Martedì 26 novembre Trieste si risveglierà in un clima surreale: piazza Unità d’Italia, la zona centrale della città, sarà chiusa al pubblico per l’intera giornata; gli unici che la percorreranno saranno polizia e agenti speciali russi e italiani, mentre gli elicotteri della polizia sorvoleranno la zona e tiratori scelti saranno appostati sui tetti degli edifici soprastanti, pronti a far fuoco su ogni bersaglio sospetto. Il presidente della Russia Vladmir Putin è atteso in città per un vertice bilaterale con il Presidente del Consiglio italiano Enrico Letta, al quale prenderanno parte anche ventidue ministri dei governi russo e italiano. Serrande dei negozi abbassate e strade del centro chiuse al traffico per tutti i non residenti, sono solo alcuni dei disagi che stanno facendo discutere Trieste. E se c’è chi, in città, ha già espresso il proprio disappunto per le stringenti misure di sicurezza previste, c’è chi invece è deciso a scendere in piazza per denunciare le violazioni dei diritti umani che avvengono in Russia.
Una grande bandiera arcobaleno in piazza Sant’Antonio farà da contraltare alla militarizzazione, a sole poche centinaia di metri, di piazza Unità: “A distanza di alcuni mesi dall’approvazione di leggi contro la popolazione Lgbt (acronimo di “lesbiche, gay, bisessuali e transgender”, ndr), saremo in piazza per denunciare le violazioni dei diritti umani in Russia”, attacca Andrea Tamaro, presidente di Arcigay Trieste e tra i principali promotori della manifestazione alla quale parteciperà anche Vladimir Luxuria . La speranza è che, fra i rappresentanti del governo italiano, qualcuno si faccia carico di sollevare all’interno del vertice bilaterale questo tema: “Alcuni giorni fa c’è stato un intervento in Parlamento da parte del segretario nazionale di ‘Certi diritti’, dove si è chiesto a Letta di intervenire, durante l’incontro con Putin, sulla questione dei diritti umani. Una richiesta analoga è stata poi avanzata al vicesindaco di Trieste, ma finora nessuna figura istituzionale ha risposto all’appello”.
L’accusa che arriva dalle associazioni è che si voglia eludere un argomento scomodo. In un’intervista rilasciata dal ministro degli esteri italiano al quotidiano Il Piccolo il 24 novembre, Emma Bonino ha sottolineato l’importanza dei rapporti, non solo commerciali, ma anche politici, fra Europa e Russia. Senza spendere una parola, nonostante il suo passato radicale, sulle violazioni dei diritti umani nel paese dello zar: “Anche il Presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani – sottolinea Tamaro – ha fatto un discorso simile a quello del ministro. Per quanto naturalmente i rapporti economici siano fondamentali, soprattutto in un periodo di crisi come questo, noi crediamo che più importanti ancora siano i diritti delle persone”.
Le norme approvate lo scorso giugno in Russia vietano la “propaganda di relazioni sessuali non tradizionali tra i minori”. Una formulazione vaga, che può essere interpretata in modi molto diversi. “In Russia la legge che puniva l’omosessualità – continua Tamaro – è stata abrogata nel 1993. Ma, anche se al momento non è considerata un reato penale, se si continua sulla strada intrapresa con le recenti leggi c’è il rischio che torni ad essere così. Per questo l’attenzione dev’essere mantenuta alta”.
Oltre a decine di associazioni, anche alcune forze politiche hanno confermato la propria presenza alla manifestazione: si tratta del Movimento 5 Stelle (il consigliere regionale Eleonora Frattolin prenderà parte all’evento) e di Sinistra Ecologia e Libertà. Ma la protagonista della manifestazione sarà Vladmir Luxuria, l’ex parlamentare di Rifondazione Comunista aggredita nel 2007 a Mosca durante un gay pride non autorizzato: “La testimonianza di Luxuria è molto importante – conclude Tamaro – soprattutto perché stiamo parlando di una vicenda che risale al 2007, non ad un periodo lontano”.