Forza Italia nel Partito popolare europeo? “Mia moglie dice sempre di riflettere prima di agire”. Parola del neo presidente del Partito popolare europeo, il francese Joseph Daul. Già, perché la resurrezione del primo partito di Silvio Berlusconi in Italia implica una sua collocazione anche all’interno delle grandi famiglie politiche internazionali. Ma l’entrata nel Ppe non è certo scontata, sia per la forzosa convivenza con le altre formazioni risultanti dall’implosione del Pdl, sia perché tra Berlusconi e Daul i rapporti non sono proprio idilliaci.
“Prenderò le decisioni che si devono al momento opportuno” ha dichiarato Daul, che ha aggiunto di stare “cercando di capire che cosa sta succedendo in Italia ma non ce l’ho ancora fatta”. Il politico francese, precedentemente capogruppo dei Popolari al Parlamento europeo, è stato nominato presidente del Partito popolare europeo (raggruppamento che comprende 73 partiti di 39 Paesi) lo scorso 12 novembre a stragrande maggioranza, dopo la morte del belga Wilfried Martens. Il suo consenso è quindi fondamentale affinché un partito sia accolto all’interno del Ppe. E per quanto riguarda la rinata Forza Italia vige un grosso punto interrogativo.
Il rapporto tra Berlusconi e Daul si è incrinato lo scorso gennaio, in piena campagna elettorale per le elezioni politiche italiane. I due ex amiconi hanno litigato dopo l’endorsement di Daul a Mario Monti del 16 gennaio: “Il candidato del Ppe è il signor Monti ma come sempre in Italia la situazione è molto complicata, perché abbiamo anche l’Udc ed il partito di Berlusconi”, aveva detto a margine di una conferenza stampa. Che Monti fosse la stella polare italiana del Ppe non era certo un mistero. Era apparso evidente poche settimane prima, quando Monti era stato eccezionalmente invitato all’incontro dei capi di Stato e di governo Ppe a Bruxelles, riunione che tradizionalmente precede ogni Consiglio europeo.
L’appoggio pubblico di Daul a Monti, nonostante le rettifiche del giorno seguente, avevano fatto saltare sulle sedie gli eurodeputati Pdl e fatto andare su tutte le furie Berlusconi che, lasciando da parte il politically correct, aveva risposto: “Daul è semplicemente uno dei quattordici vicepresidenti del Ppe, evidentemente ha delle sue mire personali, parla tedesco meglio che francese, perché è di Strasburgo. Vorrà compiacere qualcuno in vista di una sua possibile carriera”. Sta di fatto che Daul “carriera” l’ha fatta davvero, visto il passaggio dalla presidenza del gruppo politico più importante del Parlamento europeo a quella del Partito dei popolari europei, la formazione internazionale più grande del continente.
Il resto è storia. La lista di Monti, nonostante l’appoggio europeo, non ha raggiunto il risultato elettorale sperato, mentre la coalizione di centrodestra di Berlusconi ha superato il 29 per cento. Dopo l’abbandono di Mauro Mauro, passato a Lista Civica e poi diventato ministro della Difesa nel governo Letta, la delegazione Pdl al Parlamento europeo ha tenuto più o meno il colpo fino alla gemmazione di questi giorni di tre nuovi delegazioni: Forza Italia, Nuovo Centrodestra e Fratelli d’Italia. Giovanni La Via, responsabile di dossier importanti come quelli sul bilancio europeo, non ha aderito a Forza Italia ed è stato nominato capo delegazione del Nuovo Centro Destra.
Il risultato è che ad oggi il destino di Forza Italia in Europa resta più che incerto. Una possibile esclusione dal Ppe del partito di Berlusconi costituirebbe un caso quasi più unico che raro. Solo due i precedenti: l’austriaco Joerg Haider e l’ungherese Viktor Orban. Nel 2000 il primo vide il suo partito venir sospeso dal Ppe a causa di alcune dichiarazioni avventate su Bruxelles e posizioni ultranazionaliste (fu il premier spagnolo José Aznar ad imporre la linea dura). Orban, è da mesi al centro di accesi dibattiti, anche in seno al Ppe, per la svolta autoritaria data all’Ungheria con il suo partito Fidesz. Ma fino adesso l’ha fatta franca.
Twitter: @AlessioPisano