle assicurazioni, l’Isvap, perchè nel 2012 sollecitasse i Ligresti ad accelerare gli accordi con Unipol per la fusione con Fondiaria-Sai

“Intanto devo dire che Giannini (l’ex presidente dell’Isvap indagato sia a Milano che a Torino, ndr) mostra di essere favorevole all’operazione, come Cimbri (Carlo, amministratore delegato di Unipol, ndr) mi ha riferito. Ma non va sottovalutata la posizione della dottoressa Mazzarella (Flavia, dirigente Isvap e ora all’Ivass, ndr) la quale, se possibile, mostra un atteggiamento ancora più esplicitamente favorevole. La dottoressa Mazzarella ha una familiarità esibita con Nagel”, ha dichiarato Gismondi al pm di Milano, Luigi Orsi che sta chiudendo l’indagine sulle cause ultime del dissesto del gruppo Ligresti e sui punti oscuri della fusione con Unipol voluta da Mediobanca, creditrice di entrambi i gruppi per almeno 1,5 miliardi di euro.

L’interrogatorio è del 16 aprile 2012 e Gismondi, che a Milano è solo un testimone mentre nell’inchiesta di Torino figura tra gli indagati, continua parlando anche di uno “speciale rapporto che Nagel ha instaurato con i vertici dell’Isvap”, che lui deduce dal fatto che di fronte alla “inaffidabilità” dei Ligresti nell’operazione Unipol-Fonsai, “venerdì 16 marzo Nagel si è recato all’Isvap e quello stesso giorno è partita una lettera indirizzata a Premafin (la ex holding di controllo del gruppo assicurativo, ndr) da parte di Isvap”. Secondo l’attuario “il senso di questa missiva è che Premafin e i Ligresti definiscano quanto prima gli accordi con Unipol”. Anche perché il 15 marzo 2012, il giorno prima, Nagel aveva detto a Gismondi, “qualcosa come ‘bisogna che la vigilanza dia un messaggio ai Ligresti e li riporti in carreggiata’”.

La settimana successiva, il 21 marzo 2012, l’amministratore delegato di Unipol parla a Gismondi di un incontro tenutosi a Roma nella sede dell’Isvap alle 16.30, nel corso del quale “Giannini gli aveva assicurato che avrebbe assicurato l’operazione” tra FonSai e Unipol. Le rassicurazioni arrivarono con alcune settimane di anticipo rispetto al via libera dell’Authority a Unipol per l’acquisto di FonSai. “Il lavoro dell’Isvap è ancora in corso e ovviamente non si sa ufficialmente quale ne sarà l’esito”, ricordava infatti Gismondi al pm.  “Con quell’incontro Cimbri voleva farmi capire che l’operazione era gradita ai più alti livelli istituzionali e che il mio atteggiamento (Gismondi era consulente di FonSai nell’operazione, ndr) poteva essere influente. Nella circostanza Cimbri aggiunse anche che avrebbe avuto altresì il via libera della Consob”. Chi della Consob rassicurò Cimbri, chiede il pm: “Lui non me lo ha spiegato – dice Gismondi – probabilmente avrà parlato al più alto livello”.

Dei nodi della fusione tra le due compagnie, poi, sempre secondo Gismondi, avrebbe parlato il figlio del ministro Cancellieri, Piergiorgio Peluso che con lui ha sostenuto di essersi dimesso da direttore generale di FonSai nell’ottobre 2012 perché temeva “di essere coinvolto in un illecito” derivante “dalla irregolarità” nel prezzo fissato per la fusione (che è stato definito tra novembre e dicembre 2012) attraverso i concambi determinati con Unipol per le nozze delle due compagnie. Nessun accenno, invece, alla clausola sul cambio di azionista di riferimento (change of control) inserita nel suo contratto con una curiosa preveggenza quando ancora non era previsto che i Ligresti uscissero di scena e che gli ha garantito una buonuscita milionaria.

Nel corso di un incontro occasionale, è il racconto dell’attuario a Orsi datato 22 ottobre 2012, “Peluso casualmente mi ha detto che si è dimesso ed ha trovato una nuova collocazione lavorativa”, alla direzione finanziaria di Telecom Italia, anch’essa nell’orbita degli interessi di Mediobanca e in una situazione disastrosa, nonché in procinto di cambiare azionista, come si è visto nelle ultime settimane. Il perché del passaggio? “Non intendeva trovarsi nella posizione di direttore generale di Fondiaria nel momento in cui i concambi smettessero di essere delle mere opinioni e determinassero la partecipazione di Fondiaria e Unipol alla nuova costituenda società frutto della fusione”, racconta Gismondi a Orsi.

“Peluso mi ha spiegato che il suo timore di essere coinvolto in un illecito nasce dalla irregolarità che lui ravvisa nel procedimento di definizione dei concambi. Mi ha riferito in particolare che Goldman Sachs, consulente finanziario officiato da Fondiaria, pare starebbe disattendendo le valutazioni che io stesso ed altri consulenti di Fondiaria avevamo fatto di Unipol. Ricordo che la valutazione secondo la quale Unipol mostrerebbe oggi un valore intrinseco negativo, si basa sul criterio base che sempre si segue in questi casi e che è quello dell’’embedded value”, prosegue l’attuario. “Questo criterio base viene poi riscontrato facendo ricorso ad ulteriori metodi valutativi, quali il metodo dei multipli, metodo di Borsa, metodo del consensus. Questi criteri sono estremamente aleatori e mai costituiscono il criterio principale di valutazione di una società assicurativa”, continua Gismondi affermando dunque che “in venti anni di carriera non ho mai visto valutare una società assicurativa senza far capo principalmente al criterio del patrimonio” al punto che “i bonus dei top manager assicurativi a livello internazionale sono individuati facendo ricorso al criterio patrimoniale”.

All’attuario il figlio della Cancellieri avrebbe poi raccontato che “Goldman Sachs sta mettendo da parte del tutto il lavoro mio e di Ernst & Young  e sta facendo ricorso a qualche altro criterio diverso da quello patrimoniale”. L’obiettivo, secondo quanto Pelusoavrebbe riferito a Gismondi, è “riconoscere ad Unipol un concambio più favorevole rispetto agli accertamenti secondo i quali essa avrebbe patrimonio netto negativo. Mi si chiede chi sia l’esponente di Goldman che sta seguendo questa valutazione e rispondo che si tratta del dott. Della Ragione”. Lo stesso nome che compare tra i destinatari di una e-mail di Peluso del marzo 2012 pubblicata dal Fatto Quotidiano lo scorso 25 ottobre nella quale il manager trasmetteva a colleghi e consulenti le “ Considerazioni su criticità bilancio civilistico Unipol 2010” e dove si sottolineava che “a quanto pare non siamo gli unici ad avere problemi di solvibilità …” e si suggeriva di organizzzare una riunione per fare il punto su “quanto stiamo scoprendo”. Documenti che, insieme alle intercettazioni della Guardia di Finanza di Torino che hanno alzato un velo sulle modalità discutibili con cui sono stati definiti i concambi della fusione, non sono state ritenute degne di attenzione dalla Consob di Giuseppe Vegas.

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