Sui conti dell’Italia è di nuovo scontro a distanza tra le istituzioni nazionali e l’Unione Europea. La miccia questa volta è stata l’intervista di Repubblica a Olli Rehn, vicepresidente della commissione e titolare degli Affari economici, che sulla legge di Stabilità da Roma afferma di aver preso nota “delle buone intenzioni del governo italiano su privatizzazioni e spending review, ma lo scetticismo è un valore profondamente europeo e io ho il preciso dovere di restare scettico, fino a prova del contrario. In particolare per quanto riguarda i proventi delle privatizzazioni e i loro effetti sul bilancio del 2014”. Al presidente del Consiglio Enrico Letta questa presa di posizione non va giù e risponde fuori dai denti: “Deve parlare di stabilità, di equilibrio finanziario. Lo scetticismo fa parte di un’altra categoria del dibattito politico che anche lui può usare ma togliendosi la giacca da commissario altrimenti si troverà un parlamento europeo carico di populismi e di euroscettici. La quantità di elettori che si sposteranno sarà molto consistente”. Anzi, insiste il capo del governo, Rehn da commissario Ue deve “essere garante dei Trattati europei” e lì “la parola scetticismo non c’è: quindi non può permettersi di esprimere un concetto di scetticismo” a proposito dell’Italia, “deve parlare di stabilità, equilibro finanziario”. Rehn, peraltro, si dimetterà nei prossimi giorni perché è intenzionato a candidarsi alle Europee (con i liberaldemocratici dell’Alde) e puntata a ricoprire il ruolo di successore di Josè Manuel Barroso. Letta comunque rilancia: “Le annunciate privatizzazioni e la spending review vanno fatte ed è esattamente quello che faremo. Le abbiamo annunciate e le faremo: sono capitolo fondamentale dell’azione di governo”. Ma avverte: “Io che sono europeista convinto voglio mettere in guardia dal rischio avvitamento dell’Europa: il 2014 sarà l’anno dell’Europa, l’anno in cui o fa un passo avanti o si avvita. Non bisogna dare l’Europa per scontata”.
Rehn: “Scetticismo? Approccio che si applica a tutti i Paesi”
E lo stesso Rehn in serata controreplica attraverso il suo portavoce: “Quello del realistico scetticismo è un approccio che si applica a tutti i Paesi”, dice, e deriva dalle “passate esperienze sulla tendenza degli Stati a sovrastimare gli introiti futuri derivanti dalle privatizzazioni”. Sul tema delle privatizzazioni,il portavoce di Rehn ricorda che “ci sono stati molti, molti esempi” di introiti sovrastimati “dato che le procedure di privatizzazione sono notoriamente difficili da predire con precisione”. Per questo Bruxelles richiede sempre un adeguato livello di concretizzazione delle misure prima di includere nei conteggi” relativi ai conti pubblici. Rehn, ha aggiunto il suo portavoce, ha anche ricordato che l’applicazione futura della clausola sugli investimenti “dipenderà essenzialmente” dagli effetti della revisione della spesa e delle privatizzazioni: la situazione sarà rivalutata nel contesto delle previsioni invernali che saranno rese note il prossimo febbraio. Più in generale, O’Connor ha poi sottolineato che “i rilievi fatti da Rehn nell’intervista, in sostanza, hanno semplicemente ribadito il giudizio della Commissione come presentato all’Eurogruppo e adottato dai ministri”.
Saccomanni: “Nulla di nuovo nelle parole di Rehn”
Ma se Letta reagisce con una certa energia alle dichiarazioni di Rehn non pare molto sorpreso il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni: “Non c’è nulla di nuovo in quello che ha detto – ha spiegato – Sono colpito dal fatto che una non notizia sia diventata un tema di discussione. Gli uffici di Rehn ci hanno contattato per chiarire. Era un’intervista concordata da tempo con i giornali europei”. Saccomanni ha precisato che Rehn “ha ripetuto esattamente il testo dell’opinione della Commissione Ue emanata quindici giorni fa e discussa nel Consiglio europeo, dove è stato espresso un giudizio assolutamente positivo su quello che l’Italia sta facendo dal punto di vista del bilancio e sulle misure che farà in parallelo alla legge di stabilità”. Non solo: “Non c’è stata alcuna richiesta di misure correttive – ha concluso il ministro dell’Economia – ma c’è stata piena attenzione alle misure che sono in corso di attuazione”. Intanto peraltro secondo il ministro (intervistato dal Wall Street Journal) l’uscita di Berlusconi dal Parlamento italiano dovrebbe rendere più facile per il governo spingere per le necessarie riforme economiche.
Sui rapporti con l’Ue, oltre al capo del governo, ha parlato anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: “A livello delle istituzioni europee si impone una correzione di rotta e un impegno nuovo per promuovere la crescita e l’occupazione” ha affermato il capo dello Stato.