Il suo disegno di legge sembrava il provvedimento più ragionevole per risolvere l’impasse della legge sugli stadi. Placet bipartisan e favore da parte del mondo sportivo. All’ultimo momento, però, il governo ha deciso di testa sua. E ha presentato un emendamento sugli impianti sportivi inserito (inserito nel dl Stabilità) che ha stravolto quello proposto dall’onorevole Dario Nardella (area Renzi). Che non le manda a dire. E affida la sua versione delle cose a ilfattoquotidiano.it. “Questa bozza è senz’altro molto diversa dalla nostra proposta originaria, che prevedeva un modello sostenibile. Purtroppo il governo si è allontanato in maniera molto preoccupante da quella proposta, lì dove il punto di equilibrio fondamentale era che non si poteva derogare dalla normativa di tutela del territorio e dell’impatto ambientale. Cosa che invece questo emendamento fa, anche perché non corrisponde a quell’equilibrio necessario tra investimenti privati, rispetto del territorio ed eliminazione del rischio di speculazioni. Così com’è stato presentato, l’impiantistica sportiva sembra un mezzo per altri tipi di speculazione edilizia, e non il fine”.
Nell’emendamento attuale manca infatti la famosa frase ‘ad esclusione di residenziali’.
Il progetto di legge originario permetteva altri tipi d’investimenti, nell’ambito commerciale e dei servizi, sempre e comunque con il rispetto rigoroso di proporzionalità tra l’investimento sull’impianto e la redditività dell’opera stessa. Noi avevamo messo quella frase proprio alla luce dei problemi che erano emersi nella scorsa legislatura e che avevano di fatto bloccato l’iter della legge. Perché è bene dire con chiarezza che la tentazione era di usare la realizzazione di grandi impianti sportivi come pretesto per finalità di edilizia residenziale. Per questo la clausola ‘ad esclusione di residenziale’ funzionava come discrimine.
Oltretutto questi impianti edilizi, recita l’emendamento, possono essere ‘anche non contigui agli impianti sportivi’.
Questo è l’altro punto fondamentale. La riqualificazione degli stadi è un tema giusto: ci sono società sportive, dai professionisti ai dilettanti, che non hanno interesse alla speculazione ma aspettano da tempo delle regole nuove che permettano loro di riqualificare l’impiantistica sportiva. Poi c’è invece chi vuole approfittare di queste regole, che non hanno nulla a che vedere con lo sport. La mancanza di contiguità significa appunto che, in una grande città o in un piccolo paese, in una zona si potrà fare un piccolo impianto, e da tutt’altra parte si costruiranno case e palazzi. E viene quindi a mancare completamente il concetto della funzionalità che è tipico del project financing.
Si parla di impianti a partire da 500 posti al chiuso o da 2000 posti all’aperto: la cementificazione interesserà anche i piccoli comuni?
Sì, e su un territorio come quello italiano, già sfigurato sotto il profilo della violazione della tutela paesaggistica, sarebbe devastante. Il rischio è proprio quello di usare la legge sull’impiantistica sportiva come pretesto per la speculazione. Qui manca completamente ogni criterio di sostenibilità economica e di proporzionalità, io non posso costruire una palestrina di un piccolo paese e in cambio realizzare dei palazzi: questo è inaccettabile. Quindi è meglio tagliare la testa al toro, ed escludere dalle attività economiche correlate all’investimento l’edilizia residenziale, così si elimina qualunque tentazione speculativa.
C’è però il rischio che, essendo inserito nel decreto Stabilità, questo emendamento possa passare facilmente.
E’ chiaro che noi avremmo preferito andare avanti con un progetto di legge ordinario, che richiede una discussione aperta e articolata pur garantendo una rapida tempistica. Il fatto che il governo l’abbia messo dentro il decreto Stabilità di per sé non è un errore, ma un modo per accelerarne l’approvazione a differenza di un progetto di legge. Però se a fronte di questa scelta il governo presenta un emendamento sbagliato, è chiaro che o lo si modifica oppure il Parlamento lo boccerà. Oltretutto il ministro Delrio era già a conoscenza del nostro testo, e c’era stata collaborazione. Non ci aspettavamo certo che il governo lo cambiasse in modo così consistente.
E ora, che farete?
Chiediamo al ministro Delrio, che su questi temi è molto sensibile e conosce perfettamente i pericoli e i rischi che ci sono dietro la speculazione selvaggia, di cambiare questo emendamento. I contenuti sono completamente diversi dal progetto di legge presentato alla Camera, e che il governo conosceva perché ci eravamo già confrontati. Se l’esecutivo vuole fare diversamente, è libero di farlo, ma non ci si deve discostare dai parametri originari, altrimenti è chiaro che così non può passare. Noi evidentemente non siamo in grado di votarlo.
twitter: @ellepuntopi
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Legge stadi, Nardella (Pd): “Mio progetto stravolto, impianti mezzo per speculare”
Il deputato dell'area Renzi aveva presentato un testo assai gradito da tutte le parti. Ora scopre che è stato modificato. E attacca: "Si favorisce la speculazione. Se l'esecutivo vuole fare diversamente, è libero di farlo. Noi evidentemente non siamo in grado di votarlo".
Il suo disegno di legge sembrava il provvedimento più ragionevole per risolvere l’impasse della legge sugli stadi. Placet bipartisan e favore da parte del mondo sportivo. All’ultimo momento, però, il governo ha deciso di testa sua. E ha presentato un emendamento sugli impianti sportivi inserito (inserito nel dl Stabilità) che ha stravolto quello proposto dall’onorevole Dario Nardella (area Renzi). Che non le manda a dire. E affida la sua versione delle cose a ilfattoquotidiano.it. “Questa bozza è senz’altro molto diversa dalla nostra proposta originaria, che prevedeva un modello sostenibile. Purtroppo il governo si è allontanato in maniera molto preoccupante da quella proposta, lì dove il punto di equilibrio fondamentale era che non si poteva derogare dalla normativa di tutela del territorio e dell’impatto ambientale. Cosa che invece questo emendamento fa, anche perché non corrisponde a quell’equilibrio necessario tra investimenti privati, rispetto del territorio ed eliminazione del rischio di speculazioni. Così com’è stato presentato, l’impiantistica sportiva sembra un mezzo per altri tipi di speculazione edilizia, e non il fine”.
Nell’emendamento attuale manca infatti la famosa frase ‘ad esclusione di residenziali’.
Il progetto di legge originario permetteva altri tipi d’investimenti, nell’ambito commerciale e dei servizi, sempre e comunque con il rispetto rigoroso di proporzionalità tra l’investimento sull’impianto e la redditività dell’opera stessa. Noi avevamo messo quella frase proprio alla luce dei problemi che erano emersi nella scorsa legislatura e che avevano di fatto bloccato l’iter della legge. Perché è bene dire con chiarezza che la tentazione era di usare la realizzazione di grandi impianti sportivi come pretesto per finalità di edilizia residenziale. Per questo la clausola ‘ad esclusione di residenziale’ funzionava come discrimine.
Oltretutto questi impianti edilizi, recita l’emendamento, possono essere ‘anche non contigui agli impianti sportivi’.
Questo è l’altro punto fondamentale. La riqualificazione degli stadi è un tema giusto: ci sono società sportive, dai professionisti ai dilettanti, che non hanno interesse alla speculazione ma aspettano da tempo delle regole nuove che permettano loro di riqualificare l’impiantistica sportiva. Poi c’è invece chi vuole approfittare di queste regole, che non hanno nulla a che vedere con lo sport. La mancanza di contiguità significa appunto che, in una grande città o in un piccolo paese, in una zona si potrà fare un piccolo impianto, e da tutt’altra parte si costruiranno case e palazzi. E viene quindi a mancare completamente il concetto della funzionalità che è tipico del project financing.
Si parla di impianti a partire da 500 posti al chiuso o da 2000 posti all’aperto: la cementificazione interesserà anche i piccoli comuni?
Sì, e su un territorio come quello italiano, già sfigurato sotto il profilo della violazione della tutela paesaggistica, sarebbe devastante. Il rischio è proprio quello di usare la legge sull’impiantistica sportiva come pretesto per la speculazione. Qui manca completamente ogni criterio di sostenibilità economica e di proporzionalità, io non posso costruire una palestrina di un piccolo paese e in cambio realizzare dei palazzi: questo è inaccettabile. Quindi è meglio tagliare la testa al toro, ed escludere dalle attività economiche correlate all’investimento l’edilizia residenziale, così si elimina qualunque tentazione speculativa.
C’è però il rischio che, essendo inserito nel decreto Stabilità, questo emendamento possa passare facilmente.
E’ chiaro che noi avremmo preferito andare avanti con un progetto di legge ordinario, che richiede una discussione aperta e articolata pur garantendo una rapida tempistica. Il fatto che il governo l’abbia messo dentro il decreto Stabilità di per sé non è un errore, ma un modo per accelerarne l’approvazione a differenza di un progetto di legge. Però se a fronte di questa scelta il governo presenta un emendamento sbagliato, è chiaro che o lo si modifica oppure il Parlamento lo boccerà. Oltretutto il ministro Delrio era già a conoscenza del nostro testo, e c’era stata collaborazione. Non ci aspettavamo certo che il governo lo cambiasse in modo così consistente.
E ora, che farete?
Chiediamo al ministro Delrio, che su questi temi è molto sensibile e conosce perfettamente i pericoli e i rischi che ci sono dietro la speculazione selvaggia, di cambiare questo emendamento. I contenuti sono completamente diversi dal progetto di legge presentato alla Camera, e che il governo conosceva perché ci eravamo già confrontati. Se l’esecutivo vuole fare diversamente, è libero di farlo, ma non ci si deve discostare dai parametri originari, altrimenti è chiaro che così non può passare. Noi evidentemente non siamo in grado di votarlo.
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Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "Altri 43 migranti tornano in Italia dai centri in Albania. Presidente Meloni, errare è umano, perseverare è diabolico. Quanti altri viaggi a vuoto dovremo vedere prima che si metta fine a questa pagliacciata costosa per i contribuenti?”. Così Matteo Ricci, europarlamentare Pd, in un post sui social.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "Terzo flop del ‘modello Albania’: la Corte d’Appello di Roma smonta l’ennesima trovata propagandistica del governo Meloni, sospendendo i trattenimenti e disponendo il trasferimento in Italia dei migranti deportati. Per la terza volta, la destra ha provato a forzare la mano e per la terza volta è stata bocciata. Hanno sprecato milioni di euro pubblici, violato diritti fondamentali e messo in piedi un’operazione disumana, solo per alimentare la loro propaganda. Un fallimento su tutta la linea, mentre il Paese affonda tra tagli alla sanità, precarietà e crisi sociale. Ora che farà Meloni? Toglierà la competenza anche alle Corti d’Appello per accentrarla a Palazzo Chigi?”. Così Alessandro Zan, responsabile Diritti nella segreteria nazionale Pd ed europarlamentare.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "La Corte d’Appello di Roma libera di nuovo immigrati irregolari per i quali potevano essere eseguite rapidamente le procedure di rimpatrio e rimette ancora la palla alla Corte di Giustizia Europea sulla questione dei Paesi sicuri. Le ordinanze che non convalidano i trattenimenti nel centro in Albania e che rimettono alla Corte di Giustizia la questione pregiudiziale, insistono sull’individuazione in via generale ed astratta dei “paesi sicuri”, ripercorrendo le motivazioni delle decisioni precedenti, senza giudicare delle posizioni dei singoli migranti. Peccato che la Corte di Cassazione ha ampiamente chiarito, lo scorso dicembre, che questa è una competenza del Governo e non della magistratura. Incredibile che la Corte d’Appello di Roma abbia considerato irrilevante questo principio e insista nel voler riconoscere ai singoli magistrati un potere che è esclusiva prerogativa dello Stato”. Lo dichiara la deputata di Fratelli d’Italia, Sara Kelany, responsabile del Dipartimento immigrazione.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "Non stupisce la decisione della Corte d’Appello di Roma di bloccare, per l’ennesima volta, una misura, tra l’altro apprezzata anche in Europa, con cui l’Italia vuole fronteggiare l’immigrazione massiccia e garantire la sicurezza nazionale. I magistrati non usino il loro potere per contrastarne un altro, riconosciuto dalla costituzione e legittimato dagli italiani”. Lo dichiara il deputato della Lega Igor Iezzi.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - “La Corte d’Appello di Roma libera ancora dei migranti irregolari che potevano essere rapidamente rimpatriati, rimandando di nuovo alla Corte di Giustizia Europea sulla questione dei paesi sicuri. Ma la Corte di Cassazione aveva chiarito che questa è una competenza del Governo. Evidentemente alcuni tribunali italiani considerano irrilevanti i principi fissati dalla Suprema Corte. Di fronte a questo non posso che esprimere profondo stupore". Lo dichiara il capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, Lucio Malan.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - “E anche oggi si certifica il fallimento di Meloni. I Centri per i migranti in Albania non sono la risposta al fenomeno migratorio, che richiede rispetto per i diritti umani e condivisione delle responsabilità a livello europeo. Nei comizi Meloni potrà continuare a dire che fun-zio-ne-ran-no ma nella realtà sono solo uno spreco immane di risorse. Se quei fondi fossero stati spesi per assumere infermieri e medici, o per aumentare gli stipendi di quelli che già lavorano nella sanità pubblica, allora si’ che sarebbero stati utili agli italiani!”. Così in una nota Marina Sereni, responsabile Salute e sanità nella segreteria nazionale del Pd.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - “Quella dei Cpr in Albania è una gigantesca buffonata. Siamo di fronte a centri totalmente inutili nella gestione del fenomeno migratorio, pasticciato sul piano giuridico, lesivi dei più elementari diritti umani e anche costosissimi. Il governo dovrebbe scusarsi pubblicamente, chiudere i centri e destinare gli ottocento milioni di euro che finiranno in questi luoghi inutili e dannosi a sostegno della sanità pubblica”. Così in una nota, Pierfrancesco Majorino, responsabile immigrazione nella segreteria nazionale del Pd.