Nascosta nelle pieghe di un emendamento alla Legge di Stabilità, è stata infilata una proposta di Legge sugli stadi che vanifica tutte le resistenze opposte alla vecchia legge, già respinta lo scorso anno. Il rischio è di dare il via libera a una vera e propria speculazione selvaggia con conseguente devastazione del territorio. Oltretutto questa bozza non riguarda solo gli stadi di calcio (indipendentemente dalla divisione in cui milita la squadra della città), ma tutti gli impianti a destinazione sportiva a a partire da 500 posti (indoor) o da 2000 (all’aperto), per cui gli enti locali dovranno fare richiesta di autorizzazione entro un anno e mezzo. La bozza dell’emendamento, pubblicizzato da Letta qualche settimana fa al Coni, prevede lo stanziamento di 45 milioni nel triennio 2014-2016 (10 il prossimo anno, 15 nel 2015 e 20 nel 2016) per “uno o più impianti sportivi nonché insediamenti edilizi o interventi urbanistici di qualunque ambito o destinazione, anche non contigui agli impianti sportivi, che risultano funzionali al raggiungimento del complessivo equilibrio economico-finanziario dell’intervento e concorrenti alla valorizzazione in termini sociali, occupazionali ed economici del territorio di riferimento”.
Un doppio tuffo carpiato all’indietro rispetto alla nuova bozza presentata qualche mese fa dal renziano Nardella, che fa infuriare il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini, che al fattoquotidiano.it dice: “E’ una vergogna, un problema di credibilità per l’intero Partito democratico, che dopo lunghe battaglie era riuscito a opporsi alla vecchia legge”. A sentire l’ambientalista, il punto dolente è una frase “ad esclusione di residenziali”, che avrebbe dovuto apparire nel nuovo testo e che invece è stata cancellata, prestando il fianco a ogni tipo di speculazione edilizia e devastazione ambientale. La stessa contro cui lo stesso Pd si era opposto con forza nella scorsa legislatura, bloccando l’attuazione della vecchia legge. Ma evidentemente il vento è cambiato, e con questa legge arriva il via libera a ogni tipo di progetto e di business.
“Adesso basta che un imprenditore compri un terreno agricolo non edificabile, e quindi a prezzo stracciato, ci costruisca sopra uno stadio o un palazzetto e grazie all’emergenzialità di questa legge gli sarà consentito costruire case e palazzi – spiega Zanchini -. Gli stessi progetti improponibili degli stadi di Lazio e Roma adesso diventerebbero una cosa fattibile, con il costruttore Parnasi che costruendo uno stadio a Tor Di Valle potrebbe edificare un nuovo quartiere con uno scempio indicibile”. Tradotto: l’ennesimo regalo ai soliti noti, che rischia di avere anche un disastroso impatto ambientale. “In questi giorni si stanno piangendo i morti in Sardegna – ontinua Zanchini – e le zone in cui la Roma e la Lazio vogliono fare gli stadi sono zone provate di esondazione del Tevere, zone a rischio dove, grazie a questa nuova legge, per come è scritta, sarà possibile costruire in maniera selvaggia senza curarsi dei vincoli ambientali e della sicurezza del territorio”.
Il calembour della “non contiguità” poi, già presente nella vecchia proposta di legge e cassato nella scorsa legislatura, permetterebbe una volta fatto lo stadio agli stessi imprenditori di realizzare interi quartieri da altre parti della città, magari in zone in cui il piano regolatore non lo permetterebbe e, soprattutto, in comuni già invasi dal cemento e in cui migliaia di appartamenti sono inutilizzati. Oltretutto, essendo la Legge di Stabilità una procedura speciale, permetterebbe di bypassare ogni tipo di vincolo ambientale: così è nei confronti degli esistenti piani regolatori e di tutte le procedure ordinarie di costruzione che prevedono il coinvolgimento dei Comuni, dei quartieri e delle associazioni. Per questo motivo anche l’onorevole Roberto Morassut (Pd) ne chiede il ritiro, perché “genererà speculazione edilizia. La realizzazione dei nuovi impianti sarà di fatto sostenuta attraverso l’attribuzione di nuove previsioni edificatorie anche residenziali e senza limiti di collocazione sul territorio, quindi non si tratterà solo di attività commerciali nei pressi degli impianti”.
“Questa norma è una spinta al consumo di nuovo suolo senza nessuna visione organica di sviluppo equilibrato del territorio. Un’iniziativa negativa, inserita in modo assai improprio nella Legge di Stabilità – conclude Morassut – Non è in discussione l’opportunità di favorire un’ampia modernizzazione delle strutture impiantistiche per il calcio ai fini di una maggiore sicurezza e anche redditività degli impianti per compensarne gli alti costi di manutenzione. Quel che non convince, e personalmente mi riservo di non votare la norma dopo una più attenta lettura, è la commistione che rischia di determinarsi tra un giusto fine sportivo e un’ennesima intossicazione del mercato immobiliare e del consumo del territorio. Se l’ispirazione della norma, come è facile credere, coincidesse con quella della legge poc’anzi ricordata, il favore non si farebbe alle società di calcio ma ad un pugno di operatori immobiliari e finanziari”. Il cemento delle larghe intese, con il pretesto del calcio.