Il Salone di Tokyo è probabilmente il più ottimista, silenzioso e ordinato della Terra. E molta armonia regna anche nella Jama, l’associazione dei costruttori giapponesi, se è vero che durante la conferenza annuale, di fronte a centinaia di giornalisti di tutto il mondo, i numeri uno di Toyota, Nissan, Honda, Mazda e Mitsubishi si sono alternati sul palco con uno spirito corporativo che mai ci si sognerebbe fra i costruttori tedeschi o francesi. Lo hanno fatto per lanciare un segnale forte: come hanno unito le forze per risollevarsi dal terremoto del 2011, così i costruttori nipponici lavoreranno insieme per fare sì che il Giappone sia un Paese migliore nel 2020, anno delle Olimpiadi.
Che cosa intendano per un Paese migliore, è presto detto: un Paese più tecnologico e meno inquinato. Lo si capisce girando per i padiglioni della fiera, dove a ogni stand compare qualche veicolo a trazione alternativa. Sì, perché i giapponesi stanno giocando una dura partita fra di loro. E su certi argomenti – pur con grande “fair play” – non sono affatto d’accordo.
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Daihatsu Copen
La Toyota, per esempio, ha annunciato che metterà in vendita nel 2015 un’auto a fuel cell, vale a dire un’elettrica alimentata a idrogeno, sulla base della concept car FCV. Ma subito il numero uno della Nissan, Carlos Ghosn, ha risposto con un ironico “e dove faranno rifornimento?”, riferendosi all’assenza di una rete di distributori di idrogeno. Non che le colonnine per la ricarica elettrica siano molto diffuse, ma la Nissan preferisce comunque puntare sulle elettriche a batteria, al contrario della Toyota, che non ritiene gli accumulatori al litio abbastanza affidabili. Punta sull’idrogeno la Honda, che però ha scelto il palcoscenico del Salone di Los Angeles – contemporaneo a quello di Tokyo – per mostrare la concept Fcev, anticipazione della sua auto a fuel cell, anch’essa in programma per il 2015. E Mitsubishi, a Tokyo, ha pronosticato che sarà ibrida plug-in la versione di maggior successo della prossima Suv compatta ASX, in vendita entro il 2016.
Insomma, fra elettriche, ibride e auto a idrogeno, i costruttori nipponici fanno respirare anche a noi europei l’aria di un futuro a basse emissioni. Anche perché in Giappone, dopo il disastro della centrale di Fukushima e la chiusura di tutti gli impianti nucleari, il problema del risparmio energetico è molto sentito. E alcune tradizioni sono radicate da tempo: dalla fine della seconda guerra mondiale, per esempio, lo Stato ha promosso la diffusione delle Kei Car, auto piccole e poco potenti, che godono di numerosi vantaggi fiscali e per cui in alcune zone del Paese non è obbligatorio dimostrare di avere un parcheggio privato, come invece accade per tutte le altre automobili. Attualmente, la legge prevede che rientrino della categoria Kei Car i veicoli più corti di 3,4 metri, larghi non più di 148 cm e con un motore di cilindrata massima 660 cm3 e potenza massima di 64 CV. E di queste simpatiche e razionalissime vetture tascabili, spesso con le sembianze di un furgoncino, è disseminato il Salone di Tokyo.
I costruttori giapponesi si sono poi dilettati anche questa volta nelle soluzioni per la mobilità urbana, esposte nella sezione “Smart Mobility City“. Visto che la rete del trasporto pubblico è ampia e perfettamente funzionante, spesso i cittadini non hanno bisogno di vere e proprie automobili. Bastano dei veicoli per percorrere i brevi tratti che collegano le fermate di bus e metro alla destinazione finale. Sono quelli che vengono chiamati “last mile vehicle“: minicar elettriche in car sharing, ma anche bici pubbliche a pedalata assistita e monopattini elettrici.
E i costruttori europei? Ci sono, certo, anche al Salone di Tokyo. La Mini espone lì la terza generazione della sua tre porte, la Land Rover mostra la Range Rover Sport, la Jaguar svela per la prima volta la versione coupé della spider F-Type e la protagonista dello stand Porsche è la nuova Suv compatta Macan. Tutti modelli di grande appeal e dal design convincente. Ma se si cerca qualcosa di innovativo, meglio guardare agli stand delle padrone di casa.