“Stop all’insostenibile sfruttamento della comunità cinese di Prato”. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il giorno dopo l’incendio della fabbrica di abiti in cui hanno perso la vita sette lavoratori, lancia un appello perché le autorità si impegnino a risolvere quella che sembra una vera e propria emergenza. “E’ il Far West“, commenta Piero Tony, procuratore capo di Prato, che descrive la situazione della sicurezza sul lavoro nelle aziende del territorio. I pm hanno aperto un’inchiesta per omicidio colposo plurimo, disastro colposo, omissione di norme di sicurezza e sfruttamento di mano d’opera clandestina. Si escludono “cause esterne di terzi”, fanno sapere i magistrati, ma non è ancora chiaro chi siano i gestori del capannone. E’ stata identificata solo una delle sette vittime. Il sindaco di Prato Roberto Cenni, in accordo con la giunta, ha indetto il lutto cittadino per mercoledì 4 dicembre.
Napolitano ha voluto esprimere tutta la sua solidarietà per la situazione e ha scritto una lettera al presidente della giunta regionale Toscana, Enrico Rossi. “Indirizzo ai rappresentanti della comunità cinese e alla città di Prato -si legge nella lettera- l’espressione dei miei sentimenti di umana dolorosa partecipazione per le vittime della tragedia del rogo. Condivido la necessità da lei posta con forza di un esame sollecito e complessivo della situazione che ha visto via via crescere a Prato un vero e proprio distretto produttivo nel settore delle confezioni, in misura però non trascurabile caratterizzato da violazione delle leggi italiane e dei diritti fondamentali dei lavoratori ivi occupati”. Il Presidente Napolitano ha inoltre chiesto un intervento tempestivo delle autorità per risolvere la situazione: “Al di là di ogni polemica o di una pur obbiettiva ricognizione delle cause che hanno reso possibile il determinarsi e il permanere di fenomeni abnormi, sollecito a mia volta un insieme di interventi concertati al livello nazionale, regionale e locale per far emergere – osserva il presidente Napolitano – da una condizione di insostenibile illegalità e sfruttamento, senza porle irrimediabilmente in crisi, realtà produttive e occupazioni che possono contribuire allo sviluppo economico toscano e italiano”.
Drammatica l’analisi del procuratore Tony. “La maggior parte delle aziende”, ha spiegato, “sono organizzate così: è il Far West. I controlli sulla sicurezza e su ciò che è collegabile al lavoro, nonostante l’impegno dei tutte le amministrazioni e delle forze dell’ordine, sono insufficienti. Siamo sottodimensionati: noi, come struttura burocratica, siamo tarati su una città che non esiste più, una città di 30 anni fa”. E conclude: “E’ successo quello che era prevedibile o comunque era da temere”. I lavoratori cinesi vivevano, secondo quanto si è potuto apprendere, su un soppalco suddiviso in piccolissime stanzette con pareti di cartone e cartongesso. All’interno della stessa struttura in cui lavoravano c’era anche un cucinino dove i lavoratori si preparavano i pasti. “Ci sono persone che vivono in condizioni terribili”, è il commento dei pm.
Intanto il sostituto procuratore della Repubblica Lorenzo Gestri fa il punto dell’inchiesta che sta accertando la dinamica dell’incendio. “Le fiamme dovrebbero essere partite dalla parte destra, in fondo della struttura dove forse c’era un cucinino“. Il pm ha spiegato che nell’area c’erano stufe elettriche e impianti di condizionamento. Per ora gli investigatori non conoscono i nomi dei gestori dell’attività, ma contano che “in giornata ci saranno degli indagabili”. E nemmeno le vittime hanno ancora un’identità, eccetto una: si tratta del primo cadavere estratto dal capannone, un immigrato irregolare.
Si potrebbero ravvisare delle responsabilità anche a carico del proprietario italiano del capannone, affittato ad una ditta cinese dove sono morti 7 lavoratori. “Valuteremo anche questo”, ha risposto oggi in conferenza stampa il pm Lorenzo Gestri. “L’ufficio della Procura – ha aggiunto – ha già fatto in passato contestazioni di abuso edilizio a carico di proprietari. Io parlo in linea teorica: bisogna che sia verificata la consapevolezza di violazioni, se questo dovesse emergere procederemo. Ma qui ci sono de visu delle violazioni”.