Sono tuttora oscuri gli effetti sulla salute umana e sull’ambiente del cosiddetto inquinamento elettromagnetico o elettrosmog, definito come quel particolare tipo di inquinamento causato dalle onde radio emesse dai campi elettromagnetici. Secondo alcuni studi scientifici, anche una debole esposizione a tali onde radio può provocare effetti biologici. Ad esempio il rallentamento della crescita dell’erba e di altri vegetali, la perdita dell’abilità di navigare dei piccioni o il calo della fertilità dei ratti. L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, che fa capo all’Organizzazione mondiale della Sanità, ha del resto classificato i campi elettromagnetici fra i fattori cancerogeni per l’uomo.

La legge applicabile, che è la quadro n. 36 del 22 febbraio 2001, distingue fra limiti di esposizione, valori di attenzione ed obiettivi di qualità. Il successivo decreto del presidente del consiglio dei ministri dell’8 luglio 2003 ha stabilito a quanto ammontano tali limiti, valori ed obiettivi. A riprova del carattere assolutamente incerto degli effetti prodotti dall’elettrosmog, la legge citata ha peraltro stabilito all’art. 4, lett. b, l’attuazione di “un programma pluriennale di ricerca epidemiologica e di cancerogenesi sperimentale, al fine di approfondire i rischi connessi all’esposizione a campi elettromagnetici a bassa e alta frequenza”.

In attesa che i rischi vengano approfonditi, l’inquinamento elettromagnetico continua, anzi aumenta, dato il proliferare di impianti atti a produrlo, in particolare le antenne per la telefonia mobile. Né pare granché consolatoria la previsione, alla lettera f dello stesso articolo della “realizzazione di accordi di programma con i gestori di elettrodotti ovvero con i proprietari degli stessi o delle reti di trasmissione o con coloro che ne abbiamo comunque la disponibilità nonché con gli esercenti di impianti per emittenza radiotelevisiva e telefonia mobile, al fine di promuovere tecnologie e tecniche di costruzione degli impianti che consentano di minimizzare le emissioni nell’ambiente e di tutelare il paesaggio”. Quanti e quali accordi di programma sono stati infatti conclusi?

Il successivo art. 8 prevede inoltre il conferimento alle Regioni di importanti compiti, relativi a “a) l’esercizio delle funzioni relative all’individuazione dei siti di trasmissione e degli impianti per telefonia mobile, degli impianti radioelettrici e degli impianti per radiodiffusione, ai sensi della legge 31 luglio 1997, n. 249, e nel rispetto del decreto di cui all’articolo 4, comma 2, lettera a), e dei principi stabiliti dal regolamento di cui all’articolo 5;
b) la definizione dei tracciati degli elettrodotti con tensione non superiore a 150 kV, con la previsione di fasce di rispetto secondo i parametri fissati ai sensi dell’articolo 4 e dell’obbligo di segnalarle;
c) le modalità per il rilascio delle autorizzazioni alla installazione degli impianti di cui al presente articolo, in conformità a criteri di semplificazione amministrativa, tenendo conto dei campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici preesistenti;
d) la realizzazione e la gestione, in coordinamento con il catasto nazionale di cui all’articolo 4, comma 1, lettera c), di un catasto delle sorgenti fisse dei campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici, al fine di rilevare i livelli dei campi stessi nel territorio regionale, con riferimento alle condizioni di’ esposizione della popolazione;
e) l’individuazione degli strumenti e delle azioni per il raggiungimento degli obiettivi di qualità di cui all’articolo 3, comma 1, lettera d), numero 1);
f) il concorso all’approfondimento delle conoscenze scientifiche relative agli effetti per la salute, in particolare quelli a lungo termine, derivanti dall’esposizione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici”.

Sono stati esercitate tali funzioni e come? C’è da dubitare che siano state esercitate in modo adeguato se è vero che il regolamento regionale vigente in materia è precedente alla legge-quadro citata e non prende per nulla in considerazione le antenne per la telefonia mobile. Il più recente (del 2009) Rapporto in materia redatto dall’Agenzia regionale per l’ambiente fa riferimento ad una legge che avrebbe dovuto essere approvata a breve ma di cui in realtà si sono perse le tracce.

In tale situazione di sostanziale inadempimento normativo continua come accennato il proliferare incontrollato di impianti suscettibili di produrre elettrosmog, in particolare i ripetitori di telefonia mobile. Da ultimo, ho avuto notizia di taluni che si stanno costruendo in zone residenziali ed agricole della nobile città di Fondi. Ma il fenomeno interessa varie parti della Regione Lazio e l’intero territorio nazionale.

Non sarebbe il caso di pronunciare, in nome del principio di precauzione, un’immediata moratoria alla costruzione di impianti di questo tipo? Nell’attesa che le istituzioni provvedano, i cittadini hanno il diritto e dovere di tutelarsi con la mobilitazione democratica a tutela della salute propria e dei loro figli e dell’ambiente.

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