Questo matrimonio s’ha da fare. Nel 2012 ai piani alti della finanza italiana c’era una gran daffare perché le nozze tra Unipol e Fondiaria Sai andassero in porto rapidamente, possibilmente con l’uscita di scena dei Ligresti che avevano fatto il loro tempo. E così è stato. A darsi da fare per portare ad ogni costo gli sposi all’altare sono stati in molti. A partire da Mediobanca per quale se qualcosa va storto, “siamo morti”, come emerge in un passaggio cruciale, avvenuto nell’estate 2012 e riportato nei documenti del primo filone dell’indagine milanese del pm Luigi Orsi sul dissesto del gruppo Ligresti depositati nei giorni scorsi.
E’ il 28 giugno 2012 al telefono parlano Stefano Vincenzi e Flavia Mazzarella. Il primo è il responsabile consulenza legale e relazioni istituzionali di Mediobanca. La seconda è il vicedirettore generale dell’Isvap, l’autorità di controllo sulle assicurazioni. Mediobanca, dopo aver fatto comprare FonSai a Ligresti (nel 2002, con soldi di Mediobanca) e dopo averlo finanziato per un decennio (con 1,3 miliardi di euro), ha ormai deciso di chiudere il rubinetto. Don Salvatore è abbandonato al suo destino ma, per non lasciar andare FonSai in mani non controllabili (i francesi di Groupama, o il duo Matteo Arpe–Roberto Meneguzzo), si è individuato lo sposo perfetto: Carlo Cimbri, amministratore delegato di Unipol (a sua volta indebitata con Mediobanca). Per arrivare alle nozze, Mediobanca mantiene contatti stretti e diretti con le autorità che dovrebbero vigilare: Isvap e Consob.
L’ARBITRO FA IL TIFO. Dovrebbero essere arbitri imparziali, ma scendono invece in campo, schierati con la squadra che deve a tutti i costi vincere. Ecco, come esempio, che cosa si dicono, in quel cruciale 28 giugno, la numero due di Isvap e il dirigente di Mediobanca: “Mazzarella chiama Vincenzi il quale gli dice che ci sono due ipotesi di lavoro”, si legge nel brogliaccio degli investigatori. “La prima di andare avanti con i due aumenti di capitale, lasciando la fusione da fare a settembre, e c’è una scuola di pensiero in tal senso. Mazzarella dice di non aver capito. Si faranno i due aumenti di capitale e poi quella di esclusione del diritto di opzione. Mazzarella dice che su questo hanno perplessità perché hanno autorizzato il controllo in modo indiretto e il provvedimento riguarda il controllo di Premafin (la holding che controllava Fondiaria, ndr). Vincenzi chiede quanto ci vuole per modificare questo: parecchio. Allora siamo morti”, sbotta l’uomo di Mediobanca. “Perché l’assemblea la convocano. Vincenzi dice che ne ha parlato con Alberto”. Cioè con Nagel, l’amministratore delegato di Mediobanca. “Mazzarella dice che potrebbe parlare con Unipol per fare un’istanza al controllo diretto: ci vuole tempo. Vincenzi dice che sono sotto scacco, hanno poche mosse. Oppure il controllo diretto sull’assicurativa. Vincenzi suggerisce il controllo di Fondiaria: Mazzarella dice che hanno autorizzato un’altra cosa. Vincenzi dice che ha tutto pronto per gli aumenti di capitale”.
MEDIOBANCA E L’ISTANZA DA CAMBIARE “SE NO SIAMO MORTI”. Dunque: un’autorità di controllo, in stretto contatto con la banca che ha deciso le nozze, cerca di aggiustare le cose per arrivare in fretta al matrimonio. Mediobanca chiede all’arbitro di modificare le regole in corsa. E di fare presto. Sennò “siamo morti”. Ma quella del 28 giugno è solo una delle tante conversazioni tra i due. Vincenzi, annotano gli investigatori, nei giorni caldi era in stretto contatto con la Mazzarella e “in più occasioni, affrontava questioni inerenti al progetto di ricapitalizzazione FonSai da parte di Unipol”. Al punto da arrivare quasi ad accompagnare Cimbri nel suo ufficio. E questo nonostante il fatto che formalmente Piazzetta Cuccia non avrebbe dovuto avere alcun ruolo ufficiale nell’iter autorizzativo della fusione.
Ufficioso e decisivo sì, però. Per esempio quando il direttore generale di FonSai, Emanuele Erbetta, il 4 luglio del 2012 chiede l’aiuto della Mazzarella per sbloccare i lavori del cda della compagnia che si erano fermati in attesa della documentazione necessaria da parte di Mediobanca. Pronto l’intervento di quello che avrebbe dovuto essere l’arbitro che invece di stare a guardare alza la cornetta. Chi chiama? Vincenzi. E lo fa intervenire d’urgenza: la delibera andava ottenuta entro mezzanotte. “I motivi del suo intervento si palesavano durante il successivo colloquio, allorquando la Mazzarella esplicitava il timore che il Consiglio dei Ministri (che era in corso e stava discutendo del futuro dell’Isvap) avrebbe potuto prendere delle decisioni che le avrebbero impedito di portare a termine il progetto di fusione”, spiegano il busillis gli inquirenti.
UN MATRIMONIO GRADITO “AI PIU’ ALTI LIVELLI ISTITUZIONALI”. Non sia mai che andassero disperse le energie spese per portare a casa il risultato, incluse le sollecitazioni alla Banca d’Italia perché desse anche la sua autorizzazione. Del resto che l’operazione si dovesse fare lo spiega chiaramente al pm Orsi anche il testimone chiave dell’inchiesta, il consulente attuario di FonSai Fulvio Gismondi, sulla base di quanto gli dice l’admministratore delegato di Unipol: “Cimbri voleva farmi capire che l’operazione era gradita ai più alti livelli istituzionali… Il senso del discorso… era quello di rappresentarmi che si trattava di un’operazione di sistema”. Insomma, una bicamerale degli affari ai tempi delle larghe intese. Dove l’arbitro più importante, l’Isvap, è lo snodo centrale delle intese, perché Mazzarella non è solo in gran confidenza con Mediobanca, ma anche con il suo vigilato Unipol.
IL FRONTE COMUNE ISVAP – UNIPOL CONTRO LE “ROTTURE DI SCATOLE”. Sono costanti, infatti, i contatti del numero due dell’Isvap con l’ad della compagnia delle coop, Carlo Cimbri nel corso dei quali i due si scambiavano i diversi punti di vista con lui che aggiornava lei sullo stato dei contatti con le banche che avrebbero dovuto appoggiare l’operazione, su quello con le altre Autorità coinvolte e perfino sugli articoli stampa al riguardo. La fiducia reciproca arriva al punto che in occasione del ricorso al Tar del Lazio da parte del concorrente (escluso) di Unipol, Sator-Palladio contro il via libera di Isvap all’acquisizione da parte del gruppo coop, il responsabile degli affari societari di Unipol, Roberto Giai e Mazzarella, si sono scambiati le memorie difensive da produrre al tribunale amministrativo “con l’intento verosimile di fare fronte comune”, come sottolineano gli inquirenti.
Il 18 luglio 2012, ad acquisizione quasi ultimata, Cimbri è poi al telefono con Mazzarella e le descrive i passi successivi da effettuare per l’integrazione tra le due compagnie sottolineandole come “le rotture di scatole non non siano finite”. Al che lei replica “… no assolutamente no … assolutamente chiaro però … però insomma…”. “Però si discute diversamente”, conclude lui. Al che la vicedirettrice generale dell’Isvap chiosa con due battute che “evidenziavano uno specifico interesse ad influire sulla scelta futura dei soggetti designati a costituire gli organi sociali del nascente colosso assicurativo”, come sottolineano ancora una volta gli investigatori.
A completare il quadro, le intercettazione telefoniche e ambientali raccolte nella sede dell’Isvap nei giorni caldi del via libera che forniscono riscontri concreti alle testimonianze del dirigente di Vigilanza 1, Giovanni Cucinotta. Quest’ultimo aveva già parlato al pm Orsi di una gestione “anomala” della pratica da parte dei vertici dell’authority. “Lei ha avuto modo di percepire che i suoi superiori gerarchici abbiano rapporti particolarmente qualificati con i vigilati FonSai e/o Unipol?”, gli aveva chiesto Orsi nel corso di un interrogatorio. “Con riferimento a FonSai, fin quando è stato amministratore delegato Marchionni, ho notato che aveva un dialogo diretto con il presidente Giannini. I due si davano del tu come ho potuto verificare in qualche occasione in cui sono stato presente”, era stata la risposta sul passato ligrestiano.
I DUBBI DEL CAPO DELLA VIGILANZA: “UNIPOL-SAI STARA’ IN PIEDI TRA DUE ANNI?”. Quanto alla più recente vicenda dell’integrazione Unipol-FonSai ho notato con perplessità e disappunto che tutte le volte che la dottoressa Mazzarella incontra gli esponenti di Unipol (Cimbri) la struttura di vigilanza interviene in un momento successivo all’incontro o viceversa Mazzarella e Cimbri continuano la riunione dopo che noi della vigilanza ce ne andiamo. Ho potuto rilevare che Mazzarella e Cimbri si danno del tu e discutono anche in privato. Questa circostanza mette a disagio le strutture tecniche dell’Istituto, perché non è mai del tutto chiaro cosa i due si sono detti o si diranno prima o dopo le riunioni cui partecipiamo noi della vigilanza. In una occasione Giannini mi ha fatto sapere di aver incontrato i vertici di Mediobanca senza riferire il contenuto della conversazione. A causa di tutto quanto le ho fin qui riferito da qualche tempo ho deciso di fotocopiare tutti i documenti più significativi che inoltro ai miei vertici gerarchici e comunque comunicare per iscritto evitando interlocuzioni informali per quanto possibile”, era stata la descrizione sulla situazione del 2012 durante il traghettamento di FonSai nelle braccia di Unipol.
“In realtà la domanda alla quale Isvap deve rispondere è se il piano di Unipoi è idoneo a salvare FonSai. Ora, certamente l’iniezione di l,l miliardi di euro è un fatto del tutto positivo per FonSai, non si può dubitare. Ma questa conclusione, del tutto plausibile ad oggi, non è sufficiente a dirci cosa potrà succedere da qui a qualche tempo – aveva quindi ricordato Cucinotta al pm – La questione, di certo non banale, è se il nuovo soggetto assicurativo che si viene a formare sarà in grado di stare in piedi tra due anni. Consideri che il soggetto di cui parliamo dovrebbe diventare il secondo gruppo assicurativo italiano. Non mi sentirei rassicurato dal fatto che nell’immediato si costruisca una realtà industriale così importante, quando magari questo nuovo gruppo nell’immediato futuro non avesse le risorse per andare avanti”. Evidentemente le risposte della sua struttura non devono averlo convinto se poi, al momento di sottoscrivere il via libera da inviare al consiglio dell’Isvap, si è tirato indietro.