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Filosofia: traduzione come prassi politica. ‘L’analisi laica’ di Sigmund Freud

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La nuova traduzione di La questione dell’analisi laica di Sigmund Freud (Mimesis Edizioni) si presenta come scientifica, etica e collettiva. Scientifica, poiché le scelte linguistiche dei traduttori – Antonello Sciacchitano e Davide Radice – sono guidate da due criteri: coerenza linguistica e fertilità teoretica. Etica, perché tenta di essere «giusta»: con Freud, restituendo l’autenticità del suo pensiero; con il lettore, cercando di condurlo non solo a Freud, ma in Freud. Il lettore deve essere messo in grado – secondo i traduttori – di «pensare il pensiero» di Freud, di muoversi in un Freud libero dall’opacità e dalle incomprensioni delle vecchie traduzioni-tradizioni. Collettiva, in quanto Sciacchitano e Radice si confrontano assiduamente con ipotesi traduttive diverse rispetto a quelle da loro praticate, pensiamo ai lavori di James Strachey, Cesare Musatti, Luis López-Ballesteros, José Luis Etcheverry, Stefano Franchini e Lucia Taddeo.

Oltre a essere scientifica, etica e collettiva, questa nuova traduzione di Die Frage der Laienanalyse ha due meriti ulteriori. In primo luogo, l’invito alla revisione pubblica della traduzione e del lavoro freudiano. La revisione pubblica aumenta il rigore e la verità della traduzione, permette il risveglio della dinamite psicanalitica. Dal punto di vista del metodo, questa proposta si inscrive in una prassi culturale elevabile a modello: si tratta di una pratica intellettuale democratica e fondata sul confronto. In secondo luogo, l’ulteriore merito della traduzione è la politicità, in quanto si inserisce in un lungo e controverso dibattito circa la specificità della psicanalisi e il suo rapporto con la medicina.

La critica alla tradizione-traduzione ufficiale è puntuale e rilevante. Il ricco apparato di commenti costituisce il campo di battaglia, un libro nel libro. Il problema di una cura psichica più empirica che scientifica emerge chiaramente, come anche lo statuto biopolitico di una psichiatria più fedele alle lobby farmaceutiche che al soggetto umano, ormai ridotto a paziente. Che un’opera culturale sia politica è meritevole: scopo della cultura è anche incidere la polis.

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