“Si assumano la responsabilità di una cosa di cui si dovranno vergognare per sempre”. Silvio Berlusconi, intervistato da Il Mattino di Napoli, lancia la sfida a quattro giorni dal verdetto sulla decadenza in Senato fissato per il 27 novembre. E a quanti ipotizzavano possibili dimissioni preventive per evitare l’onta della cacciata risponde: “Non mi dimetto prima, non ci penso nemmeno. Aspetterò che votino”. Si tratta della “occasione che, nella mia buona fede, darò a chi voterà per mettere il filtro della dignità politica a una sentenza irrealistica e condizionata dal desiderio di eliminare Silvio Berlusconi come ostacolo alla presa del potere da parte della sinistra”. E quindi, mentre a Palazzo Madama si voterà la decadenza da senatore – se non ci saranno colpi di scena – lui invita tutti a manifestare dalle 14 del 27 novembre, davanti a Palazzo Grazioli, anche se l’orario potrebbe variare. Però resta anche la possibilità, inoltre, che una parte dei manifestanti si sposti da via del Plebiscito a Palazzo Madama, nel caso in cui Berlusconi decida di andare in Aula per un suo intervento prima del voto. Ma il Pd già protesta: “Il Comune di Roma vieti l’utilizzo di via del Plebiscito, non sono accettabili trattamenti preferenziali: è un luogo assolutamente non adatto per manifestazioni, comporterebbe il caos della viabilità in tutto il centro storico” dichiara la deputata Lorenza Bonaccorsi. Ma la questura ha comunque già ricevuto il fax della manifestazione e il Campidoglio ha dato l’ok.
Che la sentenza sia “irrealistica e condizionata politicamente”, Berlusconi è convinto di poterlo provare: “Presto arriveranno dall’America testimonianze decisive, prove del fatto che il fisco americano ha acclarato la configurazione veritiera delle compagnie off-shore che, secondo i giudici della sezione feriale della Cassazione, mi vedrebbero socio occulto del finanziere Agrama”. Quei giudici che lo hanno condannato definitivamente, lo scorso primo agosto, a quattro anni per frode fiscale nell’ambito del processo Mediaset determinando l’interdizione dai pubblici uffici. Che lo hanno descritto come “gestore di un’enorme evasione proseguita nonostante i ruoli pubblici”. E che ancora, a pochi giorni dal voto sulla decadenza, hanno reso note le motivazioni della condanna a 7 anni per concussione e prostituzione minorile definendolo un “delinquente abituale”, consapevole del fatto che la ragazza marocchina Karima El Marough, in arte Ruby Rubacuori, fosse una prostituta minorenne approdata ad Arcore per il celeberrimo “bunga bunga”.
Per depotenziare queste accuse “infamanti” Berlusconi vuole tornare in tv, mobilitare la piazza e pronunciare un ultimo discorso “bomba” da senatore. Un “j’accuse” che ricorderebbe il celebre discorso di Bettino Craxi alla Camera del 29 aprile del 1993 con una sostanziale differenza: il leader socialista parlò ai deputati partendo da un’ammissione di colpa per sostenere l’assunto “sono colpevole quanto tutti voi” (in merito al finanziamento pubblico ai partiti, ndr); Berlusconi, invece, presenterà se stesso quale vittima della magistratura senza arretrare di un passo dalla sua immagine di martire sacrificato sull’altare della giustizia politicizzata.
Il voto sulla decadenza, del resto, ricompatterà anche i due partiti, Forza Italia e Nuovo centrodestra, divisi sul sostegno alle larghe intese, ma uniti sulla protezione del “capo”, come confermato da Angelino Alfano, leader degli scissionisti. “Ci siamo accontentati di cinque ministri su 23, siamo stati disponibili e loro ci hanno risposto con un omicidio politico“. Il “loro” è riferito a quel Pd che “doveva concedere agibilità politica all’alleato e che invece vuole eliminarmi“. Sulla scissione del suo partito, Berlusconi osserva: “Forza Italia è al 20,1%, Ncd al 3,6, la nostra gente non capisce la scissione” ma, aggiunge, “nessuna frattura è insuperabile. Se dovessero capire di aver commesso un errore, noi saremmo tutti lieti di un ritorno all’unità”. “Il voto decadenza – fa quindi sapere Berlusconi – è il punto di non ritorno oltre il quale ci regoleremo soltanto in base all’esame dei contenuti della finanziaria”. Di fatto un ultimatum al governo Letta: “Perché mai si dovrebbe tornare al voto?”, chiede ironico il Cavaliere “il governo non ha forse raggiunto una maggioranza in grado di reggere anche se noi passeremo all’opposizione?”.