Dopo le 16 persone morte e la catastrofe causata dal ciclone in Sardegna sono scattate due inchieste per disastro colposo, una nella Procura della Repubblica di Tempio Pausania, l’altra in quella di Nuoro. La magistratura inquirente – come riportano oggi anche alcuni quotidiani – hanno richiesto alle amministrazioni maggiormente coinvolte nella catastrofe di lunedì 18 novembre, i progetti, le delibere e tutto quanto possa consentire di far chiarezza su opere stradali, manufatti, edifici, strutture e pianificazioni urbanistiche che hanno visto la luce negli ultimi anni. Nel frattempo il Consiglio dei ministri ha deciso di indire per venerdì 22 novembre il lutto nazionale in ricordo delle vittime.
La comunità sarda ha sofferto danni per ora non quantificabili e così anche la magistratura vuol vederci chiaro su quanto accaduto: catastrofe naturale, oppure anche la mano dell’uomo ha fatto la sua parte, come ha detto ieri durante l’omelia ai funerali delle vittime il vescovo di Tempio Pausania, Sebastiano Sanguinetti. Così sono state avviate le inchieste.
Le Procure hanno avviato i primi accertamenti, che saranno comunque lunghi, ma la prima pietra è stata posta. Così si cercheranno eventuali responsabili, se vi sono stati quindi azioni colpevoli da parte di chi avrebbe dovuto gestire e tutelare il territorio con una pianificazione attenta e scrupolosa. Per ora sono fascicoli di indagini senza un nome.
Lo aveva detto martedì mattina il sostituto procuratore del Tribunale di Tempio Pausania, Riccardo Rossi, che aveva raggiunto il Centro di coordinamento dei soccorsi a Olbia città in ginocchio, poche parole ma incisive: “Questo è il momento della misericordia, poi arriverà quello della giustizia“, ed ora è arrivato. “Questa vicenda ha posto in luce delle carenze strutturali che passata l’emergenza – aveva aggiunto Rossi – dovremo valutare se potevano essere evitate”.
In calo il numero degli sfollati. Gabrielli: “Basta accuse”. Intanto è in calo il numero degli sfollati. Secondo i dati raccolti dalla sala operativa della Protezione Civile della Sardegna attualmente sono 767, dei quali 270 in centri di accoglienza adibiti nelle scuole, nelle palestre, nelle parrocchie, in strutture alberghiere ed extra-alberghiere e 497 riparati in case private di parenti o conoscenti. “Stamattina ho letto cose disdicevoli, sembra che voglio accusare o scaricare le responsabilità. Mi picco di voler ribadire quelle che sono le leggi: se non si chiarisce di chi sono le responsabilità ci adeguiamo allo sport del tutti responsabili nessuno responsabile” dice il capo del Dipartimento della Protezione civile Franco Gabrielli, arrivando alla conferenza delle Regioni, sull’emergenza maltempo in Sardegna. “Basta accuse o difese generalizzate”, ha sottolineato.