Nuovo stress test per la tenuta del governo, con il voto di fiducia alla Camera sul decreto per il finanziamento delle missioni militari all’estero. I voti a favore sono stati 360 (tra Pd, Nuovo centrodestra, Scelta civica, minoranze linguistiche, Psi), 209 i contrari, mentre un deputato si è astenuto. Più in salita, la situazione al Senato: il provvedimento scade lunedì prossimo e deve essere tassativamente convertito in legge entro quella data. L’esecutivo, dunque, sta valutando una seconda blindatura anche a Palazzo Madama. La partita è però complicata dalla ristrettezza dei numeri della maggioranza e dai malumori sul fronte delle spese militari di una pattuglia di senatori del Pd di area civatiana. Non solo. A ingarbugliare ulteriormente la vicenda c’è il fatto che che, a differenza della Camera, a Palazzo Madama i senatori sono chiamati a esprimersi con un unico voto sul testo del provvedimento e sulla fiducia, in caso questa venga posta. Oggi invece i deputati di Forza Italia, a Montecitorio hanno scelto di votare sì al testo del decreto e no alla fiducia. Ma al Senato se il governo ponesse la fiducia non potrebbe più contare sul sostegno da parte degli “azzurri”.
Alla Camera, Sel e Movimento 5 Stelle hanno ritenuto molto grave il fatto che il governo abbia fatto ricorso alla fiducia. In questo modo, spiega Donatella Duranti (Sel), si “espropria il Parlamento delle sue prerogative su una materia altamente politica”, mentre Alessandro Di Battista (M5S) assicura: “La fiducia non ve la daremo mai, scordatevela. Siete il governo del nulla mischiato con il niente, sembrate i violinisti sul Titanic che continuano a suonare mentre la nave affonda, ma voi la dignità non l’avete”.
Contrari gli esponenti del Carroccio. “La nostra sfiducia non riguarda l’operato dei soldati e dei diplomatici, che invece è encomiabile, ma concerne il modo grottesco e dilettantesco con cui è stata gestita la vicenda parlamentare collegata a questo decreto”, spiega il vicepresidente dei deputati della Lega Nord, Gianluca Pini. Anche il gruppo di Fratelli d’Italia, se da una parte ha confermato l’appoggio alle missioni in Afghanistan, Kosovo e Libano, dall’altra ha deciso di votare contro la fiducia posta dal governo sul decreto di proroga delle missioni militari. “E’ grave – ha proseguito Edmondo Cirielli – che il governo abbia posto la fiducia su una questione di interesse nazionale, che dovrebbe vedere il Parlamento unito a fianco dei nostri militari, che rappresentano un’élite di professionisti apprezzata ovunque nel mondo, purtroppo spesso più che in Italia. Ma questo governo li ha abbandonati”, dice citando la vicenda del marò.
Scelta Civica ha votato a favore della fiducia al governo . “Il nostro Paese di tutto ha bisogno fuorché di una ulteriore dose di tensione – sostiene il capogruppo in commissione Affari esteri della Camera, Mario Marazziti – Senso di responsabilità è un messaggio anche per il Paese ed è, per noi, una scelta politica. Utilizzare il passaggio del decreto missioni per rimettere in discussione l’azione dell’esecutivo ci appare e ci apparirebbe pretestuoso e irrispettoso per il lavoro complesso che, in una fase di grande instabilità politica, vede impegnato il governo”.