Il Porcellum è incostituzionale. E’ quanto ha deciso la Consulta, che aveva respinto i quesiti referendari nel gennaio 2012 e che, dopo un ricorso presentato dai cittadini, era stata chiamata a pronunciarsi sulla legittimità della norma con cui sono eletti gli ultimi tre parlamenti (2006, 2008 e 2013). Incostituzionali, secondo gli ermellini, sia il premio di maggioranza che la mancanza delle preferenze (cioè le liste bloccate), ovvero i punti sottoposti al vaglio della Corte. Tradotto: gli italiani non andranno più a votare con la ‘porcata’ (copyright del suo ideatore, il leghista Roberto Calderoli), o almeno non con le caratteristiche con cui era nata. A spiegarlo alcuni costituzionalisti. Tra questi Valerio Onida, secondo cui con la pronuncia di oggi sono ‘morti’ premio di maggioranza e liste bloccate, ma non il Porcellum. Onida (uno dei saggi di Napolitano), del resto, ha praticamente tradotto quanto fatto sapere dai giudici costituzionali, i quali dopo la sentenza avevano fatto sapere che “resta fermo che il Parlamento può sempre approvare nuove leggi elettorali, secondo le proprie scelte politiche, nel rispetto dei principi costituzionali”.
I TEMPI DELLA SENTENZA E GLI EFFETTI NON IMMEDIATI
Sembrava che la legge, dopo il rinvio della discussione nel Senato, dovesse resistere ancora e invece di fatto i giudici impongono ai parlamentari quella riforma che è stata a lungo chiesta dal presidente Giorgio Napolitano. L’efficacia del verdetto, comunque, decorrerà dal momento in cui le motivazioni saranno pubblicate. “Nelle prossime settimane” fa sapere la Consulta. E comunque, fino a nuova legge, non c’è un ritorno di fatto al Mattarellum. L’approdo in Consulta della legge elettorale ha alle spalle una vicenda giudiziaria di ricorsi e bocciature, alla cui base c’è la testardaggine di un avvocato 79enne, Aldo Bozzi. Nel novembre 2009, in qualità di cittadino elettore, il legale aveva citato in giudizio la Presidenza del Consiglio e il ministero dell’Interno davanti al Tribunale di Milano, sostenendo che nelle elezioni politiche svoltesi dopo l’entrata in vigore della legge 270/2005, il cosiddetto Porcellum, e nello specifico nelle elezioni del 2006 e del 2008, il suo diritto di voto era stato leso, perché non si era svolto secondo le modalità fissate alla Costituzione – ossia voto “personale ed eguale, libero e segreto (art. 48)” e “a suffragio universale e diretto”. Il tenace avvocato è riuscito ad arrivare fino in Cassazione. Che poi con un’ordinanza del 17 maggio scorso aveva rimesso la questione ai giudici costituzionalisti.
BERLUSCONI: “CONSULTA E’ DI SINISTRA”. BOZZI: “E’ TORNATO MATTARELLUM”
La Corte costituzionale “è un organismo politico della sinistra” ha detto Silvio Berlusconi, secondo cui “la nostra architettura istituzionale è fatta non per decidere, ma per vietare. Il presidente del Consiglio italiano ha solo il potere di stendere l’odg del Consiglio dei ministri. Non ho ancora un’informazione precisa, non posso fare commenti. Bisogna vedere cosa hanno dichiarato incostituzionale” ha aggiunto il Cavaliere. Entusiasta, invece, l’avvocato Aldo Bozzi: “Quattro anni di battaglie andate a buon fine – ha detto all’Adnkronos – E adesso bisogna sottolineare che non si crea nessun vuoto giuridico: a mio parere, con la pronuncia della Consulta, di fatto si torna alla legge elettorale precedente, il Mattarellum. Molto probabilmente torneremo a votare in estate. Ma intanto oggi ci godiamo la vittoria, da domani penseremo a riassumere la pronuncia in Cassazione, dove è pendente un altro procedimento”.
ONIDA: “NON C’E’ RITORNO AUTOMATICO AL MATTARELLUM”
Dopo la pronuncia della Consulta, i costituzionalisti sono sostanzialmente d’accordo nel ritenere che uno degli effetti sarebbe il ritorno al proporzionale, ma le valutazioni “politiche” sul pronunciamento della Corte sono diverse. “Non si torna alla legge precedente”, ossia il Mattarellum, “ma si ha una conferma del proporzionale senza premio di maggioranza. Questo sembrerebbe l’effetto della prima parte della sentenza” ha spiegato il presidente emerito della Consulta Valeria Onida, aggiungendo che “solo col deposito della sentenza si produrrà l’effetto di far cessare l’efficacia delle norme dichiarate incostituzionali. Quindi, per ora – ha precisato – formalmente non è ancora cambiato nulla”. Uno dei saggi di Napolitano, però, è andato anche oltre. “La Corte – ha continuato il costituzionalista – ha fatto venir meno la previsione del premio di maggioranza. Quindi, si dovrebbe immaginare che, se non intervenisse nessun altra misura legislativa, si applica il proporzionale senza premio di maggioranza. Per l’altro aspetto”, ossia le liste bloccate, “è stata dichiarata incostituzionale la parte in cui non consente di esprimere preferenze. Ma qui è più difficile capire l’effetto pratico se non ci fosse un intervento legislativo: si può immaginare non solo che l’elettore possa dare preferenze, ma che poi l’ordine di elezione sia determinato dalle preferenze e non dall’ordine di lista? Su questo punto credo dovremo attendere le motivazioni, per capirne bene la portata” della sentenza.
PELLEGRINO: “PARLAMENTO DELEGITTIMATO, 150 DEPUTATI DA SOSTITUIRE”
Più drastico il giurista Gianluigi Pellegrino, secondo cui “dopo il pronunciamento della Consulta, il Parlamento è delegittimato; dal punto di vista istituzionale è una decisione clamorosa. Nelle motivazioni della sentenza, la Corte si sforzerà di dire il contrario. Ma l’effetto reale è quello di una potente delegittimazione delle Camere”. Non solo. A sentire Pellegrino le due camere andrebbero sciolte immediatamente. “Il Parlamento e il governo – ha osservato il giurista – non sono intervenuti con una riforma. Ora la sanzione costituzionale, priva le due Camere di ogni minima legittimazione costituzionale e politica. A questo punto vi è un dovere civico di procedere allo scioglimento, potendosi solo procedere come indica la Consulta ad una riforma elettorale che sia ampiamente condivisa, perché certo non si possono usare le maggioranze incostituzionali per approvare la legge elettorale”.
Per Pellegrino si pone, inoltre, un altro problema: quello dei parlamentari eletti con il premio senza soglia bocciato dalla Corte: “Sono stati eletti sulle base di una norma illegittima e ora devono essere sostituiti. Alla Camera, dove non si sono concluse le operazioni di convalida, la giunta deve espellere circa 150 deputati e sostituirli con altri: dovrebbero uscire esponenti Pd, ed entrare esponenti Pdl-Fi, Movimento 5 Stelle e Lista civica”. Proprio Pellegrino, all’indomani delle ultime elezioni, a nome di un’associazione di cittadini presentò ricorso alla giunta delle elezioni di Camera e Senato contestando l’elezione dei parlamentari entrati grazie al premio. “Ora presenteremo una nuova memoria alle giunte, che dovranno accogliere i nostri ricorsi” ha annunciato. “A mio parere – ha sostenuto il giurista -, il governo deve fare un decreto legge per introdurre un sistema per l’elezione di collegio al primo turno con premio su base nazionale al secondo turno. Il decreto deve essere convertito in 60 giorni: se lo sarà prima di eventuali elezioni, si voterà con questo sistema. Altrimenti con la legge di stampo proporzionale con sbarramento in entrata, che si configura dopo la sentenza della Consulta”.